Con gli occhi di una tigre e la forza di uno scarabeo
Con The Cage – Nella gabbia, l’esordio nel lungometraggio di Massimiliano Zanin, reduce dai documentari Istinto Brass e Inferno rosso che arriva nelle sale dal 22 febbraio 2024 con Rodeo Drive dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023 nel programma di “Alice nella Città”, il mondo del cinema incontra nuovamente quello dell’MMA (acronimo di Mixed Martial Arts) e lo fa nel più classico dei modi, vale a dire seguendo le linee guida e il modus operandi di molti film appartenenti al filone del boxing-movie: da Never Back Down (e relativi sequel) a Bruised – Lottare per vivere, da Brothers a The Philly Kid, passando per Sotto attacco e Milano in the Cage. Questi come altri precedenti mettono le arti marziali miste e la competizione agonistica al centro del plot per poi allargare gli orizzonti a vicende e a tematiche universali, trasformando il ring/gabbia nello spazio astratto e nella metafora ove si delinea il percorso umano e interiore del personaggio principale.
Partendo dallo script firmato a più mani dallo stesso regista con Claudia De Angelis, Vittorio Alonzo e Andrea Sperandio, che a loro volta hanno attinto a piene mani dal ricco e fortunato immaginario, dai temi e dagli stilemi dello sport-drama, la pellicola porta sullo schermo l’ennesima storia di caduta e risalita di un’esistenza alla quale viene offerta una seconda possibilità. Nel caso della protagonista ci ritroviamo al seguito di Giulia, ex-promessa delle MMA, che ha lasciato il mondo degli incontri dopo un tragico incidente nella gabbia da combattimento. Ora lavora in un piccolo zoo a conduzione familiare con il fidanzato, Alessandro, assiduo frequentatore di una comunità religiosa guidata dal carismatico Padre Agostino. Tormentata dal desiderio di tornare a combattere, la ragazza mette a rischio la relazione con il compagno e il futuro che cominciavano ad intravedere insieme. A darle forza nelle scelte che è chiamata a fare c’è però il rapporto che si instaura con la nuova allenatrice, Serena. Un legame profondo che la sosterrà durante un difficile percorso di liberazione dalla gabbia all’interno della quale rischia di rimanere rinchiusa.
The Cage muove dunque le proprie corde narrative e drammaturgiche portando avanti parallelamente due piani, quello sportivo da una parte e quello privato dall’altra. Piani, questi, che strada facendo finiscono più volte per intersecarsi e mescolarsi sino a sovrapporsi. Il ché getta le fondamenta di una narrazione stratificata, nella quale gli autori dello script mettono moltissima carne al fuoco utilizzando come base il romanzo di formazione per parlare di temi che vanno oltre lo sport, dalla violenza psicologica e alla ricerca della libertà. Motivo per cui i capitoli che lo vanno a comporre, accompagnati dalle musiche pop-elettroniche di Motta, si alternano dentro e fuori dal ring/gabbia dove la protagonista, interpretata con fisicità e intensità emotiva da una credibilissima Aurora Giovinazzo, lotta per la vita e per un sogno, contro tutti, tutto e in primis contro se stessa e i suoi fantasmi interiori. Le scene di combattimento risultano efficaci dal punto di vista della messa in quadro e del realismo, tanto da consentire anche alla MMA al femminile di avere finalmente una buona vetrina cinematografica. Discontinue invece quelle che ci mostrano la quotidianità tormentata di Giulia, circondata da personaggi secondari che diversamente non vengono messi sempre bene a fuoco come nel caso della figura di Padre Agostino.
Francesco Del Grosso