Un coraggioso tentativo
A proposito della Festa del Cinema di Roma la questione di fondo resta sempre la stessa, a maggior ragione in un 2021 in cui gli effetti della pandemia hanno ravvicinato tra loro le date di festival importanti come Cannes e Venezia, nei quali ovviamente sono confluiti i titoli di maggior richiamo. Anche lo stesso concetto di “festa”, nel corso di un’emergenza sanitaria che pare finalmente in regresso, sembrerebbe prestare il fianco a più di una obiezione: senza un’autentica partecipazione popolare, perché continuare a definirla tale? Quesiti che la manifestazione capitolina si trascina sin dalla sua nascita, certamente acuiti dal contesto attuale. Eppure, nonostante le difficoltà, bisogna riconoscere ai selezionatori, in primis al direttore artistico Antonio Monda, di aver operato un certo sforzo nel rendere coerente e di conseguenza degno di interesse il programma di questa sedicesima edizione.
La selezione ufficiale – pur non potendo contare su nomi di autori di grande richiamo, con l’unica eccezione di Zhang Yimou e il suo One Second, pare molto osteggiato in patria per la descrizione della società cinese – è geograficamente variegata. Titoli da ogni angolo del globo, purtroppo senza l’Africa profonda, si spera rappresentativi di tendenze capaci di testimoniare nuove modalità di impegno civile. In questo senso fanno ben sperare opere quali Mediterráneo dello spagnolo Marcel Barrena sulla organizzazione umanitaria Open Arms, incaricata del salvataggio di migranti in mare. Ma anche Passing, film d’esordio con implicazioni sociali dell’attrice Rebecca Hall su due donne afroamericane le quali, sul finire degli anni venti, si fanno passare per bianche. Oltre Rebecca Hall c’è da rilevare con piacere la nutrita presenza di sguardi femminili, tra le autrici presenti. Liz Garbus firma il documentario Becoming Costeau, incentrato sulla figura del celeberrimo oceanologo. Come Silenn Thomas, documentarista che ha dedicato un film, American Genius, al leggendario fumettista Frank Miller, peraltro ospite della manifestazione. La cineasta giordana Darin J. Sallam porta alla Festa Farha, ritratto declinato al passato di un’adolescente palestinese. Mentre Carine Tardieu mette in scena, con Les jounes amants, una storia sentimentale in età avanzata, interpretata da Fanny Ardant. Da un suo romanzo omonimo Amanda Sthers firma una produzione internazionale con partecipazione italiana, Promises, incentrata sulla travolgente passione tra Pierfrancesco Favino e Kelly Reilly, mentre l’indonesiana Kamila Andini, già autrice del bellissimo The Mirror Never Lies nel 2011, presenta alla Festa il suo Yuni, altro ritratto adolescenziale che promette sensibilità ed introspezione. C’è spazio anche per il cinema al femminile dal Kosovo con Hive di Blerta Basholli, dramma sulle vicende esistenziali di una vedova di guerra.
Tre titoli nella sezione Tutti ne parlano. Tutti di interesse. Tra cui spicca Red Rocket di Sean Baker, dopo Un sogno chiamato Florida altra pellicola “scomoda” verso il sistema statunitense, stavolta incentrata sulla figura di un ex attore pornografico.
Film e serie televisive sugli scudi nella sezione Eventi Speciali. Tra i primi l’opera terza di Pierfancesco Diliberto (in arte Pif) E noi come stronzi rimanemmo a guardare; tra le seconde i primi episodi di A casa tutti bene, serie che Gabriele Muccino ha tratto dal suo film omonimo e JFK: Destiny Betrayed, aggiornamento sull’omicidio di John Kennedy sempre firmato dall’esperto Oliver Stone (JFK), che esamina nuovi documenti desecretati di recente sul caso.
Appuntamenti immancabili – in collaborazione con la sezione autonoma Alice nella Città, che di suo offre un programma davvero eccellente, tra cui le anteprime italiane di Belle del maestro del cinema d’animazione nipponico Mamoru Hosoda e lo straordinario Petite Maman di Céline Sciamma – sono anche Belfast di Kenneth Branagh, opera amarcord che ci porta al cuore del conflitto nordirlandese e che ha recentemente trionfato al Toronto Film Festival, Dear Evan Hansen di Stephen Chbosky, delicata incursione sulle problematiche esistenziali di un adolescente e infine, come film di chiusura, Eternals, film di supereroi della premiatissima regista di Nomadland Chloé Zhao.
La parola, come sempre, passa ora al grande schermo. Anche se non tutto si esaurisce in quel luogo magico, vista la presenza fisica – nella categoria “Incontri ravvicinati” – di personaggi di spicco quali Quentin Tarantino, Tim Burton, Marco Bellocchio e Jessica Chastain (che inaugura la manifestazione come protagonista assoluta di The Eyes of Tammy Faye di Michael Showalter), tra gli altri. I fan sono avvisati.
Daniele De Angelis
Riepilogo recensioni per sezione dalla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma
Selezione Ufficiale
The Eyes of Tammy Faye di Michael Showalter
Mediterráneo di Marcel Barrena
Passing di Rebecca Hall
Les jounes amants di Carine Tardieu
Charlotte di Tahir Rana ed Éric Warin
Cyrano di Joe Wright
L’Arminuta di Giuseppe Bonito
One Second di Zhang Yimou
Promises di Amanda Sthers
Hive di Blerta Basholli
The North Sea di John Andreas Andersen
Una pelicula sobre parejas di Natalia Cabral e Oriol Estrada
Yuni di Kamila Andini
The Lost Leonardo di Andreas Koefoed
I am Zlatan di Jens Sjögren
C’mon C’mon di Mike Mills
Mi novia es la revolución di Marcelino Islas Hernández
Sami di Habib Bavi Sajed
Tutti ne parlano
Mothering Sunday di Eva Husson
Libertad di Clara Roquet
Red Rocket di Sean Baker
Alice nella Città
Belle di Mamoru Hosoda
Petite maman di Céline Sciamma
Ghostbusters: Legacy di Jason Reitman
Olga di Elie Grappe
Dear Evan Hansen di Stephen Chbosky
Crusade di Louis Garrel
Belfast di Kenneth Branagh
Eternals di Chloé Zhao
Lamb di Valdimar Jóhannsson
My Sunny Maad di Michaela Pavlátová
BIG di Daniele Pini (cortometraggio)
Riflessi
The Trasure of His Youth di Bruce Weber
Omaggio a Gigi Proietti
Luigi Proietti detto Gigi di Edoardo Leo