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My Sunny Maad

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VOTO: 9

La forza dell’Amore oltrepassa le frontiere

Vincitore, per la sezione lungometraggi, della XXI edizione del Future Film Festival, è per la giuria, composta da Marco Bellano (Università di Padova), Raul Garcia (Animation Department I Simpson) e Roy Menarini (Università di Bologna), My Sunny Maad, delicata ed intensa pellicola d’animazione diretta da Michaela Pavlátová, tratta e adattata dal romanzo Frišta della giornalista Petra Procházková.

Coproduzione ceca-franco-slovacca, descrive, da un punto di vista squisitamente femminile, la vita nella Kabul della transizione post-pre talebana; se il libro della Procházková, intraprendente giornalista inviata di guerra, è del 2004, anno della proclamazione della Repubblica islamica dell’Afghanistan, il film della Pavlátová è ambientato nell’Afghanistan del 2011, quando Bin Laden sta per essere ucciso e uno spiraglio di luce sembra vedersi in fondo al tunnel. Una luce che, a partire dagli accordi di Doha ad oggi, si è spenta nuovamente sul Paese e soprattutto sulla popolazione femminile.

La storia che prende vita con delicatezza sullo schermo, grazie anche ad una animazione sobria ed efficace, descrive la scelta di Helena, giovane studentessa ceca che si innamora sui banchi universitari dell’afghano Nazir, di lasciare Praga ed il suo mondo per atterrare, letteralmente, in quello, a lei sconosciuto, dell’Afghanistan post talebano. Se la vita di Kabul non rispecchia a pieno quella dell’intero paese, isolato per certi versi dal fermento della capitale, quella di Helena, moderna occidentale catapultata in un mondo dove la donna ha un ruolo completamente diverso, rappresenta forse solo in parte la condizione femminile del particolare momento storico; ma accanto a lei scorre la vita delle altre donne della famiglia, ed attraverso i suoi occhi di osservatrice vediamo uno spaccato reale della società afghana.

Arrivata a Kabul, Helena diventa Herra, sposa Nazir, e già la prima notte di nozze dovrà far i conti con lo Ius primae noctis di medievale memoria in occidente ma fondamentale nel mondo arabo; giorno dopo giorno, condividendo il quotidiano con la famiglia di Nazir, imparerà a conoscere e ad adattarsi alla vita afghana, pur mantenendo, in parte, il suo spirito libero da ‘outsider’ in un mondo chiuso e dettato da regole che lasciano alla donna ben poco spazio d’azione.
La famiglia di Nazir, formata dal saggio nonno, dalla suocera, dalla cognata Freshta e suo marito Kaiz con i loro quattro figli, tre maschi ed una ragazza, l’adolescente Roshangol, ad eccezione del più estremista Kaiz, è a suo modo aperta al nuovo vento liberale post talebano; lo si osserva soprattutto nella giovane  Roshangol, che può andare a scuola, e arriva infine a ribellarsi all’imposizione di un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano di lei, ma anche nelle scelte di sua madre Freshta, la sorella di Nazir. Purtuttavia, siamo ancora in un mondo in equilibrio precario tra passato e futuro, dove la morte di Osama Bin Laden fa da spartiacque, ma la sconfitta talebana e la nuova società importata dall’occidente faticano a radicarsi nel duro terreno islamico afghano.
Helena/Herra e Nazir, conosciutisi in un mondo diverso, nel quotidiano di Kabul attraverseranno momenti di crisi per la differente mentalità ed educazione; tra questi, l’incapacità della donna di dare un figlio al marito. Ecco allora entrare nelle loro vite il Maad del titolo, il trovatello Mohammed, tutto occhi e muscoli atrofizzati, rifiutato perché ‘diverso’ nell’aspetto, altro personaggio a suo modo ‘outsider’ che verrà accolto dapprima con diffidenza ma ben presto con amore dalla coppia. Amore filiale che sarà per Helena il legame finale con una terra ostile a cambiamenti ed aperture, ma cui Herra ha deciso di appartenere.

My Sunny Maad, nelle scelte della protagonista, può apparire incomprensibile agli occhi della moderna donna occidentale, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti, con il ritorno dei Talebani ed il buio che ha spento nuovamente quella luce accesasi solo vent’anni fa; ma il film della Pavlátová, nonostante lo sfondo politico, è un film incentrato sulle scelte dettate dall’Amore, quale sentimento che non ascolta ragioni e persegue la sua via, ovunque lo porti. Helena ha scelto Nazir e sceglierà poi Maad; se all’inizio non ha idea di quale sarà la sua vita in Afghanistan, la piena cognizione della sua posizione come donna e straniera a Kabul la porterà a  dubitare della sua decisione; ciononostante, al secondo bivio cruciale della sua vita, Herra sceglierà ancora, senza esitare, l’Amore.

Michela Aloisi

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