Premonizioni
Tra le pellicole che maggiormente avevano attirato la nostra attenzione, quando lo scorso 6 ottobre i direttori artistici di Alice nella Città avevano comunicato la line-up della 15esima edizione della sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema di Roma 2017, c’era The Changeover. Sulla carta, infatti, l’opera seconda di Miranda Harcourt e Stuart McKenzie aveva dalla sua parte una serie di ingredienti che rendevano la ricetta molto appetibile, a cominciare dalla matrice letteraria della quale il film è l’adattamento per il grande schermo, ossia il best-seller omonimo di Margaret Mahy, vincitore della prestigiosa Carnegie Medal. La visione del trailer poi non ha fatto altro che ingolosire ancora di più i potenziali spettatori, compresi quelli della kermesse capitolina.
The Changeover racconta la storia di una sedicenne di nome Laura Chant che vive con la madre e il fratellino di quattro anni, Jacko, in un quartiere popolare ai margini della città terremotata di Christchurch, in Nuova Zelanda. Quando viene coinvolta in una battaglia soprannaturale con uno spirito antico, che attacca Jacko e lentamente succhia la sua linfa vitale ringiovanendo, la ragazza scopre la sua vera identità e l’abilità soprannaturale dentro di lei, che dovrà imparare a controllare per salvare la vita di suo fratello.
Coloro che si erano confrontati con il romanzo della compianta scrittrice neozelandese sapevano già a quale filone letterario quelle pagine appartenessero, ma soprattutto a quale combinazione di generi l’autrice avesse dato origine capitolo dopo capitolo. Risultava, in effetti, abbastanza semplice individuare il target di riferimento, ma soprattutto la combinazione in questione. Il libro di “The Changeover” si era andato a collocare nell’ormai ricchissimo filone della letteratura pseudo fantascientifica per adolescenti, che nell’ultimo decennio ha visto un’impennata sostanziale per quanto riguarda il numero di pubblicazioni e di conseguenza di pellicole da esse derivate. Il successo ottenuto dal romanzo lasciava, dunque, ben sperare circa la riuscita dell’adattamento, ma come vedremo non è andata esattamente secondo i piani. La coppia Harcourt e McKenzie non ha saputo esprimere al massimo il potenziale intrinseco del romanzo, di conseguenza alla loro versione è toccato lo stesso identico destino di altre operazioni analoghe che negli ultimi anni non hanno soddisfatto i fruitori: da Divergent a Percy Jackson, da The Giver a Maze Runner, passando per Shadowhunters. A conti fatti, ciò che è approdato sullo schermo è un film imperfetto che prova, senza riuscirci, a mescolare thriller soprannaturale con suggestioni horror e teen drama.
Insomma, quella della coppia neozelandese è come si suol dire una montagna che ha partorito un topolino. Una montagna, questa, che si tiene in piedi grazie alla confezione, con una regia eclettica e un montaggio degno di nota.
Francesco Del Grosso