Lepori e i mostri sacri
Dopo averlo scritto a proposito del visionario corto tedesco, lo confermiamo ora: davvero bella l’idea di organizzare un tenebroso pomeriggio al Nuovo Cinema Aquila, nel corso del 43° Fantafestival, mettendo insieme le ieratiche, misteriose inquadrature di Ancient Lore del cineasta germanico Patrick Müller e l’approccio al genere più morboso, selvaggio di Lorenzo Lepori. Un cocktail di gran classe.
Riguardo al lungometraggio dell’estroso regista toscano, Lepori, che avevamo conosciuto grazie a titoli come Notte nuda, Catacomba e Flesh Contagium, c’è da dire che questo suo Cieco sordo muto riesce intanto in un piccolo miracolo: mantenere per tutta la durata quel magico equilibrio tra la torbida sensualità e il carattere prettamente materico riscontrati più volte nei precedenti lavori e un taglio altresì umbratile, misterico, a tratti solenne come le musiche adoperate per l’occasione, tratto ben condensato peraltro in certi Tableaux Vivants orrorifici dal notevole impatto visivo.
Cieco sordo muto, ispirato a un racconto del “Solitario di Providence” che non figura certo tra i più noti, evoca presenze tentacolari, sussurri notturni e mali striscianti nell’oscurità i cui rimandi immediati possono essere Cthulhu, Nyarlathotep o altri Grandi Antichi. Ma non sono solo questi i “mostri sacri” coi quali il film-maker italiano si è confrontato. A parte lo sceneggiatore Antonio Tentori (storico collaboratore di Fulci e Argento), suo sodale già in altre occasioni, è infatti riuscito a reclutare per questo incubo lovecraftiano un veterano del genere (e non solo) come l’irlandese David Brandon, già nel cast di autentiche pietre miliari quali ad esempio Ator l’invincibile di Joe D’Amato, Deliria di Michele Soavi, Le foto di Gioia di Lamberto Bava, Mal d’Africa di Sergio Martino e La casa 5 di Claudio Fragasso, per approdare poi all’eccentrico Scarlet Diva firmato da Asia Argento.
Durante il Q&A col pubblico del Fantafestival, Lepori ha confessato divertito d’aver avuto confronti molto “maschi” sul set, con il suo protagonista. Visto il carattere che si intuisce in entrambi, la cosa ci sorprende fino a un certo punto. Fatto sta che il rapporto anche aspro tra i due ha portato a qualcosa di notevole: giocando sulle privazioni sensoriali, sul brancolare nel buio della sua esistenza e della grande casa che li ospita, David Brandon si è calato splendidamente nel personaggio dello scrittore sordomuto e cieco in balia dei suoi assistenti, assicurandogli un carisma e una volontà di resistere al Male che catturano l’attenzione dello spettatore inquadratura dopo inquadratura.
In ciò lo hanno “assistito” bene, per l’appunto, coloro che interpretano i suoi assistenti, l’incredibilmente sensuale Simona Vannelli e un magnetico Pio Bisanti, due cioè che con Lepori hanno lavorato spesso al punto di poter essere ormai considerati suoi attori-feticcio.
Lo strano terzetto si trova in Cieco sordo muto a dimorare presso un’antica residenza, trasformata poi in albergo, che il pubblico sa già dal prologo essere stata sede di culti blasfemi. Gli ampi saloni e i dipinti a carattere mitologico di Villa Sermolli, in Toscana, sono quindi parte integrante dell’atmosfera. Pertanto è dalle interpretazioni molto fisiche dei protagonisti e dalla loro interazione con una location così suggestiva, con le musiche opprimenti e con effetti scenici assai disturbanti che ha preso forma un horror talmente compatto ed evocativo.
Stefano Coccia
Concordo. Fotografia giusta, location accattivante, attori giusti che hanno coadiuvato egregiamente il non facile compito dell protagonista. Un buon lavoro direi.