Il cinema indipendente in rassegna
Dalla piattaforma in streaming IndieCinema alla creazione di un vero e proprio festival il passo è stato breve. Magari non facile, ma certamente spontaneo. Anche perché il cinema a basso budget costituisce la linfa di cui è composta la Settima Arte, anche se i non addetti ai lavori magari guardano solo la superficie del mastodontico apparato. Un corpus inevitabilmente segnato dal periodo pandemico che stiamo attraversando, eppure più vitale che mai, nonostante tutto.
Il grande merito di IndieCinema – inteso nel suo complesso, sia come piattaforma che rassegna – è quello dunque di fornire una vetrina, una visibilità ad opere altrimenti “condannate” a rimanere fruibili per una cerchia molto ristretta. Il discorso qualitativo in senso assoluto, ammesso che esista, passa allora in secondo piano; poiché il giudizio dello spettatore diventa l’unico giudice possibile. Come del resto è giusto che accada quando un’opera diventa pubblica, cioè alla portata di chiunque abbia intenzione di guardarla. Lungometraggi, cortometraggi, documentari. Su IndieCinema trova spazio qualsiasi idea di cinema. Poiché, giustamente, risulta proprio l’intuizione ad essere alla base di tutto. E soprattutto tanta passione verso quella forma d’arte che tutti noi troviamo irresistibile, fattore comune a tutte le opere presenti nel festival. Siano esse considerate – almeno secondo il nostro sindacabilissimo giudizio – pienamente riuscite o meno.
Abbiamo posto alcune domande al fondatore della piattaforma e ideatore del Festival Fabio Del Greco, di suo alfiere di una concezione di cinema orgogliosamente non allineata e perciò preziosa.
D: Da quali esigenze nasce la piattaforma IndieCinema? E quando hai partorito il progetto?
Fabio Del Greco: L’idea si è concretizzata nella primavera del 2019 ma già mi frullava in testa da alcuni mesi, poiché già in passato mi ero occupato di distribuire film indipendenti su un network di televisioni locali. Il discorso sul cinema indipendente trascende il settore cinematografico. È un concetto filosofico, ancor prima che politico. In tutte le attività umane esistono professionisti “dipendenti” e professionisti “indipendenti”. Il Piccolo Artigiano che fabbrica oggetti nella sua bottega è un lavoratore indipendente: la sua capacità di sostentamento, di avere nuovi clienti e conservare quelli vecchi, di creare oggetti di alta qualità, di acquistare materiali buoni, tutto dipende esclusivamente da lui. Ai clienti d’altronde non interessa che lui sia un lavoratore indipendente ma interessa la qualità del prodotto. Nel cinema, attraverso meccanismi di monopolio e di ignoranza e mancanza di senso critico del pubblico, si è verificato un paradosso che possiamo riscontrare in molti settori. Le grandi case di produzione, il settore industriale, le TV nazionali e lo stato hanno fatto dell’arte cinematografica una cosa di loro esclusiva proprietà al 100%, e pubblico, critica, e addetti ai lavori sono arrivati al punto di credere che la settima arte e questo tipo di prodotti mainstream siano la stessa cosa. Lo spettatore medio quando si parla di un film chiede spesso: “che attori ci sono”? L’artificio della presenza di star, creata a tavolino negli anni 20 a Hollywood, è diventata ormai tutt’uno con i film. Solo i cinefili meno superficiali conoscono il cinema come arte, le sue origini, gli stravaganti artigiani e artisti indipendenti che da Melies in poi sono stati la sua vera forza di cambiamento. La storia del cinema è stata trasformata in storia del registratore di cassa del Botteghino. Ciò che incassa diventa popolare, tutti parlano degli stessi attori e registi, delle grandi Star create dai media e dagli Studios o dalla TV di Stato. In questo contesto i registi non hanno avuto altre possibilità: lavorare per le tv nazionali, le grandi case di produzione, oppure elemosinare i soldi dallo Stato, sperando che le loro sceneggiature siano ritenute “di qualità”. Abbiamo vissuto un momento di massificazione e di omologazione senza precedenti da cui per fortuna ora stiamo uscendo, grazie alle nuove tecnologie, che se utilizzate correttamente favoriscono la distribuzione democratica e non il monopolio imposto dall’alto. Il risultato di questa triste epoca è stato che le piccole botteghe dei buoni artigiani indipendenti sono sparite, e la gente si è riversata a fare acquisti in massa nei grandi network commerciali. Il buon artigiano è diventato povero ed ha dovuto trovare un impiego presso il centro commerciale. È stato davvero incredibile che in Europa, per tanti anni, un film indipendente non abbia potuto trovare il suo pubblico se non passando dalla solita filiera dei fondi pubblici, tv e grandi distributori. Gli Stati Uniti sono stati sempre più democratici, ma solo per essere attenti se un determinato film d’essai incassava oppure no. Le persone sono state abituate per decenni a ricevere solo un piccolo ventaglio di offerte imposte dall’alto dai canali televisivi o dai grandi distributori cinematografici, e questa pigrizia, questo fatto che ci sia qualcuno che ti dice cosa devi scegliere, che cosa devi guardare, ha fatto sì che oggi questo grande pubblico è impotente di fronte alla rivoluzione che stiamo vivendo: non sceglie perché dice che ci sono troppi contenuti ma la verità è un’altra: non sceglie perché nel corso del tempo ha perso il suo spirito critico che è stato sostituito dalla fretta e dalla produttività. E si è creato nel tempo un esercito di artisti e di registi che pensano di poter lavorare solo con budget adeguati e volti famosi, dentro precisi canoni industriali. Se questo è vero per un certo tipo di progetti è assolutamente falso per altri: l’indipendenza e la libertà creativa possono andare ben oltre, come ci ha insegnato il passato. Dziga Vertov non avrebbe mai girato “l’uomo con la macchina da presa” se fosse stato stipendiato dal regime. E oggi ci sono migliaia di Dziga Vertov che stanno creando i loro film in libertà, in tutto il mondo.
Quindi tornando alla tua domanda, Indiecinema è stato creato proprio per dare la possibilità a centinaia di piccoli film d’essai selezionati, interessanti tanto quanto, se non di più, le produzioni famose di cui tutti parlano, di avere una loro visibilità e un loro mercato, di traghettare una nicchia di pubblico dal grande intrattenimento spettacolare al film d’arte. Nonché di dare lustro e visibilità a grandi classici della storia del cinema trascurati dalle piattaforme di streaming come Chaplin, Bunuel, Truffaut, Ferrero, e molti altri: ogni settimana il catalogo si arricchisce di un nuovo titolo. Aggiungo che, a parte il piccolo settore del cinema, spero che questo possa accadere ad ogni libero professionista, commerciante o imprenditore in ogni settore: trovare il loro spazio e il loro valore senza essere fagocitati dal sistema dei “big player”.
D: Considerato anche il particolare momento, sarà la fruizione in streaming il futuro del cinema?
F.D.G.: Negli Stati Uniti ormai lo sanno tutti già da qualche anno: il cinema continuerà a esistere ma sta diventando qualcos’altro. Il grande schermo e la sala stanno diventando sempre più degli eventi speciali, da tenere in grande considerazione come tutti I rituali sacri della nostra società. Ma il consumo di massa sembra sempre più orientato verso lo streaming. Ovviamente l’esperienza cinematografica della sala non è paragonabile a quella dello streaming, almeno ché, come il sottoscritto, non ti compri un buon proiettore e ti crei una piccola sala in casa. Ma i distributori indipendenti negli Stati Uniti utilizzano già da tempo la strategia di rilascio con un’unica data, sala e streaming in contemporanea. È l’unica possibilità di economizzare piccoli budget di marketing senza sprecarli. Credo che la sala, come del resto lo è già da diversi anni, sarà sempre più relegata a prodotti mainstream, e che i cinema continueranno a diminuire o a cambiare programmazione per sopravvivere. Il cinema d’autore si servirà sempre più del grande schermo per eventi speciali e unici, non per il consumo di film d’essai quotidiano.
D: Che tipo di riscontro avete avuto, in termini di abbonamenti, per la piattaforma?
F.D.G.: Studiando i grafici di crescita degli scorsi anni di altre piattaforme presenti in Europa e soprattutto negli Stati Uniti abbiamo avuto un riscontro davvero incredibile. Questi altri canali streaming, alcuni molto conosciuti e importanti, hanno impiegato diversi anni per decollare prima di raggiungere un impennata significativa di utenti. Per Indiecinema Invece questo è accaduto già alla fine del primo anno. A dicembre il flusso di utenti della piattaforma ha avuto un impennata eccezionale, con un trend di crescita addirittura del 1800 % rispetto agli ultimi tre mesi, e speriamo che continui così per tutto il 2021. Iniziamo ora per raccogliere i frutti di un cospicuo investimento dei mesi precedenti, ma a quanto pare molto prima di quanto è avvenuto per altri noti canali di streaming. Probabilmente in Italia solo ora i tempi sono maturi per fruire in streaming di canali di nicchia di questo tipo.
D: In che modo un’opera, sia italiana che internazionale, approda sulla piattaforma IndieCinema?
F.D.G.: I film che approdano sul canale Indiecinema sono tutti selezionatissimi dallo staff. Grazie alla collaborazione del critico cinematografico Stefano Coccia, tra i maggiori esperti del mondo del cinema indie, abbiamo potuto creare anche Indie cinema Film Festival che serve alla scoperta di nuovi talenti e di nuovi film d’essai. Inoltre c’è una continua attività di scoperta sia nei mercati cinematografici che negli altri festival che si occupano di cinema indipendente. Il motto della selezione è “indipendente, d’arte e d’essai si, ma noioso mai”. Il cinema troppo intellettualistico, che annoia, anche se ritenuto meritevole dalla più autorevole critica, non ci interessa, perché vogliamo che l’esperienza del pubblico sul canale sia sempre emozionante.
Passiamo ora la parola a Stefano Coccia, direttore artistico del festival nonché nostro caporedattore.
D: Come è avvenuta la selezione per questa prima edizione del Festival? Avete avuto molte richieste di partecipazione?
Stefano Coccia: Dunque, Daniele, per quanto riguarda le opere finora selezionate, cui si aggiungeranno ovviamente quelle destinate alla terza sessione in programma all’inizio del 2021, si può tranquillamente dire che la prima edizione dell’Indiecinema Film Festival abbia usufruito di un duplice canale. Ovvero la selezione è avvenuta attraverso un metodo più classico e un altro più personale, “creativo”. Da un lato ci si è affidati infatti al tradizionale bando online, riservato a corti, documentari e lungometraggi di finzione, che ha assunto da subito un carattere internazionale. E a questo aspetto ci tengo parecchio, perché sebbene venissero sottoposte alla nostra attenzione svariate opere realizzate in Italia, come è naturale che sia, diversi altri lavori ci sono stati inviati da paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Grecia, India, Afghanistan, Olanda, il che ha rappresentato senz’altro una positiva sorpresa. Riassumendo, sono alcune decine i film con tale provenienza, il bando regolarmente pubblicato su internet, che io e i vari membri del comitato di selezione abbiamo potuto visionare.
Per quanto riguarda invece l’approccio che ho poc’anzi definito “creativo”, mi riferisco invece ad alcuni titoli che, in qualità di Direttore Artistico, ho invitato personalmente in concorso dopo aver contattato personalmente autori, produzioni e distributori, avendone già constatato l’interesse e il valore nel corso della mia assidua frequentazione giornalistica di altri festival, rassegne tematiche, anteprime per la stampa ed eventi cinematografici di qualsiasi tipo.
D: Quali sono stati i criteri selettivi principali?
S.C. : Abbiamo cercato di rapportarci alla selezione con la massima elasticità possibile. Un po’ perché consci di operare per un festival appena nato, un po’ perché il concetto stesso di “cinema indipendente” può andar incontro a varie interpretazioni, a continue verifiche, tant’è che a volte è stato oggetto di discussione anche all’interno del nostro staff. E posso dire che di sicuro non abbiamo voluto essere troppo “talebani”, nel recintare ciò che può essere definito “indie”, cercando al contrario di includere opzioni d’ogni genere; e finendo così per pescare tra produzioni orgogliosamente “autarchiche” ed altre con qualche risorsa in più, ma comunque estranee al mainstream e alla grossa distribuzione.
Ecco, mi verrebbe quasi da usare l’aggettivo “inclusivo”, ma purtroppo da noi lo si utilizza con eccessiva faciloneria, se non addirittura con un timbro fastidiosamente modaiolo. Per cui definirei il nostro approccio “pluralista”, nel senso che attraverso la selezione ci proponiamo di mostrare al pubblico come il cinema indipendente sia tutt’altro che noioso, monolitico. Anche in virtù delle tantissime forme che assume, dal cinema popolare e di genere a basso costo alla sperimentazione pura o all’interessante ibridazione con altri linguaggi come il teatro e la musica.
Ringraziando sia Fabio che Stefano non ci resta che augurare lunga vita al Cinema, in particolare a quello di matrice puramente indipendente.
Daniele De Angelis
Riepilogo recensioni IndieCinema Film Festival 2020
Prima sessione
CORTOMETRAGGI
Colibrì di Davide Canali
Aggrappati a me di Luca Arcidiacono
Herstory di Simon Barletti
Agnus Dei 70 di Flavio Sciolè
De feet di Vittoria Campaner
Elephantbird di Masoud Soheil
The animal that therefore I am di Bea De Visser
DOCUMENTARI
Il conte magico di Marco Melluso e Diego Schiavo
Il sogno di Omero di Emiliano Aiello
Stromboli, fino all’ultimo battito di Hanspeter Aliesch
LUNGOMETRAGGI DI FINZIONE
Il metodo Kempinsky di Federico Salsano
Corona days di Fabio Del Greco
Occidente di Jorge Acebo Canedo
Seconda sessione
CORTOMETRAGGI
Doriana di Mariano Lamberti
Néo Kósmo di Adelmo Togliani
Sola in discesa di Michele Bizzi e Claudia Di Lascia
In the Land of Morning Calm di Alessandra Pescetta
Naturally di Dimitrios Stasinopoulos
The Shout di Federico Mattioni
DOCUMENTARI
The Sky over Kibera di Marco Martinelli
Was Shakespeare English? di Alicia Maksimova
LUNGOMETRAGGI DI FINZIONE
Bumba Atomika di Michele Senesi
Oro e piombo di Emiliano Ferrera
Il Ghigno e la Mucca di Fabio Nicosia
L’Uomo Samargantico di Luca Martinelli
FUORI CONCORSO
Vinilici. Perché il vinile ama la musica di Flavio Iannucci
Tutte le opere sono disponibili per la visione sulla piattaforma Indiecinema, alcune stabilmente e altre nel periodo del festival.