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Past Lives

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VOTO: 8

Tra passato e presente

Un bambino e una bambina – migliori amici da sempre e ognuno dei due (segretamente) innamorato dell’altro – stanno per salutarsi. Probabilmente per sempre, dal momento che la bambina sta per trasferirsi all’estero insieme alla sua famiglia. I due vengono filmati di spalle. Le loro strade si dividono: il bambino continua a camminare in pianura, la bambina si accinge a percorrere una ripida salita. In questa inquadratura, dunque, è già contenuta tutta l’essenza di Past Lives, opera prima della sceneggiatrice coreana di nascita, ma canadese d’adozione Celine Song, presentata in anteprima mondiale in Concorso alla 73° edizione del Festival di Berlino.

Past Lives, dunque, mette in scena le vicende di Nora e Hae Sung, i suddetti bambini, appunto, nati e cresciuti a Seul. Costretti, ormai a vivere lontano, i due si ritroveranno quasi per caso dodici anni dopo tramite i social network e inizieranno a parlare via Skype ininterrottamente, finché Nora – che ormai vive a New York e lavora come sceneggiatrice – non deciderà di interrompere momentaneamente le loro conversazioni, in modo da non restare troppo ancorata al passato. Trascorrono altri dodici anni, Nora si è sposata con un collega e Hae Sung sta per andarla a trovare a New York. A cosa porterà questo loro incontro?
In questo suo prezioso lungometraggio d’esordio, Celine Song ha raccontato non uno, ma tanti importanti capitoli della vita e del percorso di crescita dei suoi protagonisti, muovendo innanzitutto una forte critica nei confronti del proprio paese d’origine – la Corea, appunto – in cui nessuno sembra avere davvero voglia di dare una svolta alla propria vita, in cui anche in età adulta si continua a vivere in casa dei propri genitori, in cui il servizio militare – lì ancora obbligatorio – viene ancora considerato come una delle esperienze più importanti della vita.
Nora è una giovane donna indipendente, ha avuto modo di vivere in prima persona tante nuove realtà e non ha mai avuto paura di mettersi in gioco. Hae Sung, che, di fatto, non ha mai dimenticato il suo primo amore, non ha mai fatto nulla di concreto per far sì che la sua storia con Nora arrivasse a una fase successiva, adagiandosi costantemente nella sua comfort zone. E così, Past Lives tratta, attraverso le loro storie, temi complessi e universali, quali il destino che lega due persone (probabilmente, secondo un’antica tradizione coreana, conosciutesi già nelle vite precedenti), la volontà di prendere in mano la propria vita, come determinate scelte contribuiscano a formare la nostra personalità e, soprattutto, l’importanza (e la necessità) di lasciarsi il passato alle spalle, facendo comunque tesoro di ciò che ci ha regalato.
Celine Song ha messo in scena tutto ciò con la giusta leggerezza, uno spiccato lirismo e un gradito umorismo (particolarmente degna di nota, a tal proposito, la figura del marito di Nora), senza prendersi (apparentemente) troppo sul serio, ma tracciando, al contempo, una non banale riflessione sull’essere umano. Due citta – Seul e New York, appunto – ci sembrano lontane anni luce. Gli schermi dei computer fanno da ponte tra le due. E mentre fitti dialoghi durante una passeggiata al luna park o a letto, prima di dormire, tanto stanno a ricordarci i film della Nouvelle Vague, una nuova, importante autrice ha fatto ufficialmente il suo ingresso nel panorama cinematografico internazionale, regalandoci un vero e proprio gioiello. Una gradita sorpresa all’interno del programma di questa Berlinale 2023.

Marina Pavido

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