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Maria By Callas

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VOTO: 7

Oltre la “maschera” della diva

«Mi piace pensare che vadano di pari passo: Maria e Callas». Questa è una delle frasi, pronunciate dalla stessa artista, che più resta impresse di Maria by Callas di Tom Volf. Come recita lo stesso titolo, è la Callas a raccontarsi, anzi giocando con le sue parole, in primis Maria, la donna, ancor prima che l’artista. Non è semplice realizzare documentari di montaggio rendendo il tutto fluido e coinvolgente, ma il cineasta statunitense è abile nel creare un fil rouge in cui i video si intersecano costruendo un tappeto emotivo che restituisce alla platea di turno ciò che questa Signora del Teatro ha provato sulla sua pelle.
Tra le chicche che quasi subito ci regala troviamo un super 8 di una Madame Butterfly, allestita a Chicago negli anni sessanta. Passo dopo passo si entra in punta di piedi nell’esistenza di questa “prima donna” e ancor più con gli occhi di oggi, si nutre quasi nostalgia verso un mondo che realisticamente non c’è, con innegabilmente un misto di luccichii e ombre. Negli anni della Callas esistevano ancora le dive e lei ha ricevuto questo appellativo a pieno diritto, sopportando l’onore, ma anche il peso che tutto ciò che comportava. Dai silenzi, dalle pause prese prima di rispondere all’intervistatore, si intuisce quale mondo abbia Maria Callas dentro di sé e il desiderio di proteggerlo, almeno fino al punto in cui è lei a decidere di lasciarsi andare.
Senza dubbio uno dei passaggi più toccanti riguarda la sfera amorosa, come lei tratteggia l’amore per Onassis, le ferite annesse, confessando la propria fragilità. A far da contrappunto ci pensa la Callas che intona “Casta Diva” o sotto i flash dei fotografi d’assalto. Pasolini, facendola debuttare al cinema in Medea, era riuscito a riscattarla dal viale del tramonto sopraggiunto troppo presto.
Ci sono dei momenti in cui si avverte la percezione che un documentario così possa attrarre in particolare gli estimatori dell’artista e del mondo della lirica; altri in cui l’impatto umano è forte e va oltre quest’idea. Ci piace ricordare queste parole del sarto teatrale Umberto Tirelli, che tanto le era affezionato «La guardavo e ricordai ciò che, un giorno, mi aveva detto Balthus: “Ci sono personaggi che è meglio vengano fermati prima che la banalità della vita li coinvolga”. “La morte ha preservato Maria Callas da un più palese e scrutato declino. L’ avremmo vista vecchia, grassa. La morte non ha imbrattato di mediocrità e di malinconie il suo mito, non l’ha fatta entrare nella volgarità della vita».Volf conferisce umanità al mito facendola parlare. Il resto è silenzio.
Visto alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Maria by Callas sarà distribuito nei nostri cinema da Lucky Red.

Maria Lucia Tangorra

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