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Est (Dittatura Last Minute)

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VOTO: 8

Un viaggio di crescita interiore nella Romania di Ceausescu

Una bella sorpresa in questa curiosa annata cinematografica, un film che ci conduce dalla provincia italiana fin nel cuore della storia europea. E’ il 1989, il muro di Berlino sta per crollare all’insaputa di tutti e il vento del cambiamento è pronto ad abbattere uno per uno i regimi dittatoriali del blocco sovietico, compreso quello in Romania che, dopo una sanguinosa rivoluzione di Natale, quell’anno ritrova la libertà. E’ una tempesta imminente, ma non possono immaginarlo Pago, Rice e Bibi tre ruspanti giovani del cesenate che desiderano intraprendere assieme un viaggio estivo all’estero, qualcosa che possa rimanere nella loro memoria. Il mito per loro, come molti altri compatrioti di quegli anni, è l’Est Europa, sorta di misteriosa terra abitata da bellissime donne e popolazioni ingenue, dove si può comprare di tutto purché ben forniti di sigarette e biancheria femminile acquistata al mercatino sotto casa. I tempi però, come detto, stanno cambiando e lo fanno così rapidamente da sorprendere anche questi improvvisati e immaturi vacanzieri d’assalto. Ben presto, i nostri si accorgono infatti che le novità sembrano arrivare prima di loro, non è più tempo di ridicoli forestieri a caccia di facili prede. La tappa di Budapest è un buco nell’acqua: niente vendite, niente conquiste galanti e la serata si conclude in un anonimo ristorante per turisti. Un risultato molto lontano dal viaggio “indimenticabile” che si erano prefissati. E’ necessario fare un veloce cambio di rotta e, durante qualche telefonata in Italia fatta da apparecchi pubblici, vengono notati da Emil, un rumeno fuggito dall’orrore della dittatura di Ceausescu. Questi, preoccupato per la sua famiglia che non vede da mesi, prega i ragazzi di passare il confine e di consegnare una misteriosa valigia a Bucarest, a casa dei suoi cari. I tre, ancora incredibilmente ignari degli epocali avvenimenti che si svolgono attorno a loro, sono più presi dagli scarsi risultati che il Cesena sta collezionando in Serie A che da quello che li circonda. Non si rendono subito conto che questo strano incontro è l’inizio di un’avventura che li segnerà profondamente e che li porterà a toccare con mano un mondo fatto di povertà, di oppressione, di popolazioni stanche e spaventate, che li costringerà a vedere da vicino il volto di una delle più feroci dittature del dopoguerra europeo. Un’esperienza indelebile che stravolgerà la loro idea di vacanza e li farà crescere come uomini.
Scritta e diretta da Antonio Pisu, attore e autore che già si era cimentato dietro la macchina da presa con la commedia Nobili bugie (2016), questa intelligente e originale pellicola dal titolo Est (Dittatura Last Minute), nell’ambito della ormai prossima 77ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, va ad aprire con merito la sezione non competitiva “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori”. Si tratta di un lavoro che ha dalla sua non solo gli azzeccatissimi dialoghi, la naturalità con cui i protagonisti interagiscono fra loro, ma anche l’energia degli esordienti. Gli interpreti Lodo Guenzi, Jacopo Costantini e Matteo Gatta, infatti, sono anch’essi attori poco noti, ma la freschezza dei loro volti è l’ideale per questo racconto di crescita e maturazione. La storia inizia con i toni leggeri della commedia, diventa rapidamente un’avventura e quasi una spy-story, infine, evolvendosi, prevalgono la maturità delle tematiche e il dramma. L’ispirazione, d’altra parte, si rifà a fatti realmente accaduti durante un viaggio compiuto alla fine degli anni ‘80 da Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del libro “Addio Ceausescu” da cui è tratta la sceneggiatura. Le loro riprese in VHS eseguite all’epoca, non a caso, fanno più volte capolino durante il film, mescolando così la finzione a un impeto documentaristico che deve ricordarci cosa è stata l’Europa nel recente passato, come poteva essere la vita appena pochi decenni fa e come eravamo (anzi siamo) fortunati. La consapevolezza acquisita dai protagonisti durante il loro sorprendente percorso è la stessa che dovrebbe avere lo spettatore alla fine della vicenda, riflettendo su cosa sia davvero importante nel quotidiano, quanto si dia per scontata la nostra abusata libertà o l’abbondanza di beni che, col senno di poi, appare perfino eccessiva. Le musiche di Franco Battiato, bellissime, accompagnano con testi poetici e malinconici la narrazione di un “Est” che non conosciamo, che sarebbe stato spazzato via dalla rivoluzione di lì a pochi mesi, che qualcuno forse non immagina neanche ci sia mai stato. E che non può lasciare indifferenti.

Massimo Brigandì

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