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Rivière

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VOTO: 7,5

Sognando il Canada

Dalla Svizzera alla cittadina francese di Belfort, inseguendo un padre assente ma sognando al contempo un futuro in Canada, dove anche l’hockey su ghiaccio femminile può trasformarsi in quella particolare scelta di vita che lo sport professionista, senza ombra di dubbio, rappresenta: si configura così la sofferta traiettoria esistenziale di Manon Rivière (Flavie Delangle), adolescente in fuga da un passato tormentato, che, infilando i pattini su una pista ghiacciata, intrecciando nuove relazioni e mettendosi continuamente alla prova ha forse trovato il modo di curare le tante, troppe ferite, sia quelle di cui conserva ancora le cicatrici sulle braccia e sul volto, sia quelle impresse indelebilmente nell’anima.
Vibrante racconto di formazione, Rivière dell’elvetico Hugues Hariche era già passato nel 2023 ad Alice nella Città, mentre lo scorso 20 marzo ha completato il programma della seconda giornata di Cinema svizzero a Venezia, rassegna tornata nella tradizionale cornice di Palazzo Trevisan degli Ulivi in una “Spring Edition” che, con ben 7 film, ha aperto le danze della tredicesima edizione del festival.

Potenziato sul piano atmosferico dalla bella fotografia di Joseph Areddy e dall’ossessiva colonna sonora di Nicolas Rabaeus, Rivière riesce ad esprimere con apprezzabile vigoria i turbamenti adolescenziali di Manon e dei suoi coetanei, mettendone in scena pulsioni erotiche, rivalità sportive e assetti famigliari a dir poco problematici in modo assai convincente.
Hugues Hariche punta all’anima dei suoi giovani protagonisti dando poi altrettanto valore alla cornice ambientale. Esemplare è senz’altro quel tocco preciso ma lieve nel filmare lo sport sul ghiaccio, si tratti di hockey o di pattinaggio artistico, producendo sullo schermo un senso di dinamismo e di coinvolgimento emotivo, per lo spettatore, che però non prevarica mai gli altri aspetti della narrazione. Qualche cliché lo si può intravvedere semmai in certe aurorali relazioni sentimentali, laddove tra l’altro le presenze maschili rispetto alle due protagoniste appaiono fin troppo fiacche, quasi ectoplasmatiche. Ma la regia di Hugues Hariche riprende decisamente quota allorché l’attenzione si focalizza di nuovo sulla tempra di Manon nel lasciarsi il passato alle spalle e cercare nuovi orizzonti, complice anche l’interpretazione spigolosa ed emotivamente carica di Flavie Delangle.

Stefano Coccia

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