Estate adolescenziale
Il romanzo di formazione è una delle tematiche più sfruttate dagli sceneggiatori cinematografici. Dopotutto, il periodo dell’adolescenza è lo snodo più complicato nella vita di una persona, che sia maschile o femminile. In questa età, che dura approssimativamente una decina d’anni, gli adolescenti, attraverso le prime esperienze confuse con il mondo esterno, cominciano a formare la propria personalità, scoprono la propria sessualità, e devono anche cominciare a gettare le basi per il proprio futuro, scolastico e lavorativo. Non tutte le pellicole che hanno affrontato quest’argomento sono riuscite, o per una completa errata centratura argomentativa o per la superficialità nello svolgimento, ma differenti film hanno saputo puntualizzare questa età critica. In questa lista di pellicole che hanno saputo dare una buona quadratura dell’adolescenza, andrà aggiunta anche Libertad (2021) di Clara Roquet, che fu presentata in concorso all’ultimo Festival di Cannes (sezione Semaine de la Critique) e adesso è stata riproposta alla Festa del Cinema di Roma 2021.
Al suo esordio nel lungometraggio, la giovane catalana Clara Roquet, che ha scritto la sceneggiatura in solitaria, bada sia ai meccanismi della storia e sia all’impostazione scenica, come fosse già una navigata autrice. Prendendo un tema (ab)usato come quello del romanzo di formazione, la Roquet sa che deve rispettare dei parametri – e dei perimetri – narrativi, e lo fa con ragguardevole attenzione e leggiadria (da non confondere con leggerezza), aggiungendovi anche un corretto accenno alla differenza di classe, senza fortunatamente enfatizzarla. La storia di Libertad è ad altezza occhi della protagonista Nora, che in un’estate, cominciata come quelle passate, improvvisamente scopre che il mondo ovattato (è di famiglia benestante) che la circonda è falso e pieno di problemi relazionali. Un velo di Maya (rappresentato a inizio film da una tenda smossa dal vento) che si lacera pezzo per pezzo, e da questi squarci Nora può vedere (finalmente) le prime verità. Nora, ottimamente interpretata dalla virginale Maria Morera Colomer, comincia a scoprire il reale anche attraverso Libertad (nomen omen), adolescente colombiana scalpitante e già svezzata dalla vita. Con l’arrivo di Libertad scatta nella giovane protagonista anche un profondo turbamento (ad esempio lo sguardo di Nora mentre Libertad si stende in bikini a bordo piscina per prendere il sole, o quando in discoteca Libertad bacia Manolo), ma la tematica omosessuale non viene mai palesata. Ed è questa la parte meglio gestita dalla Roquet, perché non calca la mano, lasciando, benché sia evidente, il dubbio di quest’ambiguità, proprio come la vivrebbe l’impacciata sessualmente Nora. La regista catalana è molto brava anche a utilizzare lo sfondo estivo, altro luogo comune nei bildungsroman. Periodo stagionale che metaforicamente significa sospensione delle responsabilità (scolastiche e lavorative), simbolicamente rappresenta anche l’età adolescenziale (l’esplosione della vitalità). L’estate proposto dalla Roquet funziona nei momenti in cui deve far palpitare i corpi delle due adolescenti, che cominciano a mostrare i primi segni di cambiamento, e nel velato significato di lontananza dalla scuola, che rimarca la loro acerba età. Le uniche note dolenti sono le metafore sono troppo marchiane, come ad esempio l’ultima uscita di scena della nonna.
Roberto Baldassarre