Credevamo di essere immortali
Pare proprio che un vento nuovo soffi impetuoso, dalla Marvel alla DC Comics, sul concetto di supereroismo, mettendolo in discussione alla radice sia pure con gradualità differente. Se James Gunn, con la saga di Guardiani della Galassia (a breve un terzo capitolo) ed il recente The Suicide Squad – Missione suicida aveva riportato a purissima dimensione umana i personaggi messi in scena attraverso il proprio inconfondibile tocco ironico ed empatico, Chloé Zhao in Eternals – presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021 – effettua un passo addirittura ulteriore, mettendo in piena discussione la loro stessa ragion d’essere. Causando perciò una completa crisi d’identità in coloro che, in teoria, sarebbero posti sulla massima altezza di un ideale piedistallo gerarchico, nel mondo prefigurato da Jack Kirby quando, nel 1976, creò il fumetto omonimo.
Urge allora qualche cenno narrativo su Eternals. Gli Eterni (appunto) sono un eterogeneo gruppo di eroi sovrumani ambosessi, incaricati dai Celestiali, sorta di dei universali, a vegliare sulla Terra sia pur con precise regole di non interferenza. Il loro compito è proteggere, attraverso lo scorrere dei secoli, la popolazione dai Devianti, creature estremamente voraci nonché tutt’altro che provviste, come si scoprirà, di solo istinto “nutritivo”. Il quadro è destinato a complicarsi quando i nostri protettori, non esattamente santi, verranno a conoscenza di nuove verità che sconvolgeranno lo stato precedente delle cose.
Se si chiedeva a Chloé Zhao – reduce dagli allori planetari per l’acclamatissimo Nomadland (2020) e con alle spalle una significativa filmografia orgogliosamente pencolante tra indipendenza assoluta e produzioni di maggior rilievo – il compito di creare una nuova Mitologia in materia, ebbene la missione, per nulla facile, può definirsi riuscita. Eternals è un lungometraggio “adulto” (a volte sin troppo), sfaccettato, denso di interpretazioni e chiavi di lettura differenti. Filosofico nel suo riflettere sulla questione dell’immortalità applicata ai massimi sistemi. Amore (anche omosessuale: uno degli Eterni è gay dichiarato), amicizia, senso del dovere. Eternals pone una moltitudine di domande su ognuna di tali, pregnanti, questioni, evitando di fornire risposte facili e scontate. Poi, come ovvio, è ben presente anche la cornice spettacolare con prolungate sequenze di battaglie, nonché momenti ironici perlopiù affidati al personaggio di Kingo interpretato dal simpatico Kumail Nanjiani.
Lo squilibrio di fondo che affligge Eternals nasce proprio da tale contrasto, poiché appare del tutto evidente il fatto che Chloé Zhao consideri i momenti action come pura transizione nell’ambito del racconto, girandoli in modo non propriamente originale e con poca inventiva. Paradossalmente, almeno per un’opera che si fregia di essere il ventiseiesimo frammento della composita galassia cinematografica targata Marvel, Eternals risulta deficitario proprio sul versante del genuino intrattenimento, correndo così il ferale pericolo di essere, al medesimo tempo, troppo complesso per il giovanissimo pubblico di riferimento e poco divertente per una platea più adulta. Una sorta di ibrido, insomma, che rischia un sentimento di delusione “trasversale”.
Eppure Eternals merita comunque una visione attenta. Perché la mano di Chloé Zhao è ben visibile nella insolita introspezione di personaggi (femminili in primo luogo) capaci di trascendere la consueta bidimensionalità per approdare ad una compiuta realizzazione. La qual cosa avviene, al pari di tutti noi miseri mortali, solamente confrontandosi con l’indispensabilità del libero arbitrio, i rischi dell’amore e lo spettro della morte, fattore a cui pure gli Eterni non sono affatto estranei. Alla fine Eternals risulta riuscito per la sua capacità di eliminare il simbolico diaframma tra grande schermo e platea, unendo personaggi fittizi e pubblico reale in un’unica mole di questioni irrisolte e forse irrisolvibili. Che sia nata, con Eternals, una nuova generazione di supereroi da cui non sarà più in alcun modo possibile tornare indietro?
Daniele De Angelis