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C’è ancora domani

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VOTO: 7

Aspettando giorni migliori

Paola Cortellesi senza rete. Per la sua opera d’esordio avrebbe potuto dirigere una commedia sulla falsariga di quelle da lei interpretate per il marito Riccardo Milani, di buona qualità media e, soprattutto, di pronto incasso al botteghino. E invece no. La Cortellesi in questo suo C’è ancora domani – film d’apertura alla Festa del Cinema di Roma 2023 – si produce in un triplo carpiato, tanto per usare un gergo sportivo, tale da far tremare i polsi a registi ben più navigati. Un coraggio che le va ampiamente riconosciuto.
Roma, immediato dopoguerra. Bianco e nero. Notoriamente una scelta formale non esattamente “popolare” tra il grande pubblico. Per la quasi cinquantenne nativa della Capitale un ruolo dimesso, da donna proletaria. Una madre di famiglia (tre figli) angariata da un marito iracondo e manesco (Valerio Mastandrea). Una routine quotidiana a dir poco esasperante, tra attività casalinghe e lavoretti occasionali sempre sottopagati. E come bonus un suocero malmesso che risiede nell’appartamento familiare, sempre pronto alle pacche sul sedere e agli insulti verso coloro che hanno permesso una nuova situazione che non condivide.
Molta carne al fuoco, forse persino troppa. La Cortellesi regista e sceneggiatrice si interroga – e ci interroga – sulla condizione femminile. Di quell’epoca, certamente. Ma con un chiaro riflesso sul presente. A domandarsi se quasi ottant’anni siano passati o meno invano. Il “mostro” rimane sempre lo stesso, quel patriarcato che, oltre a rovinare le esistenze di un numero non quantificabile di persone di sesso femminile, ne falcia la vita come le cronache ci aggiornano sin troppo di frequente. Da un punto di vista formale è ineccepibile la grazia con la quale Paola Cortellesi lo affronta. Destrutturandolo alla radice e sottraendolo di qualsiasi aura mitologica/maschilista. Così, in una sequenza particolarmente ispirata ed originale, un brutale pestaggio di marito versus moglie diviene una sorta di tragicomico balletto accompagnato da una canzone di quell’epoca. Quasi da applausi a scena aperta, anche perché Cortellesi sceglie spesso la strada dell’ironia sommessa allo scopo di far arrivare per vie oblique il suo messaggio forte e chiaro contro ogni forma di prepotenza e prevaricazione.
Peccato che nell’arco della sua lunga durata (quasi due ore) il film, soprattutto nel finale, tenda a sfuggirle un po’ di mano, con reiterazioni non richieste nonché un epilogo – da non rivelare – probabilmente sin troppo ottimistico nella sua esemplarità. Eppure, in questo C’è ancora domani, sussiste molto altro da valutare con attenzione. La differenza di classe sociale – la figlia più grande (assai espressiva la bravissima Romana Maggiora Vergano) si fidanza con un ragazzo dell’alta borghesia benestante – deflagra letteralmente in un grottesco che denota un’attenta lettura della realtà. Ieri al pari di oggi. C’è anche spazio per un amore personale impossibile, quello verso un meccanico del quartiere, trattato con pudicizia e un tocco di surrealismo. Poiché risulta difficile tornare sui propri passi dopo decisioni che appaiono irrevocabili. Insomma un esordio che pare già una dichiarazione di intenti e poetica, segno di una cristallina intenzione di fornire un piccolo/grande contributo ad un processo di cambiamento, femminile e non solo, che al momento sembra aver subito una pesante battuta d’arresto dopo piccoli passi in avanti condotti per decenni.
L’invito, neppure troppo sottinteso, è quello di guardare al domani con fiducia, come del resto suggerisce il titolo del lungometraggio. C’è da sperare abbia ragione la Cortellesi. E se così non fosse ci sarà sempre un certo tipo di cinema da seguire con interesse: quello capace di parlare alle coscienze degli spettatori mediante semplici immagini in movimento. Osservato da tale ottica c’è solo da salutare con gratitudine l’opera prima di Paola Cortellesi, un’artista che non rifiuta a priori di confrontarsi con la realtà contemporanea, anzi optando per uno stimolante confronto con il passato.

Daniele De Angelis

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