Dalla Scandinavia con follia
Arriva dai paesi scandinavi uno dei film più curiosi ed interessanti della 18ma edizione della Festa del Cinema di Roma, vincitore anche del premio per il Miglior Attore Protagonista a Herbert Nordrum; The Hypnosis (Hypnosen), opera prima del direttore della fotografia svedese Ernst De Geer.
Ad uno sguardo poco attento, potrebbe sembrare il classico film sull’ipnotismo; ma è questo solo il pretesto per un viaggio nell’anima e nei condizionamenti che l’uomo (e la donna) sono costretti ad affrontare, tra psicologia, commedia e nonsense. Vera ed Andrè, compagni nella vita e nel lavoro, si preparano per presentare la loro start up Epione a Shake Up, che sceglierà i progetti più promettenti da illustrare a potenziali investitori. Epione, dalla mitologia greca, è la moglie di Asclepio e divinità della medicina; il suo nome significa “colei che allevia il dolore”, ed è esattamente lo scopo dell’app ideata da Vera ed Andrè, che si concentra sulla salute della donna e del suo apparato riproduttivo, ed è mirata specialmente ai Paesi in via di Sviluppo. Per presentarla, Vera ha preparato un pezzo di teatro/stand up accattivante; nel tandem lavorativo, spetterà poi al compagno descrivere in concreto i benefici del loro progetto. Prima di partire per il fine settimana di ritiro con Shake Up e gli altri creatori di start up, però, Vera decide di rivolgersi ad una psicoterapeuta per curarsi il vizio del fumo con l’ipnosi. Da quel momento, inizierà a comportarsi in modo strano, mettendo a rischio sia le future opportunità lavorative che il rapporto con Andrè.
Sottintesa per tutta la durata del film, la seduta di ipnosi di Vera è la causa scatenante di una sorta di gioco al massacro della coppia portato fino all’estremo ed al punto di rottura della stessa; Andrè, concreto e pronto al compromesso, si scontra con la nuova personalità libera e ribelle di Vera, i cui comportamenti lo mettono seriamente in imbarazzo davanti al gruppo. Quello che inizialmente attrae gli ospiti, la sua spontaneità, la fantasia e l’anticonformismo, portato al limite crea il gelo e la isola da tutti, allontanando finanche il carrierista Andrè. Fino a che punto siamo liberi di essere veramente noi stessi? È la domanda che si pone – e ci pone – De Geer con questa commedia grottesca ed irriverente. In un mondo dove le regole ed il conformismo imperano e dettano legge, dove i tabù e le convenzioni sociali sono alla base del comportamento del singolo, dove l’identità sembra scomparire lentamente a favore del ‘gregge’, un film come Hypnosen scardina le certezze convenzionali a favore della libertà di espressione del singolo, e lo fa con ironia e un umorismo impudente e sfacciato. Il destino della coppia dipende da questo: da quanto si è disposti ad accettare l’altro così com’è realmente, a diventare ancora complici in un cammino che attesti la vera identità di entrambi finanche a costo di provocare imbarazzo nel prossimo, siano essi estranei o familiari.
Michela Aloisi