Cattive ragazze
Una donna ed il suo amante vengono trovati morti con ferite multiple nella vasca per idromassaggi di un resort. Veronica, la figlia di lei, viene accusata del delitto e condannata. Uscirà dal carcere dopo due anni di pena grazie ad una revisione del processo.
A distanza di undici anni dall’ultimo lungometraggio di finzione, l’interessante Padroni di casa (2012), Edoardo Gabbriellini torna dietro la macchina presa mettendosi di nuovo alla prova con un’opera che tenta una rischiosa analisi sociale dell’attuale momento giovanile. A confronto con questo Holiday – presentato nel concorso Progressive Cinema nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2023 – la beata gioventù di Ovosodo (1997), con Gabbriellini protagonista, assume le caratteristiche di un sereno amarcord, sia pur venato di amarezza. In Holiday s’intuisce subito che il regista e sceneggiatore classe 1975 intende fare sul serio, realizzando un’opera che è sì un mix di generi differenti ma sostanzialmente un coming of age all’incontrario, dove il percorso di crescita pare andare a ritroso viste anche le notevoli difficoltà disseminate lungo il cammino delle ragazze che rivestono i ruoli principali, le efficaci interpreti Margherita Corradi e Giorgia Frank. Ed è proprio questa, un po’ a sorpresa, la parte meglio riuscita di Holiday; la descrizione cioè del sottovuoto spinto che circonda Veronica e la sua amica e coetanea Giada. Rapporto con gli adulti di famiglia pressoché inesistente, quando non esplicitamente tossico. Adolescenti o poco più grandi interessati solo al sesso e a sballarsi in qualche modo, unica ancora di salvataggio da una noia esistenziale deprimente al massimo. Un quadro angosciante che il Gabbriellini regista rende in modo adeguato attraverso uno stile mirato ad un pubblico giovane quasi a mo’ di avviso; e tuttavia senza tentazioni moralistiche. Riprese da smartphone o videocamere di sicurezza sottolineano senza dubbio alcuno la simbolica precarietà di ogni personaggio sul proscenio.
Purtroppo però Holiday sarebbe anche un giallo tinto di noir, il quale in alcuni punti sfocia nel legal drama di ambientazione giudiziaria. Frangenti dove emergono in maniera abbastanza evidenti le lacune di uno script poco attento alla successione logica degli eventi. Se poi ci aggiungiamo che il lungometraggio è suddiviso in due parti temporali distinte, il prima del duplice omicidio e la ritrovata libertà di Veronica dopo aver scontato i due anni di prigione, si comprende bene come il rischio della confusione narrativa sia giusto dietro il fatidico angolo. E tuttavia Holiday riesce a catturare l’attenzione spettatoriale in diversi momenti non solo per la curiosità sulla scoperta del colpevole che in realtà, molto saggiamente viste le tonalità del film, non sarà mai rivelato. Ciò nel nome di un’ambiguità perseguita da Gabbriellini per tutta la durata del film.
Lasciando aperto in modalità altrettanto stimolante l’altro quesito da dibattito: da dove nasce la carenza di valori che attanaglia la società intera? Le colpe dei padri che si riversano sui figli? Oppure un processo iniziato da molto lontano nel tempo, di cui solo ora si vedono chiaramente i segni del degrado. Quesiti drammaticamente pregnanti ai quali certamente non è estranea l’influenza di Luca Guadagnino, per l’occasione in veste produttiva. Che si sente eccome. Al pari dello sguardo sensibile di Gabbriellini, regista che dimostra sempre, difetti a parte, un’encomiabile lucidità nel valutare con attenzione ogni cambiamento socio-politico in atto nel nostro agonizzante paese.
Daniele De Angelis