La finestra sul conflitto
In questi ultimi anni la Settima Arte ci ha regalato storie di grande impatto sociale, politico, ma soprattutto film dove a emergere è l’elemento umano. Spesso quando si usa quel termine ci si rivolge al lato buono, positivo, dolce del nostro stare al mondo, ma molto spesso ci si dimentica che l’umanità negli anni ha commesso ogni genere di atrocità che nel tempo vengono dimenticate. L’esempio lampante del vuoto fisiologico che di viene a formare riguarda la Siria, uno Stato dimenticato per diverse ragioni che una recensione di un film difficilmente può affrontare in maniera appropriata. C’è pero un regista, Philippe Van Leeuw, che con Insyriated è riuscito a creare un quadro completo e autentico su cosa sta realmente succedendo nel Paese. Non è necessario l’uso di dati, numeri, interviste, immagini di repertorio per offrire un’informazione credibile come il buon giornalismo per altro fa grazie a degli ottimi reporter che rischiano la vita pur di dare luce a dei fatti ignobili che altrimenti non sarebbero appresi dall’opinione pubblica globale. All’autore sono bastate quattro mura di casa e dei personaggi creati ad hoc per l’occasione. Vi starete chiedendo: ma se è un film che descrive il conflitto siriano, dove sta la guerra se l’intero racconto è girato in un palazzo?
Di per sé non è facile, soprattutto se si deve fare i conti con i costi di produzione (non siamo di fronte a un blockbuster di Michael Bay con alte dosi di esplosioni). Ma il regista, che ha già riportato un altro frammento di storia moderna in Le jour où Dieu est parti en voyage, un film che illustra il genocidio avvenuto in Rwanda, con i mezzi a sua disposizione è riuscito a compiere un atto di denuncia straordinario mostrando l’ordinario di una famiglia immersa in un inferno a cielo aperto. Oum Yazan è una donna costretta a difendere la porta di casa da eventi esterni, che possono essere bombardamenti, colpi di arma da fuoco o le razzie quotidiane. L’appartamento dove vive è infatti abbandonata da tempo a causa delle continue ripercussioni del conflitto a Damasco. Nonostante questo, lei non demorde. Il marito, che si trova fuori città, le ha fatto promettere di rimanere in casa fino al suo arrivo. Oum, in attesa di nuove disposizioni, attende con l’intera famiglia che qualcosa in questo paese ormai in declino cambi. L’unico sbocco verso la realtà è la finestra situata nel soggiorno, dove gli spari dei cecchini emergono come i veri protagonisti dello spettacolo che ruota attorno alle loro fragili vite. La donna deve comunque andare avanti e credere che tutto questo non esista. Del resto più che un desiderio, per lei è un obbligo morale, perché sulle sue spalle ci sono i figli e un padre in età avanzata da gestire. In più il nucleo negli ultimi tempi è andato oltre il legame di sangue, accogliendo due giovani amanti che, insieme al proprio piccolo appena nato, vogliono andarsene da lì verso la salvezza chiamata Europa.
Questo è Insyriated, un’opera claustrofobica che descrive una popolazione in bilico e che si basa non solo sulla visione, bensì sulla percezione di ogni suono e rumore. Ogni istante può essere l’ultimo, soprattutto quando il fruscio degli areoplani e delle bombe si avvicina gradualmente alla zona nella quale i protagonisti vivono la loro “routine”. Ci provano con difficoltà, perché la paura è dietro quella porta fissata da pezzi di legno per impedire che qualcuno possa in qualche modo forzarla. L’orrore in questo film muta e si presenta in diverse forme. A volte si può solo sentire; in alcune fasi si accompagna con la vista, osservando dalla finestra che si affaccia sulla città martoriata dalla guerra; nell’ultima parte, ha invece il volto dell’uomo, che con violenza mette in seria crisi l’unico luogo pacifico presente in quell’area. Philippe Van Leeuw riesce con pochi strumenti a mostrare un mondo emarginato e assente, un mondo che non desta alcun interesse al di fuori del territorio siriano, e che non riesce a incidere nonostante le gravi infrazioni che ogni giorno influiscono sulla vita di un popolo intero.
Riccardo Lo Re