In attesa di conferme
Prima di addentrarci in qualsivoglia riflessione sulla Festa del Cinema di Roma versione 2023 sarebbe bene tenere presente un fattore determinante: a livello cinematografico il festival della Capitale rappresenta, al momento, un evento di seconda – se non terza – fascia. Le produzioni di opere di maggior richiamo scelgono Cannes, Venezia, Berlino, persino Toronto per il lancio dei propri film. E le difficoltà che scaturiscono da tale situazione risultano palesi, soprattutto osservando con una certa attenzione il palinsesto di questa nuova edizione prossima all’inizio.
Ciò premesso, a quanti auspicano un salto di qualità al momento pressoché impossibile da pronosticare, la direttrice artistica Paola Malanga ed il suo staff hanno invece cercato meritoriamente di proseguire sul sentiero tracciato lo scorso anno. Molte sezioni per cercare di accontentare ogni gusto.
Un Concorso composto in maggioranza da nomi di bella prospettiva; una sezione (Freestyle) dove allocare opere a carattere maggiormente sperimentale e le altre (Grand Public e Best Of 2023) dedicate all’attenzione del pubblico pagante, appassionato cinefilo ma anche spettatore comune. Sulla carta una “ricetta” estremamente funzionale; la quale però deve obbligatoriamente fare i conti con le problematiche di cui sopra.
Nel Concorso Progressive Cinema – del quale si può lamentare l’assenza di opere di differenti continenti – spicca se non altro la presenza femminile, come nella scorsa edizione. Registe donne, talvolta alla loro opera prima, dovrebbero se non altro attirare un certo interesse. Come nel caso del film d’apertura, C’è ancora domani, esordio dietro la macchina da presa dell’ottima Paola Cortellesi in un lungometraggio ambientato nella Roma dell’immediato dopoguerra che sembrerebbe molto attento ad una descrizione sociale dell’epoca, in perfetto stile neorealista. Nel capitolo “donne al comando” – tralasciando la veterana Isabel Coixet, peraltro non sempre garanzia di buoni film – appaiono meritevoli di segnalazione anche Black Box della regista tedesca di origine turca Asli Özge, ritratto delle paranoie contemporanee e Mi fanno male i capelli, sofisticato omaggio al cinema di Monica Vitti (e Michelangelo Antonioni) firmato da Roberta Torre. Per chiudere con Pedágio, dramma venato d’ironia realizzato dalla regista brasiliana Carolina Markowicz.
Altri titoli da annotare sul metaforico taccuino: Un silence del mai banale Joachim Lafosse con il grande Daniel Auteuil; Sweet Sue, opera d’esordio del figlio d’arte Leo Leigh sulla gloriosa scia di papà Mike e Death is a Problem for the Living del finlandese Teemu Nikki, commedia caustica e noir sulle (inevitabili) tracce del cinema di Aki Kaurismaki. Segnalati e tutto il resto alla decisiva prova della visione.
Scommesse aperte sulla qualità delle opere presenti nella sezione Freestyle, divisa tra Film e Arts. In attesa di ottime scoperte ci intrigano, sulla carta, Gli immortali di Anne-Riitta Ciccone (il cui cinema è molto apprezzato in redazione…), À la recherche di Giulio Base con la rediviva Anne Parillaud e Mother, Couch opera prima di Niclas Larsson dal sapore beffardo e paradossale. Con un gran cast capitanato da Ewan McGregor.
Per la sezione Grand Public impossibile non sottolineare l’attesa per Il ragazzo e l’airone, ultima fatica del nume dell’animazione Hayao Miyazaki; mentre accendono la curiosità Dream Scenario di Kristoffer Borgli, con un Nicholas Cage sempre più intenzionato a destrutturare la propria immagine divistica, Gonzo Girl esordio alla regia di Patricia Arquette e Volare, altra opera prima stavolta della nostra Margherita Buy.
In Best Of 2023 spiccano alcuni lungometraggi reduci dai fasti cannensi dell’ultima edizione. Su tutti The Zone of Interest di Jonathan Glazer, Gran Premio della Giuria e uno dei film più importanti della stagione; poi la Palma d’Oro Anatomia di una caduta di Justine Triet (di prossima uscita in sala) e La passion de Dodin Bouffant di Trân Anh Hùng, premio alla regia.
Come di consueto, poi, opere di sicuro apprezzamento arriveranno dalla sezione autonoma Alice nella Città, autentico serbatoio di gradite visioni per cinefili e non.
Attendiamo dunque la prova dei fatti, augurando a tutti buone proiezioni. Nei limiti del possibile di una kermesse purtroppo zavorrata in partenza.
Daniele De Angelis
Riepilogo recensioni per sezione dalla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma
Concorso Progressive Cinema
C’è ancora domani di Paola Cortellesi
Mi fanno male i capelli di Roberta Torre
Fremont di Babak Jalali
Holiday di Edoardo Gabbriellini
Blaga’s Lessons di Stephan Komandarev
Un silence di Joachim Lafosse
The Monk and the Gun di Pawo Choyning Dorji
Un amor di Isabel Coixet
Pedágio di Carolina Markowicz
La erección de Toribio Bardelli di Adriàn Saba
The Hypnosis di Ernst De Geer
Freestyle
À la recherche di Giulio Base
Gli immortali di Anne-Riitte Ciccone
Troppo azzurro di Filippo Barbagallo
Grand Public
Nuovo Olimpo di Ferzan Ozpetek
Diabolik chi sei? dei Manetti Bros.
Dream Scenario di Kristoffer Borgli
Gonzo Girl di Patricia Arquette
Jules di Marc Turtletaub
Cento domeniche di Antonio Albanese
Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki
Saltburn di Emerald Fennell
Te l’avevo detto di Ginevra Elkann
E la festa continua! di Robert Guédiguian
Best of 2023
Anatomia di una caduta di Justine Triet
The Zone of Interest di Jonathan Glazer
Past Lives di Celine Song
La passion de Dodin Bouffant di Trân Anh Hùng
La chimera di Alice Rohrwacher
Eureka di Lisandro Alonso
Special Screenings
Io, noi e Gaber di Riccardo Milani
Kripton di Francesco Munzi
Quel maledetto film su Virzì di Stefano Petti
Alice nella città
The Cage – Nella gabbia di Massimiliano Zanin
A mosca cieca di Mino Capuano (corto)
Bangarang di Giulio Mastromauro
Rivière di Higues Hariche
How to Have Sex di Molly Manning Walker
Storia del Cinema
Il ritorno di Maciste di Maurizio Sciarra
Divisione Folgore di Duilio Coletti