I Campi Elisi della Formula Uno
Riferendosi ad altro genere di “sacrificio”, Guccini cantava un tempo “gli eroi son tutti giovani e belli”. Simili pensieri potrebbero tranquillamente contagiare gli spettatori di Ferrari: Race to Immortality, appassionante documentario la cui première europea ha avuto luogo proprio alla Festa del Cinema di Roma, il 29 ottobre, e che uscirà poi in DVD e Blu-ray il 6 dicembre 2017 con la Universal Pictures Home Entertainment Italia. E dai noi il titolo sarà quindi Ferrari: un mito immortale. Il Mito rende bene l’idea. Poiché è di moderni Eroi che si parla. Ed i loro atti di eroismo si sono compiuti sui circuiti di Formula Uno o di altre competizioni automobilistiche in un’epoca (gli anni ’50) durante la quale gli incidenti accadevano con una frequenza impressionante e con esiti catastrofici, coinvolgendo i piloti e talvolta anche il pubblico.
Mentre si assiste al documentario, realizzato attingendo con mestiere a un materiale d’archivio sicuramente vasto, possono tornare in mente anche gli assi dell’aviazione saliti agli onori delle cronache e poi drammaticamente scomparsi in battaglia, nel corso della Prima Guerra Mondiale. Similmente quelle che andavano ad affermarsi in pista erano brevi e gloriose parabole sportive, destinate poi a chiudersi tragicamente, all’improvviso. Così come accadde a diversi piloti della scuderia capitanata con spregiudicatezza e un fondo di cinismo da Enzo Ferrari, altro personaggio “bigger than life”. Tra campioni deceduti in gara (l’italiano Luigi Musso, il britannico Peter Collins), durante un test (Eugenio Castellotti), nella celebre Mille Miglia (l’aristocratico spagnolo Alfonso de Portago) o in circostanze persino più strazianti, come nel caso dell’ex Campione del Mondo ormai ritiratosi dalle gare e con gravi problemi di salute, Mike Hawthorn, che perì in un controverso incidente stradale, Ferrari: Race to Immortality assume sin dall’inizio i connotati di un lungo elogio funebre. Con la solennità delle musiche e il tono così partecipe delle interviste, concesse più di recente da vedove ed ex fidanzate degli automobilisti scomparsi, a scandirne l’epicità. Il fascino dei personaggi di cui viene narrata la storia, così diversi tra loro ma accomunati da uno stesso destino, è infatti fuori discussione.
Se il 2017 non è stato certo l’anno della Ferrari per quanto concerne il campionato di Formula Uno, si può dire sia destinato a diventarlo almeno sul grande schermo: rispetto però al recentissimo Ferrari 312B di Andrea Marini, documentario dalla costruzione senz’altro più articolata, brillante, Ferrari: Race to Immortality si pone su un binario espressivo maggiormente tradizionale, da cui si dipana in compenso una narrazione dei fatti tesa, coinvolgente, capace inoltre di assolvere dignitosamente alla funzione mitopoietica di tale opera.
Stefano Coccia