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BIG

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VOTO: 7.5

Punch alla cannella

Per il pubblico del 33° Trieste Film Festival il Miglior Cortometraggio è risultato BIG di Daniele Pini (Italia 2021). Scelta oculata, che conferma da un lato la particolare sensibilità e l’apprezzamento nei confronti di certe storie, da parte degli spettatori del festival, dall’altro il ruolo positivo di Zen Movie nel distribuire e far girare per festival corti italiani sempre piuttosto originali, curati nella confezione, diretti nell’esprimere sentimenti profondi.

Nella fattispecie, BIG è una fiaba moderna che alterna sullo schermo tratti delicati e insopportabili violenze fisiche e psicologiche, elementi eccentrici e altri fortemente archetipici.
Ne è protagonista Matilde (un’intensissima Rita Abela), ragazzona con dei problemi che viene sfruttata biecamente dal nonno (presenza di gran classe nel cast, quella di Enzo Provenzano), un losco figuro che all’occorrenza la cede pure ai balordi “compagni di merenda” per consentire loro di soddisfare certi pruriti. Unica presenza amica quella di Tonio (Luca Massaro), ragazzo altrettanto spaesato ma di buon cuore che, ogniqualvolta gli capita di incontrarla nella spiaggia frequentata da entrambi, estrae regolarmente dallo zainetto un thermos nel tentativo, spesso vano, di offrirle del punch fatto da lui.
Abbiamo quindi una eroina atipica e autentici orchi, inseriti in un contesto di apparente normalità, laddove però alcune singolari abitudini (come quella della protagonista di setacciare la sabbia col metal detector alla ricerca di oggetti metallici abbandonati, da rivendere poi in strada), introducono già qualche nota surreale, insolita, di quelle destinate poi a sfociare in un epilogo tanto catartico… quanto pirotecnico! Il tutto impreziosito peraltro dalla grazia desueta nel rappresentare certe situazioni, volendo anche quelle più sordide e opprimenti, un risultato attribuibile alla regia ispirata di Daniele Pini, come pure all’ottima fotografia di Sandro Chessa, capace di dare il massimo al momento di riprendere gli interni della catapecchia sul mare dove vivono Matilde e il nonno. L’antro dell’orco, qualora si voglia rientrare nell’alveo della favola crudele. Ma non senza speranza.

Stefano Coccia

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