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Venezia 77: presentazione

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Il coraggio di esserci – in sicurezza – con la voglia di ripartire

«L’inverno del nostro sconcerto si è tramutato in una primavera di angoscia, per poi scivolare lentamente in un’estate contrassegnata dall’incertezza e dal timore per un futuro inquieto. Restano dentro di noi le tantissime vittime della pandemia che nessuno può e vuole dimenticare, e le preoccupazioni per una ripartenza che stenta a concretizzarsi. In questo contesto, la decisione di realizzare la 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia (dal 2 al 12 settembre) è vissuta come un segnale di fiducia e di concreto sostegno del mondo del cinema e dell’industria audiovisiva duramente colpiti dalla diffusione del virus e dalle sue drammatiche conseguenze. Le lavorazioni sui set interrotte, l’uscita dei film rimandata a data da destinarsi, le sale cinematografiche chiuse e poi parzialmente riaperte con limitazioni pesantissime, imposte da ragioni di sicurezza. Migliaia di posti di lavoro a rischio, un numero impressionante di famiglie sospese nell’incertezza della ripresa, in un settore non certo secondario per la cultura e l’economia mondiale. Sino a poco tempo fa, anche la certezza di poter tener fede all’appuntamento di fine estate con la Mostra veneziana era tutt’altro che scontata. Nel frattempo, tuttavia, molti cineasti si erano rimessi al lavoro per completare i film incompiuti, mentre la macchina organizzativa del festival si rimetteva in moto per essere pronta all’appuntamento. È dunque con grande senso di responsabilità e impegno che abbiamo affrontato una situazione ignota e senza precedenti, nella quale le regole del gioco cambiavano in continuazione, costringendoci a grande flessibilità e disponibili e continue correzioni di rotta».
Non potevamo che esordire con queste riflessioni del direttore Alberto Barbera, da cui traspare lo smarrimento (quello provato da tutti noi quando la pandemia ci è piombata addosso – e ancora continua) pure di non sapere le tempistiche; allo stesso tempo, nel rispetto di chi non ce l’ha fatta, avvertiamo che la scelta di realizzare comunque la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia non è un semplice ‘show must go on’, ma è carico di un grande e sincero desiderio di dar spazio ai film che con fatica son stati conclusi e alla magia della Settima Arte, che comunque guarda in faccia la realtà (trattandola e facendocela elaborare in diversi lungometraggi), ma che qui riesce a riunire tante provenienze (dall’Algeria all’Azerbaijan, dal Belgio al Canada, dal Congo alla Costa d’Avorio, dalle Filippine alla Francia e alla Norvegia fino al Vietnam; certo con tante produzioni che arrivano dal nostro Paese, dall’America e dalla Francia – questi citati sono solo alcuni dei Paesi presenti).
Dei mutamenti ci sono stati inevitabilmente, dalla sospensione della sezione ‘Sconfini’ (ci si augura per quest’anno) al Concorso Venice VR Expanded spostato in streaming (si svolgeva sull’isola del Lazzaretto) e poi, un segno che spesso la solidarietà esiste, è stato il bel connubio con la 34esima edizione del festival Il Cinema Ritrovato a Bologna, che quasi ha fatto da preludio all’inizio della mostra (si è tenuto dal 25 al 31 agosto), che ha ospitato Venezia Classici.
Un altro elemento che va in questa direzione è la presenza di ben direttori artistici dei principali festival cinematografici europei alla serata inaugurale del 2 settembre 2020 in Sala Grande, in rappresentanza della comunità dei festival cinematografici dell’Europa e del mondo.
Oltre al padrone di casa, presenzieranno: Carlo Chatrian (Berlinale), Thierry Fremaux (Festival de Cannes), Lili Hinstin (Festival di Locarno), Vanja Kaludjeric (Rotterdam Film Festival), Karel Och (Karlovy Vary), José Luis Rebordinos (San Sebastian), Tricia Tuttle (London Film Festival).
«Nel corso della serata, gli otto direttori saliranno sul palco per leggere un documento condiviso in cui si riafferma il valore irrinunciabile del cinema, nonché il ruolo e l’importanza dei festival nel sostegno e nella promozione del cinema di tutto il mondo, e di quello europeo in particolare. I festival – sarà ribadito – non si limitano ad essere delle vetrine promozionali per mostrare il meglio della creatività di autori e cineasti, ma sono sempre più centri di cultura, luoghi di formazione al servizio dei giovani registi, occasioni di formazione culturale per il pubblico e di educazione dei giovani alla bellezza e alla ricchezza dell’esperienza cinematografica. Un luogo di ricerca e di confronto dove la creatività e la libertà di espressione artistica si concretizzano in un dialogo fecondo e necessario con il pubblico e la società».
Era da un po’ di tempo che non si verificava che il film di pre-apertura fosse un italiano contemporaneo, ci riferiamo all’ultimo lavoro del regista veneziano Andrea Segre (che aveva conquistato tutti con Io sono Li), il documentario Molecole realizzato nella Venezia chiusa per il coronavirus. “Tra febbraio e aprile 2020, mentre preparava due progetti per il teatro e per il cinema, è rimasto bloccato a Venezia a causa della diffusione del coronavirus e delle conseguenti misure di quarantena nazionale. Venezia è la città che ha ospitato e che ospita molti dei suoi progetti lavorativi, era la città di suo padre, una città complessa sotto molteplici aspetti. Questa pandemia ha ‘congelato’ e svuotato il capoluogo veneto, riconsegnandolo alla sua natura e alla sua storia, ma anche – a livello personale – alle memorie familiari del regista, che in quei giorni ha raccolto appunti visivi e storie nel documentario Molecole. Riemerge così il legame con il padre veneziano, scienziato chimico-fisico e vero protagonista del film, morto dieci anni fa. Si mescolano in questo modo l’isolamento della città e quello più intimo e personale del regista, autore anche della sceneggiatura originale“.
Il film uscirà nelle sale cinematografiche a partire dal 3 settembre 2020 (distribuzione ZaLab» (dalla nota ufficiale).
Il 2 settembre, serata ufficiale di apertura, sarà caratterizzato da un film italiano molto atteso (al cinema dal 1° ottobre), Lacci interpretato da Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi. «Negli ultimi tempi abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi e, invece, durante la quarantena, ci ha dato conforto, come una luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più: i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite. Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se qualcuno ha pensato che potesse essere inutile, ora sa che serve a tutti. Con Lacci sono onorato di aprire le danze del primo grande festival di un tempo imprevisto», ha dichiarato il regista Daniele Luchetti.
Dopo l’apertura, come sempre, si entra nel vivo e anche se il numero dei titoli sono stati ridotti per cause di forza maggiore (dovendo garantire anche l’importante aspetto della sicurezza), non è una diminutio, anzi potrebbe tornare a favore per riuscire a vedere e gustare ancora più opere. «Il programma della Mostra di quest’anno, per dirla con Bob Dylan, contiene moltitudini: di film, di generi, di prospettive» ha evidenziato il direttore. Come sempre è impossibile riassumerlo tutto (seguiteci su questi schermi e speriamo di potervi orientare un po’ per poi crearvi la vostra idea), ancor più se inseriamo anche le valide sezioni collaterali come le Giornate degli Autori e la SIC – Settima Internazionale della Critica.
Potrete assistere a film d’autore, commedie, documentari, film horror e gangster movies, «senza trascurare quei lavori che in gergo si definirebbero crossover (se non fosse un termine orrendo), consistenti nel rifiutare la separazione dei linguaggi a vantaggio di una contaminazione produttiva di forme ed estetiche. Mancherà qualche grande titolo spettacolare, bloccato dal lockdown che ancora condiziona la programmazione delle uscite dei film hollywoodiani più attesi, mentre alcuni cast dei film invitati non potranno superare i blocchi che ancora limitano la libertà dei viaggi intercontinentali, potendo però ricorrere alla risorse delle tecnologie di comunicazione per assicurare la promozione dei rispettivi film».
Ci sembra importante evidenziare un aspetto: quasi la metà «sono diretti da donne, selezionati esclusivamente in base a criteri di qualità e non a seguito di protocolli di genere: una percentuale senza precedenti che confidiamo sia di buon auspicio per un futuro del cinema scevro da pregiudizi e discriminazioni di sorta». Di femminile, generi, temi delicati e storie radicate nella realtà trattano anche i lavorati selezionati dalla SIC e dalle Giornate, ognuno certo con le proprie peculiarità, ma da cui si intravede un lavoro di ricerca certosino.
Per l’edizione 2020, che innegabilmente resterà nella storia, è stato scelto di assegnare i Leoni d’Oro alla Carriera a due artiste: Ann Hui, una delle registe più apprezzate, prolifiche e versatili del continente asiatico, la cui carriera copre quattro decenni e attraversa tutti i generi cinematografici e Tilda Swinton, già riconoscibile e al contempo versatile per il suo volto così particolare, «è unanimemente riconosciuta come una delle interpreti più originali e intense affermatesi sul finire del secolo scorso. La sua unicità riposa su una personalità esigente ed eccentrica, una versatilità fuori del comune, la capacità di passare dal cinema d’autore più radicale a grandi produzioni hollywoodiane, senza mai rinunciare al proprio inesausto bisogno di dar vita a personaggi inclassificabili». È essenziale che una Mostra d’Arte Cinematografica colga questo e, come gli acrobati del manifesto (creato da Lorenzo Mattotti, autore delle graphic novel “Fuochi” e “Ghirlanda” e regista del film d’animazione La famosa invasione degli orsi in Sicilia), tra mille peripezie e difficoltà, provi a resistere.
Così come abbiamo iniziato, condividendole, vogliamo concludere con queste parole di speranza del direttore Barbera: «Anche così si reagisce alle terribili difficoltà generate da una crisi sanitaria inattesa e (quasi) senza precedenti, gettando le basi per ricostruire ciò che si è perso per strada o ha rischiato di andare distrutto, nella fiducia che prima o poi ‘torneranno i prati’».

Maria Lucia Tangorra

Riepilogo recensioni per sezione dalla 77esima Mostra del Cinema di Venezia

Concorso

Quo vadis, Aida? di Jasmila Zbanic

Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

The World to Come di Mona Fastvold

Sun Children di Majid Majidi

Never Gonna Snow Again di Malgorzata Szumowska e Michal Englert

Dear Comrades! di Andrei Konchalovsky

Laila in Haifa di Amos Gitai

Padrenostro di Claudio Noce

Notturno di Gianfranco Rosi

Wife of a Spy di Kiyoshi Kurosawa

Le sorelle Macaluso di Emma Dante

And Tomorrow the Entire World di Julia von Heinz

Nomadland di Chloé Zhao

Nuevo orden di Michel Franco

The Disciple di Chaitanya Tamhane

In Between Dying di Hilal Baydarov

Fuori Concorso

Lacci di Daniele Luchetti

Night in Paradise di Park Hoon-jung

The Duke di Roger Michell

Sportin’ Life di Abel Ferrara

Assandira di Salvatore Mereu

City Hall di Frederick Wiseman

Mandibules di Quentin Dupieux

Orizzonti

Genus Pan di Lav Diaz

BMM – Being My Mom di Jasmine Trinca (corto)

I predatori di Pietro Castellitto

Listen di Ana Rocha de Sous

The Return of Tragedy di Bertand Mandico (corto)

Nowhere Special di Uberto Pasolini

Giornate degli Autori

Est (Dittatura Last Minute) di Antonio Pisu

Saint-Narcisse di Bruce LaBruce

Spaccapietre di Gianluca e Massimiliano De Serio

50 – Santarcangelo Festival di Michele Mellara e Alessandro Rossi

Guida romantica a posti perduti di Giorgia Farina

Kitoboy di Philipp Yuryev

Tengo miedo torero di Rodrigo Sepúlveda Urzúa

Samp di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

Settimana Internazionale della Critica

The Book of Vision di Carlo Shalom Hintermann

The Rossellinis di Alessandro Rossellini

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