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And Tomorrow the Entire World

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VOTO: 5

La rabbia giovane

La regista Julia von Heinz ha un passato da attivista antifascista. E fin qui tutto bene. Capita spesso, dunque, che un cineasta abbia voglia di riportare sullo schermo il proprio passato. Così è stato per parecchi nomi della storia del cinema del passato e contemporanea, e così è, dunque, anche per la von Heinz, la quale, nel suo And Tomorow the Entire Word (in originale Und morgen die ganze Welt)– presentato in concorso alla 77° edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – ha rivissuto e rivisitato la propria gioventù, mettendo in scena le vicende della ventenne Luisa (impersonata da Mala Emde), la quale, durante l’università, decide di unirsi a un gruppo di attivisti, trasferendosi da loro all’interno di una comune e prendendo parte, di volta in volta, a numerosi scontri nel corso di manifestazioni politiche all’insegna del razzismo e dell’intolleranza. La ragazza, nel frattempo, si innamorerà del carismatico Alfa (Noah Saavedra), il quale, a sua volta, sembra, invece, voler correre dietro a qualsiasi ragazza.
Premesse interessanti, queste. Senza ombra di dubbio. Eppure, colpa, forse, di un eccessivo coinvolgimento personale in ciò che viene messo in scena, colpa, molto molto meno probabile, di un’esperienza dietro la macchina da presa relativamente breve, se si escludono cortometraggi e produzioni televisive, ma Und morgen die ganze Welt non riesce affatto, al termine della visione, nei suoi intenti iniziali.

Luisa è giovane, appassionata, vegetariana convinta. E cerca la sua strada che sembra aver trovato in questo nuovo gruppo di amici. Ma fino a che punto ci si potrà spingere pur di difendere i propri ideali? Sarà sempre giusto usare la violenza pur di portare avanti una giusta causa?
La macchina da presa di Julia von Heinz si muove in fretta, sempre troppo in fretta, in questo Und morgen die ganze Welt. Usata rigorosamente a spalla, altro non fa che seguire i protagonisti – e, nello specifico, la giovane Luisa – nelle loro corse per la città, nelle loro lotte, nei loro (troppo) frequenti attacchi. Ma se l’idea di mettere in scena l’impegno di questo gruppo di giovani sembra inizialmente lodevole, ecco che una serie di situazioni forzate e fortemente pretestuose altro non fanno che rendere il tutto pericolosamente macchiettistico, facendo perdere di credibilità l’intero lavoro e affidandosi eccessivamente a banali caratterizzazioni e luoghi comuni di ogni genere.
Il risultato finale è un prodotto sì arrabbiato quanto necessario, sì indubbiamente appassionato, ma anche, al contempo, un lavoro piccolo piccolo nella sostanza, che ben poco ha da dire e che – volendo sorvolare alcune (passabili?) ingenuità registiche – a causa di prevedibili sottotrame sembra, a tratti, quasi assumere le connotazioni di un teen movie sentimentale tra i più anonimi e privi di mordente che ci siano in circolazione.
E al termine della visione resta sollevato soltanto un interrogativo: non ci sono davvero altri film migliori presentati dalla Germania o – seguendo il mood di questa edizione 2020 – diretti da una donna che più di questo Und morgen die ganze Welt meritavano di concorrere per il Leone d’Oro?

Marina Pavido

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