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Scherza con i fanti

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VOTO: 7.5

Il canto della pace

Dopo il battesimo lidense a Venezia 76 come evento speciale delle Giornate degli Autori, il secondo appuntamento festivaliero in attesa della distribuzione nelle sale per Scherza con i fanti è andato in scena nella giornata conclusiva della quinta edizione di Visioni dal Mondo, laddove Gianfranco Pannone ha tenuto un’interessantissima masterclass e ha ricevuto un importante riconoscimento alla carriera. Premio assolutamente meritato per un regista che mantenendo viva e rispettando la tradizione dei grandi maestri del cinema del reale non ha rinunciato a percorrere una strada personale. Ed è lungo di essa che il cineasta napoletano ha incontrato il noto musicista ed etnomusicologo Ambrogio Sparagna, dando vita a un sodalizio pluridecennale che ha portato alla nascita di diverse opere per il grande schermo. L’ultima in ordine di tempo è proprio Scherza con i fanti che vuole essere al contempo sia un viaggio tragicomico nella recente storia d’Italia sia un universale inno alla pace. Per farlo si avventura in un tour che, riavvolgendo le lancette dell’orologio, si muove su una direttrice lunga più di cent’anni, a partire dal regio esercito post-unitario, che prova a scandagliare il difficile e anche sofferto e ironico rapporto del popolo con il mondo militare e più in generale con il potere, in cui agisce fortemente una pietas di matrice cristiana.
Il risultato è un intenso e avvolgente racconto per immagini, parole e musica, quest’ultima vero e proprio motore portante alimentato a getto continuo da canti dialettali e brani popolari di epoche, provenienze e stili diversi disseminati con grande generosità sulla timeline. In altre occasioni una presenza tanto assidua della colonna sonora (spalmata su 60’ dei 75’ complessivi) avrebbe fatto storcere e non di poco il naso, etichettata negativamente come onnipresente, ma stavolta il rapporto che intercorre tra la componente visiva e quella musicale è pressoché simbiotica, con l’una che va a completare e ad arricchire l’altra. Ne scaturisce un’armoniosa partitura audiovisiva che vede questo preziosissimo repertorio canoro e musicale (che può contare anche su brani originali composti dallo stesso Sparagna) accompagnare la linea narrativa costruita tassello dopo tassello da Pannone, dando ad essa il ritmo, la scansione e anche ulteriori stratificazioni emotive.
Scherza con i fanti diventa così un affresco storico animato da efficacissimi cortocircuiti spazio-temporali nei quali il presente intreccia il passato in un orchestrazione di eventi, temi, momenti, gioie, speranze, dolori e sofferenze di un popolo che, diversamente da quello che si potrebbe pensare, non è mai stato realmente belligerante e ferocemente guerriero, anche perché la millenaria storia del Paese ha visto fin troppe guerre, violenze, pestilenze per potersi affidare al solo amor patrio. Natura genetica, questa, che gli autori riescono a restituire con chiarezza di intenti e un mash up davvero curato di materiali d’archivio rintracciati con grande attenzione nelle teche dell’Istituto Luce Cinecittà. Il tutto integrato con le voci di chi certi eventi li ha vissuti sulla propria pelle e trascritti in punta di penna su quattro diari intimi (quelli di un sergente della marina militare in Kosovo, di una partigiana, di un combattente in Etiopia nel 1935 e di un soldato del Regio nell’Ottocento) che Pannone usa come testimonianze orali senza cadere mai in facili didascalismi. Ciò fa del documentario in questione una possibilità di riscoperta e osservazione di ciò che siamo stati e che abbiamo prodotto nell’arco di un secolo da un’angolazione alternativa, o quantomeno diversa da quella solitamente alla base del modus operandi utilizzato in operazioni analoghe che non ci avevano convinto allo stesso modo (vedi ad esempio Piazza Garibaldi di Davide Ferrario).

Francesco Del Grosso

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