Una Mostra radicata nella realtà
La 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (dal 28 agosto al 7 settembre) presenta già sulla carta quali sguardi ha voluto accogliere e rilanciare agli spettatori di quest’anno.
«Non più una definizione rigida e univoca di che cosa è cinema e cosa non lo è – ammesso che sia mai stato così: già André Bazin si era schierato dalla parte di un cinema impuro in contrapposizione all’algido rigore dei puristi (ed erano solo gli anni Cinquanta) -, ma una libera e avventurosa disponibilità a mettersi in mare senza necessariamente conoscere la meta del viaggio. Mi sembra questa la metafora più efficace per evocare lo spirito che ci ha guidato nella composizione di questo programma», ha dichiarato il direttore Alberto Barbera. Nel corso della conferenza stampa di presentazione una parola è tornata più volte: ricorrenze. In diversi titoli, infatti, è al centro la figura femminile, «ritratti di donne che anche quando sono realizzati da uomini, rivelano una sensibilità nuova e un’attenzione particolare all’universo muliebre, come raramente era successo in passato. Segno forse che le polemiche recenti, innescate dai movimenti di reazione alle prevaricazioni maschili in ogni ambito della società, hanno iniziato a lasciare un segno nella coscienza collettiva». In questa direzione si inseriscono, ad esempio, Les épouvantails di Nouri Bouzid (in Sconfini) sulla difficoltà di reinserimento nella società tunisina delle donne prigioniere dell’isis; il primo film girato da una donna a Kabul Hava, Maryam, Ayesha di Sahraa Karimi o ancora Verdict, opera prima del filippino Raymund Ribay Gutierrez (entrambi in Orizzonti) che tratta della violenza di genere, mentre in Concorso The Perfect Candidate di Haifaa Al Mansour (la regista de La bicicletta verde) è incentrato sulla figura di una dottoressa saudita che, sfidando il sistema patriarcale, si candida alle elezioni del consiglio municipale e Pablo Larraín ci offre con Ema una meditazione sul corpo umano, sulla danza e sulla maternità.
Seguendo sempre la strada tracciata dal direttore Barbera, «l’altra ricorrenza interessante si rintraccia nei film che si dedicano alla ricostruzione minuziosa e documentata di accadimenti della storia recente o passata, con una chiara e precisa volontà di attualizzare eventi altrimenti destinati ad essere dimenticati o, peggio, deformati da cattivi esercizi di memoria orale» tra cui citiamo (dal Fuori Concorso) Citizen K di Alex Gibney che esamina le dinamiche del potere in Russia; Colectiv di Alexander Nanau un profondo e inflessibile sguardo sul prezzo della corruzione e della verità partendo dal tragico incendio scoppiato in un night club in Romania; Adults in the Room di Costa-Gravas sulla crisi greca; Mosul di Matthew Michael Carnahan sulla squadra speciale di Nineveh: un’unità di ex poliziotti che conduce un’operazione di guerriglia contro l’ISIS nel disperato tentativo di salvare la città di Mosul e Sergei Loznitsa che con State Funeral che con filmati d’archivio unici, in gran parte inediti, mostra il funerale di Josip Stalin e il culmine del culto della personalità del dittatore. Dal concorso principale The Laundromat diretto da Steven Soderbergh dal romanzo “Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite di Jake Bernstein” e J’accuse di Roman Polanski sull’affaire Dreyfus. A proposito del Concorso significativa la scelta dei tre italiani: Martin Eden di Pietro Marcello, La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco e Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone. «Sono un po’ più radicali come sfide», ha affermato Barbera, il primo reinventando un classico della letteratura firmato da Jack London, il secondo alzando ancor più l’asticella della sua visione disincantata ed estrema e il terzo rinnova il suo stesso lavoro di ricreazione di un testo classico qual è quello di Eduardo De Filippo. Tanti sono gli autori nostrani nelle altre sezioni. Ne nominiamo alcuni: da Francesca Archibugi a Gabriele Salvatores (Fuori Concorso), da Nunzia De Stefano a Carlo Sironi (Orizzonti), passando per l’eterogeneità della sezione “Sconfini” che vede in programma Chiara Ferragni – Unposted di Elisa Amoruso, Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini ed Effetto Domino di Alessandro Rossetto e vogliamo citare anche la regista italiana prodotta da Biennale College, Chiara Campara (Lessons of Love).
Non dimentichiamoci che questo importante festival festeggia i settantasei anni e così anche per questa edizione un luogo storico come l’Hotel des Bains verrà animato dalla mostra intitolata “Ritratti (Opere uniche). 300 Polaroid raccontano i protagonisti della Biennale Cinema dal 1996 al 2004” (aperta dal 26 agosto al 15 settembre). «Ordinate cronologicamente nei nove anni di riferimento e arricchite dai video sul backstage dei vari set fotografici, le Polaroid giganti ripercorrono la presenza a Venezia di grandi personalità che hanno fatto la storia del cinema mondiale a cavallo del millennio, da Bernardo Bertolucci a Zhang Yimou, da Johnny Depp a Julianne Moore. L’esposizione è realizzata in collaborazione con l’agenzia Photomovie, che dal 1996 al 2004 ha documentato ufficialmente gli autori e i divi della Mostra del Cinema attraverso la Giant Camera prodotta da Polaroid in pochissimi esemplari, che realizzava fotografie che si sviluppavano in 80 secondi, dopo i quali il negativo moriva, lasciando solo positivi “unici”, non riproducibili» (dalla nota ufficiale).
Il programma di questi giorni viene ulteriormente arricchito dalle sezioni autonome della Settimana Internazionale della Critica e delle Giornate degli Autori. «I film scelti con la collaborazione competente, appassionata e generosa della nuova commissione di selezione, sono opere libere. Lavori in grado di mettere in discussione lo stato delle cose. Sono film ancorati nel mondo, il risultato delle situazioni che li ha visti nascere. Vengono da luoghi specifici per andare incontro al mondo. Non sono prodotti audiovisivi interscambiabili con infiniti altri. India, Iraq, Libano, Lituania, Messico, Cile, Regno Unito, Danimarca, Italia. Una selezione di film che si affaccia volentieri sul fantastico, ibridandosi con il thriller, il fantasy e l’animazione. Opere attraversate tutte dal piacere del racconto e dell’affabulazione senza mai dimenticare la sfida della forma», ha dichiarato il delegato generale della SIC Giona A. Nazzaro e vi segnaliamo l’italiano Tony Driver di Ascanio Petrini. La 16esima edizione delle Giornate degli Autori vede 11 film in concorso (rimanendo in casa troviamo proprio in concorso 5 è il numero perfetto, opera prima di Igort), 8 eventi speciali compresi i “Miu Miu Women’s Tales” e il film di chiusura Les chevaux voyageurs dedicato al “Re dei cavalli”, il poliedrico e carismatico Bartabas, 7 le “Notti Veneziane” alla Villa degli Autori, cui si aggiungono gli incontri, gli omaggi, i progetti speciali promossi dalle due associazioni ANAC e 100autori.
Come da tradizione la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha la sua preapertura con una chicca e questa volta tocca al film-scandalo (per via di un nudo integrale e della prima scena di un atto sessuale) della II Mostra del Cinema di Venezia del 1934, Extase (Estasi, 1932) scritto e diretto da Gustav Machatý, con Hedy Kiesler (poi Hedy Lamarr, come fu ribattezzata a Hollywood), in una nuova copia digitale restaurata in 4K. L’apertura, invece, è affidata a La vérité del giapponese Kore-eda Hirokazu alla sua prima produzione estera con un cast di tutto rispetto (Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier).
Impossibile esaurire in una presentazione tutto ciò che è previsto (non dimenticatevi anche le opere di virtual reality), ma ci teniamo a ricordare i Leoni d’Oro alla Carriera attribuiti al regista spagnolo Pedro Almodóvar e all’attrice inglese Julie Andrews.
Concludiamo condividendo l’auspicio del direttore artistico di Venezia76 «che dall’esperienza della Mostra di quest’anno si possa uscire un poco rassicurati sul futuro che ci attende, e assai meno inquieti per quella che appare come una deriva inarrestabile, ma che forse non è tale. Come si suole dire, non aspettatevi nulla ma siate aperti a tutto, visto che l’arte dovrebbe essere fatta per dare piacere e riconoscimento, non noia e intimidazione».
Maria Lucia Tangorra
Riepilogo recensioni per sezione della 76esima Mostra del Cinema di Venezia
Concorso
La vérité di Hirokazu Kore-eda
The Perfect Candidate di Haifaa Al Mansour
Marriage Story di Noah Baumbach
Martin Eden di Pietro Marcello
Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone
The Painted Bird di Václav Marhoul
Joker di Todd Phillips
Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra
J’Accuse di Roman Polanski
Ad Astra di James Gray
La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco
Ema di Pablo Larraín
Fuori Concorso
Seberg di Benedict Andrews
Il Pianeta in mare di Daniele Segre
Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores
The King di David Michôd
Citizen Rosi di Carolina Rosi e Didi Gnocchi
Orizzonti
Un figlio di Mehdi Barsaoui
Giornate degli Autori
5 è il numero perfetto di Igort (Igor Tuveri)
Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani
Scherza con i fanti di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna
Corpus Christi di Jan Komasa
La llorona di Jayro Bustamante
Cercando Valentina – Il mondo di Guido Crepax di Giancarlo Soldi
Un divano a Tunisi di Manele Labidi Labbé
The Great Green Wall di Jared P. Scott
Settimana della Critica
Ferine di Andrea Corsini
Tony Driver di Ascanio Petrini
El príncipe di Sebastián Muñoz
Los Océanos son los Verdaderos Continentes di Tommaso Santambrogio
Sconfini
American Skin di Nate Parker
Effetto domino di Alessandro Rossetto
Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini
Venezia Classici Documentari
Andrey Tarkovsky. A Cinema Prayer di Andrej Jr Andreevich Tarkovskij
Se c’è un aldilà sono fottuto. Vita e cinema di Claudio Caligari di Simone Isola e Fausto Trombetta
Fulci for Fake di Simone Scafidi
Fellini Fine Mai di Eugenio Cappuccio