Gli imprevisti della vita
Il grande pubblico ha conosciuto la coppia registica Éric Tolédano & Olivier Nakache (anche sceneggiatori) con Quasi amici e innegabilmente quell’opera, così ben riuscita, ha creato delle aspettative sulle successive. C’est la vie – Prendila come viene non le ha deluse per nulla, regalando quel tipo di leggerezza e profondità appannaggio di (certi) autori francesi. Tutto ha inizio ai piedi della Tour Eiffel e subito con la giusta dose di ironia: nell’incipit assistiamo, infatti, all’incontro tra due futuri sposi e il wedding planner Max (Jean-Pierre Bacri). All’“assurdità” di alcune richieste dei primi, l’uomo risponde con un cinismo sulfureo che quasi ricorda i personaggi di Yasmina Reza. Il clou, però, riguarda un matrimonio a cui “partecipiamo” come invitati e ancor più nel dietro le quinte. Pierre (Benjamin Lavernhe della Comédie Française) ed Héléna (Judith Chemla) hanno deciso di sposarsi in un magnifico castello poco fuori Parigi. Alle 2:21 pm l’organizzazione della festa entra concretamente nel vivo, con l’assegnazione dei compiti – ed annesso gioco delle parti – e le prime sorprese. Gilles Lellouche nei panni di James comincia a dar sfoggio di sé insieme alla band, anche durante le prove è come se indossasse una maschera per dar via allo spettacolo.
Passo dopo passo si avvicina il vero e proprio andare in scena perché gli invitati stanno per arrivare e i costumi, in linea col tempo, vanno indossati. Ottimo e raffinato è tutto il gioco di scrittura, ben cavalcato da ogni singolo interprete (riconoscerete, tra gli altri, Jean-Paul Rouve o Suzanne Clément, volto presente nelle opere di Xavier Dolan), grazie a cui prende corpo tutta la potenzialità di questa commedia brillante, dove non mancano momenti di riflessione e lirismo. Una nota di merito specifica va fatta sui molteplici sensi di una parola e i fraintendimenti annessi (drizzate le orecchie quando sentirete parlare di «flûte» ad esempio) su cui da bravi francesi “jouent”, con Julien (Vincent Macaigne) che rilancia sempre la palla. A ciò si aggiungono le frecciate sul mutamento dei tempi, chi riesce a star al passo (l’apprendista) e chi patisce le conseguenze della tecnologia (fotografo).
C’è una parola ricorrente quasi a mo’ di leitmotiv che, a conti fatti, ci è apparsa la cifra del film, suggerendo sottilmente una chiave per la vita. Ci riferiamo a «inventiva». Se all’inizio i promessi sposi rimproverano Max di non averne, cammin facendo scopriremo come ce ne sia eccome (in che modalità ve lo lasciamo gustare) e, traslandolo ai nostri Tolédano e Nakache, ne hanno da vendere. Mai titolo di film più idoneo ed è onestamente più “impervio” trovarne un altro (va detto che in originale è Le sense de la fête). C’est la vie vuole mostrare il microcosmo di amori, amicizie, solitudini, voglia di apparire e di divertirsi, il tutto mediante la lente di ingrandimento della preparazione delle nozze, uno dei momenti dell’esistenza considerati fondamentali.
Dopo esser stato presentato in selezione ufficiale alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, C’est la vie sarà distribuito nelle nostre sale da Videa – CDE a partire dal 30 novembre.
Maria Lucia Tangorra