Il ritrovamento di un inestimabile tesoro
Paolo Di Paolo, nato a Larino (Molise) il 17 maggio 1925, è stato uno dei più preziosi fotoreporter del giornalismo italiano. Ha lavorato principalmente per “Il Mondo” – il più progressista spazio cartaceo guidato da Mario Pannunzio – tra il 1954 e il 1966, e poi, quasi nel medesimo periodo, per la “Settimana Incom illustrata” e “Tempo”. Le sue fotografie, scattate sia in ambienti poveri e sia in luoghi aristocratici, non solo avevano un taglio sopraffino, ma l’occhio di Di Paolo riusciva a raccontare, attraverso un solo scatto, una storia. Nel suo vasto opus fotografico ci sono anche molte fotografie di dive e divi del cinema, e in questo frangente spiccano le foto scattate ad Anna Magnani, usualmente restia a farsi immortalare. Importante fu anche la sua collaborazione con Pier Paolo Pasolini, che affiancò per il reportage balneare “La lunga strada di sabbia” (1959). Sebbene il suo lavoro fosse molto apprezzato, nel 1968 Di Paolo decise di dare un taglio netto, perché riteneva che ormai le riviste non fossero più interessate a seri reportage ma solo a semplici scoop scandalistici. Ritiratosi a vita privata, dopo quasi cinquant’anni le sue fotografie sono state riscoperte e apprezzate. The Treasure of His Youth (2021) di Bruce Weber, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021, vuole immortalare tanto Paolo Di Paolo quanto la sua splendida opera fotografica ritrovata.
Bruce Weber (1946) è un apprezzato fotografo americano, e prevalentemente si è occupato di foto pubblicitarie. Dalla seconda metà degli anni Ottanta si è dedicato anche alla regia cinematografica – e ai videoclip – realizzando documentari. La sua opera più applaudita, candidata anche all’Oscar come miglior documentario, è Let’s Get Lost – Perdiamoci (Let’s Get Lost, 1988), biografia su Chet Baker. La scoperta di Di Paolo da parte di Weber è stata del tutto casuale, attraverso qualche fotografia esposta nella piccola libreria Museo del Louvre, sita in Roma. Un’epifania molto simile a quella esposta nel documentario Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier, 2013) di John Maloof e Charlie Siskel. Di Paolo aveva sepolto il suo lavoro in cantina, conservandolo come un ricordo ma, in un certo qual modo, una tumulazione leggibile come “ripudio” di quel passato. Gli scatti del fotografo molisano sono una vera folgorazione, perché raccontano l’Italia del dopo guerra e del boom economico, in tutte le sue sfaccettature. Attraverso questa scoperta Weber può anche (ri)raccontare una spessa fetta della storia italiana, e The Treasure of His Youth, utilizzando gli scatti di Di Paolo, di Tony Vaccaro (fotografo americano che ha vissuto a lungo nel Belpaese) e spezzoni di cinegiornali, si prodiga in questo. L’Ouverture iniziale, che assembla musica e fotografie, è un appassionato excursus negli usi e costumi di quell’Italia ormai scomparsa. Benché Weber, giustamente ammaliato dallo straordinario archivio fotografico disseppellito, cerchi di “divinizzare” il protagonista, è lo stesso Di Paolo, attraverso la sua aneddotica e il suo parlare pacato ma ancora arzillo, a rendere umili le conversazioni e l’arte della fotografia. L’amore di Weber per il formato fotografico e per l’opera d’antan di Di Paolo, è anche sottolineato dall’utilizzo di un raffinato bianco e nero. Le uniche pecca di questo viaggio, sono un’eccessiva durata, che diluisce l’impatto visivo, e qualche inutile intervista, come quella a Marina Cicogna.
Roberto Baldassarre