Cinema, sport, musica e tanto altro
A poche ore dalla conferenza stampa di presentazione della 12esima edizione della Festa del Cinema di Roma, andata in scena lo scorso 10 ottobre nella cornice della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Viale Pietro De Coubertin, giungeva la notizia della conferma di Antonio Monda alla direzione artistica della kermesse capitolina anche per il triennio 2018-2020. Una news, questa, che ci ha fatto moltissimo piacere, in primis perché Monda è stato capace nelle due edizioni precedenti di fare quello che i suoi predecessori, nonostante le buone e nobili intenzioni, non erano per un motivo e per un altro riusciti a fare, ossia dare alla manifestazione un’identità precisa e soprattutto una continuità in termini di risultati. Fatto sta che, finalmente, ora che ci apprestiamo a vivere questo terzo capitolo del mandato mondaniano, non stiamo più qui a chiederci se questo evento di cinema a Roma meritasse oppure no di avere luogo. Un dilemma diventato anno dopo anno sempre più fastidioso, un po’ come quei tormentoni che non riesci a scrollarti di dosso. Ebbene, l’attuale e futuro direttore ha saputo mettere la parola fine a tutto ciò, scacciando quel pensiero petulante dalla mente dei tanti scettici, noi compresi. Di conseguenza, possiamo mettere da parte ancora una volta le sterili polemiche e gli inutili dibattiti del pre, così da concentrarci unicamente sul programma di questa edizione, che si terrà dal 26 ottobre al 5 novembre 2017 nell’ormai consueta location della struttura realizzata da Renzo Piano e in altre sale dislocate nella città (Cinema Trevi, Adimiral, My Cityplex Europa, Casa del Cinema e Maxxi).
Dalle parole si passa, dunque, ai fatti, in particolare alla line-up e alla descrizione dei tanti eventi che animeranno la undici giorni romana. Si parte ovviamente dai numeri, che nel caso della 12esima edizione della Festa recitano così: 39 film nella Selezione Ufficiale, 12 Incontri Ravvicinati, 4 eventi speciali e 4 preaperture (tra queste l’esordio alla regia dello scrittore Donato Carrisi, La ragazza nella nebbia), ai quali si vanno ad aggiungere una retrospettiva (“La scuola italiana”, curata da Mario Sesti, abbiamo quindi celebrato l’arte di coloro che hanno messo il proprio talento al servizio di registi di ogni parte del mondo: i grandi direttori della fotografia italiani, i costumisti, gli scenografi…) e i titoli delle sezioni Tutti ne parlano, Riflessi, Alice nella Città e Restauri & Omaggi (Dillinger è morto, Miseria e nobiltà e Sacco e Vanzetti).
Partenza d’obbligo per la Selezione Ufficiale, dove hanno trovato spazio pellicole di fiction e documentari provenienti da 31 Paesi diversi, dall’Argentina alla Svezia, dall’Indonesia alla Repubblica Domenicana, passando per Stati Uniti e Italia, quest’ultima rappresentata da un solo titolo battente bandiera tricolore, ossia Una questione privata. A firmarlo sono i fratelli Paolo e Vittorio Taviani che portano sul grande schermo la trasposizione dell’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1963, con Luca Marinelli nel ruolo di protagonista. Per incontrare altre produzioni nostrane dobbiamo, infatti, andare a pescare tra gli Eventi Speciali e nelle sezioni collaterali. Tra questi segnaliamo The Place, l’ultima fatica dietro la macchina da presa del regista di Perfetti sconosciuti, Paolo Genovese, al quale spetta il compito di chiudere la kermesse il 5 novembre, stesso giorno in cui la sezione Riflessi ospiterà l’anteprima dello zombie movie di Daniele Misischia prodotto dai Manetti Bros., In un giorno la fine.
Tornando alla Selezione Ufficiale, un filo rosso salta subito all’occhio, ossia la presenza nel cartellone generale di un cospicuo numero di opere che raccontano storie ambientate nel mondo dello sport e della musica. Da una parte lo sport, nello specifico il tennis, che è assoluto protagonista di film come Borg McEnroe di Janus Metz e del documentario Love Means Zero di Jason Kohn. Il primo è un ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella di Wimbledon 1980. Nel secondo, invece, Kohn dipinge quello del più famoso e vincente allenatore della storia del tennis, vale a dire Nick Bollettieri. L’opera racconta la storia di questo coach così celebrato e controverso, ed esplora il prezzo della sua irrefrenabile corsa verso la grandezza. Dalla racchetta si passa poi al pattinaggio artistico con I, Tonya di Craig Gillespie, ritratto della pattinatrice Tonya Harding, protagonista di uno dei più grandi scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. La celebre atleta finì sulle pagine dei quotidiani con l’accusa di essere responsabile dell’aggressione della rivale Nancy Kerrigan. Dal ghiaccio ci trasferiamo all’asfalto rovente dei circuiti di Formula 1 grazie al documentario di Daryl Goodrich, Ferrari: Race to Immortality che racconta la storia degli amori e delle perdite, i trionfi e le tragedie dei più coraggiosi piloti Ferrari in un’epoca in cui, durante la settimana, era tutto una Dolce Vita, mentre nel weekend un lancio di moneta era sufficiente per stabilire chi dovesse vivere o morire. E infine, una delle opere più attese di questa edizione, quello Stronger con cui il regista statunitense David Gordon Green porta al cinema la storia vera di Jeff Bauman (nei suoi panni un Jake Gyllenhaal da Oscar, alle prese con un vero e proprio tour de force attoriale), un uomo comune la cui vicenda ha appassionato il mondo intero e lo ha reso un simbolo di speranza dopo l’attentato del 2013 durante la maratona di Boston.
Il mondo della musica e le vicende di alcuni suoi illustri esponenti rivivono in un’altra manciata di film molto attesi, a cominciare dal lungometraggio di finzione di Barbara Albert che risponde al titolo Mademoiselle Paradis, dramma in costume ambientato nella Vienna del 1777, che ha come protagonista la pianista non vedente dotata di un talento straordinario di nome Maria Theresia “Resi” Paradis. Dal ventre materno del cinema del reale nascono, invece, i due documentari dedicati a Maria Callas (Maria By Callas: In Her Own Words) e a Bob Dylan (Trouble No More), rispettivamente di Tom Volf e Jennifer Lebeau.
La Selezione Ufficiale ha, però, tutta un’altra serie di importanti cartucce da sparare e che aumentano in maniera esponenziale il peso specifico della line-up. Oltre ai già citati Stronger e Borg McEnroe, nella rosa figurano anche Detroit di Kathryn Bigelow, ispirato alle sanguinose rivolte che sconvolsero nel 1967 le strade della città dello Stato del Michigan; Logan Lucky, la commedia ricca di colpi di scena e umorismo graffiante firmata da Steven Soderbergh e interpretata da un cast stellare capitanato da Channing Tatum; l’emozionante road movie diretto da Richard Linklater, Last Flag Flying; la nuova black-white-comedy della pluri-premiata ditta Toledano-Nakache, C’est la vie!; il western classico di fordiana memoria Hostiles di Scott Cooper, scelto come film di apertura; l’outsider indipendente Mudbound di Dee Rees; e la dramedy di Marc Webb con Kate Beckinsale e Jeff Bridges, The Only Living Boy in New York.
E non sono da meno i film che vanno a comporre la mini sezione battezzata Tutti ne parlano, uno spazio dedicato ad alcuni titoli che arrivano alla Festa del Cinema dopo un sorprendente esordio internazionale. Qui, nella passata edizione, la platea romana aveva avuto la possibilità di recuperare tre straordinarie pellicole presentate qualche mese prima in quel di Cannes come lo zombie movie sudcoreano Train to Busan di Yeon Sang-ho, il western contemporaneo di David Mackenzie Hell or High Water e l’incantevole animazione di Michael Dudok de Wit de La tartaruga rossa. Dalla kermesse francese, quest’anno, Monda va a pescare lo sport-drama sulla storia vera del giovane pugile britannico Billy Moore A Prayer Before Dawn di Jean-Stéphane Sauvaire, mentre dal concorso dell’ultima Berlinale si è portato a casa il nuovo film di Sally Potter, The Party.
Accanto alla Festa, come sezione autonoma e parallela, troveremo il cartellone di Alice nella città che organizzerà, secondo un proprio regolamento, una rassegna di film per ragazzi, che siamo sicuri regalerà al pubblico piacevoli sorprese. Basta dare un’occhiata al programma e scorgere titoli come Please Stand By di Ben Lewin, The Breadwinner di Nora Twomey, Mazinga Z Infinity di Junji Shimizu o My Friend Dahmer di Marc Meyers, per capirne la portata e il potenziale.
Ma la Festa disegnata da Monda non è solo grande cinema, ma anche grandi incontri. Nasce così la sezione Incontri Ravvicinati, che ospiteranno nomi importanti delle diverse arti, dello spettacolo, della cultura e dello sport, a cominciare da David Lynch, al quale andrà il premio alla carriera 2017. Oltre a lui, i 1300 mq del red carpet allestito nel viale che conduce alla Cavea dell’Auditorium vedranno sfilare quest’anno personalità del calibro di Nanni Moretti, Xavier Dolan, Jake Gyllenhaal, Ian McKellen, Chuck Palahniuk, Vanessa Redgrave e Christoph Waltz.
Insomma, ciò che ci aspetta è una undici giorni che speriamo regali alla piazza capitolina e agli addetti ai lavori presenti – noi compresi – nuove conferme e tante piacevoli sorprese. Sulla carta, come abbiamo avuto modo di illustrare, il palinsesto ha tutte le carte in regola per confermare le buone premesse. Ma solo il 6 novembre, quando il sipario sarà definitivamente calato sulla 12esima edizione, allora e solo allora potremo dire se il bilancio finale avrà dato ragione oppure no ad Antonio Monda e al suo nutrito staff.
Francesco Del Grosso
Riepilogo recensioni per sezione della 12esima edizione della Festa del Cinema di Roma
Selezione Ufficiale
Hostiles di Scott Cooper
Detroit di Kathryn Bigelow
Una questione privata di Paolo e Vittorio Taviani
Cabros de mierda di Gonzalo Justiniano
Stronger di David Gordon Green
Tout nous sépare di Thierry Klifa
Last Flag Flying di Richard Linklater
Abracadabra di Pablo Berger
In Blue di Jaap van Heusden
Prendre le large di Gaël Morel
Ferrari: Race to Immortality di Daryl Goodrich
Mon garçon di Christian Carion
Who We Are Now di Matthew Newton
The Hungry di Bornila Chatterjee
The Movie of My Life di Selton Mello
Valley of Shadows di Jonas Matzow Gulbrandsen
C’est la vie! di Éric Tolédano e Olivier Nakache
Love Means Zero di Jason Kohn
I, Tonya di Craig Gillespie
Logan Lucky di Steven Soderbergh
The Only Living Boy in New York di Marc Webb
Life and Nothing More di Antonio Méndez Esparza
Birds Without Names di Kazuya Shiraishi
Trouble No More di Jennifer Lebeau
Borg McEnroe di Janus Metz
And Then There Was Light di Tatsushi Ōmori
Cuernavaca di Alejandro Andrade
Tormentero di Rubén Imaz
Mademoiselle Paradis di Barbara Albert
Mudbound di Dee Rees
Maria by Callas: In Her Own Words di Tom Volf
Alice nella Città
Metti una notte di Cosimo Messeri
Mazinga Z Infinity di Junji Shimizu
The Changeover di Miranda Harcourt e Stuart McKenzie
Saturday Church di Damon Cardasis
Addio fottuti musi verdi di Francesco Ebbasta (Francesco Capaldo)
The Breadwinner di Nora Towmey
Pipì, Pupù e Rosmarina in Il Mistero delle note perdute di Enzo D’Alò
Tomorrow and Thereafter di Noémie Lvovsky
Wonder di Stephen Chbosky
Si muore tutti democristiani de Il Terzo Segreto di Satira
Freak Show di Trudie Styler
Blue My Mind di Lisa Brühlmann
Pre-Aperture
Terapia di coppia per amanti di Alessio Maria Federici
La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi
Tutti ne parlano
The Party di Sally Potter
Promised Land di Eugene Jarecki
Hostages di Rezo Gigineishvili
A Prayer Before Dawn di Jean-Stéphane Sauvaire
Insyriated di Philippe Van Leeuw
Eventi Speciali
Spielberg di Susan Lacy
The Place di Paolo Genovese
Riflessi
In un giorno la fine di Daniele Misischia
Risonanze
La Macchina Umana di Adelmo Togliani e Simone Siragusano