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La truffa dei Logan

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VOTO: 8

Benvenuti, nuovi Ocean’s!

Uno dei titoli maggiormente attesi durante la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma – insieme a Detroit di Kathryn Bigelow ed a Last Flag Flying di Richard Linklater – era indubbiamente Logan Lucky (nella versione per le sale italiane La truffa dei Logan), ultima fatica dell’acclamato cineasta statunitense Steven Soderbergh, che alla Festa del Cinema può dirsi quasi di casa (solo nel 2014, infatti, era stata proiettata in anteprima la serie televisiva da lui diretta, The Knick). Inutile dire che le aspettative, anche in questo caso, sono state ampiamente soddisfatte. Quello che ci è stato presentato, infatti, è un prodotto frizzante e ben riuscito che, pur riprendendo per stile e tematiche la fortunata saga di Ocean’s, si è rivelato comunque un lungometraggio dotato di una propria, marcata identità, di grande personalità e carisma, perfettamente in linea con il resto della filmografia del regista. Vediamo, nello specifico, di cosa si tratta.
La storia raccontataci è quella di due fratelli: Jimmy e Clyde Logan. Il primo è separato, ha una figlioletta che adora ed è appena stato licenziato, mentre il secondo, in seguito alla perdita di un braccio durante una missione in Iraq, gestisce un bar. Al fine di risollevare le proprie sorti economiche, i due progettano una rapina alla Charlotte Motor Speedway, durante una corsa di auto, e, al fine di realizzare ciò, radunano un gruppo di vecchi amici (uno di loro viene addirittura aiutato ad evadere, per un solo giorno, dal carcere). Il piano sembra perfetto, gli imprevisti, tuttavia, sono sempre dietro l’angolo.
Basterebbe solo una sommaria lettura della sinossi per essere catturati fin da subito da questo ultimo lavoro di Soderbergh. Ed il bello è che, una volta entrati nel vivo della vicenda, il tutto si rivela come inizialmente auspicato: una singolare storia di una banda sgangherata ma, a suo modo, affiatata, ricca di colpi di scena, dai ritmi giusti e, soprattutto, con riuscite gag e momenti di pura ilarità. Merito di uno script inattaccabile? Indubbiamente. Eppure, come è ovvio, anche la regia – unita ad un montaggio (realizzato, come di consueto, dallo stesso Soderbergh) ed alle musiche giuste – fa sì che il prodotto non viva neanche un minuto di stanca, ma che, al contrario, veda al suo interno un vero e proprio crescendo. Particolarmente riusciti, ad esempio, la scena in cui i carcerati chiedono, in cambio del rilascio di tre guardie tenute come ostaggi, gli ultimi capitoli della saga letteraria “Il Trono di Spade” o il momento in cui, durante la rapina, il braccio finto di Clyde viene risucchiato da un bocchettone per l’aria. Lo stesso Soderbergh, come si può facilmente immaginare, pare si sia divertito non poco nella realizzazione di questo suo ottimo progetto e, per l’occasione, non ha esitato nemmeno ad auto-citarsi, quando in televisione si parla della rapina chiamando la banda “Ocean’s Seven-Eleven” (dal nome della nota catena di supermercati).
Un cast stellare e ben affiatato – capeggiato da Channing Tatum e da Adam Driver nel ruolo dei fratelli Logan, insieme a Daniel Craig, Hilary Swank e Seth MacFarlane – si dimostra, inoltre, perfettamente a proprio agio nel progetto, dando vita a personaggi che potrebbero facilmente, in breve tempo, entrare a far parte dell’immaginario collettivo.
Che cos’è, dunque, questo ultimo lavoro di Steven Soderbergh? A pensarci bene, lo si potrebbe quasi definire una vera e propria corsa sulle montagne russe, dove raramente si riesce a tirare il fiato (salvo alcuni momenti di “pausa”, come quando la figlia di Jimmy canta una canzone dedicata al padre durante un concorso scolastico), ma che, al suo termine, fa sì che ci si senta pienamente soddisfatti e carichi di adrenalina. Una visione che dura quasi due ore, ma che va giù come un bicchiere d’acqua fresca. Un’esperienza consigliata a grandi e piccini. A chi lo vedrà, buon divertimento!

Marina Pavido

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