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Kitoboy

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VOTO: 8

Un viaggio ai confini del mondo

Ambientato nella misconosciuta Čukotka, lembo estremo del continente asiatico, Kitoboy (Il ragazzo delle balene), opera prima del moscovita Philipp Yuryev, presentato alle Giornate degli Autori della 77a Mostra del Cinema di Venezia, incanta per la bellezza della fotografia e la selvaggia potenza dei luoghi ed allo stesso tempo ti investe con la crudezza della caccia alle balene; nel mezzo, la storia del giovane ed ingenuo Leshka, che si innamora di una donna vista in una chat erotica, la bionda ed ammiccante HollySweet999, non distinguendo tra realtà e mondo virtuale.

La Čukotka è una regione ultrasiberiana, separata dall’Alaska dallo Stretto di Bering; il sogno di lasciare la Russia per andare in America è tuttora vivo nel cuore di parte degli abitanti, che raccontano di antenati migrati via mare nella Terra delle Illusioni, ma il presente è fatto di linee di confine, guardie costiere e soldati armati che bloccano la via, e a tornare a volte è il cadavere di chi ha tentato la sorte per inseguire il suo sogno di una vita migliore.

Leshka tuttavia non è infelice nel suo villaggio; vive con un nonno bizzarro, ha un buon amico, suo coetaneo, per sopravvivere caccia le balene insieme agli altri uomini del paese. Quel che gli manca è una donna in carne ed ossa, ma ancor più un sogno d’amore; sogno che si concretizza quando vede la bella HollySweet999 in chat lanciare sguardi languidi dal suo letto. Per lei perde la testa ed il sonno, e a nulla valgono gli ammonimenti ed i consigli dell’amico e neppure la possibilità di concretizzare il suo desiderio sessuale con una prostituta arrivata dalla città.
HollySweet999 diventa la ‘meravigliosa ossessione’ di Leshka; per comunicare con lei, il ragazzo inizia a studiare qualche frase in inglese, per lei sogna di lasciare il suo villaggio ed andare in America. Anzi, a Detroit, dove è registrata la sede del sito erotico. Finché una sera decide di chiamare la ragazza in chat; trova però la hotline occupata a causa di un altro utente, e sospettando che sia proprio l’amico il rivale da eliminare, persa la testa per gelosia lo affronta in un corpo a corpo il cui esito cambierà il tranquillo corso della sua vita. Sicuro di aver ucciso l’amico, Leshka ruba un motoscafo e affronta la traversata dello Stretto di Bering, verso l’Alaska e poi a Detroit.

HollySweet999 è la sua sirena, il cui canto lo attira verso terre sconosciute; approdato sull’isola al confine tra i due mondi, tra passato e futuro, Leshka si imbatterà in russi cacciatori di frodo e un simpatico guardiamarina americano con i suoi Marshmallow da boyscout; nonostante i due non si capiscano a parole, il tipico ragazzotto americano comprende la fuga romantica del giovane e decide di accompagnarlo nella seconda parte della traversata, fino in Alaska. Leshka approda così in una terra sconosciuta, in una landa deserta dove vaga a lungo fino alla visione di un cimitero di balene con l’enorme cranio di un cetaceo eretto a totem; la balena per i Čukči è infatti come il bisonte per gli Indiani d’America, non solo un animale sacro e rispettato in quanto indispensabile alla loro sopravvivenza, ma anche un tramite con la dimensione divina. Qui termina il viaggio del giovane; in equilibrio tra due mondi, tra passato e futuro, tra adolescenza ed età adulta, tra realtà e mondo virtuale, Leshka trova, alla fine della sua breve odissea, il suo posto nella Vita.

Un film di formazione, poetico e crudo al tempo stesso, che ci mostra una realtà misconosciuta, quella della terra cuska ai confini del mondo, ponendo al contempo l’accento sui pericoli del mondo virtuale per i giovani adolescenti ingenui come Leshka; il regista va infatti ben oltre la caratterizzazione folkloristica di un mondo finisterrae, dipingendo con empatia e sottile ironia una storia particolare ma al tempo stesso universale.

Michela Aloisi

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