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Colibrì

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VOTO: 7

Il viaggio

Due giovani – una donna e un uomo – in una località simbolica, capace di segnare un inizio oppure, ambivalentemente, una fine. Uno smagliante bianco e nero li circonda. Sin da questi pochi elementi si evince la natura astratta del cortometraggio Colibrì, diretto da Davide Canali. Colibrì come qualcosa di inafferrabile, per certi versi inspiegabile al pari del sentimento che lega, appunto, due persone.
I due protagonisti si muovono di qualche passo, passando da una situazione interna ad una esterna, cioè dentro e fuori quello che sembra un casolare di campagna. Eppure, il loro, ci appare come un viaggio senza ritorno negli spazi indefiniti di un viaggio sentimentale, di un processo di conoscenza che muta in ogni singolo secondo. Anche per questo motivo i cinque e più minuti di durata del cortometraggio descrivono un’intera esistenza, fatta di alti e di bassi, di torti e ragioni che si fondono senza trovare una spiegazione definita. O magari una vincitrice oppure un vincitore. Ci si rincorre e ci si allontana. Si guarda avanti lasciando sempre un occhio al passato. Colibrì è un cortometraggio che lavora sul senso di evocazione, nel quale i pochissimi elementi mostrati fungono da leva per una possibile ricerca emozionale da parte di coloro che guardano al di là dello schermo. Per chi ama o ha amato, l’identificazione risulta molto facile. Perché quella lanciata da Colibrì è un’istanza che tutti possono cogliere: una necessità dell’anima che trascende l’istinto fisiologico, un qualcosa che ha bisogno di essere coltivato, curato con tutta l’attenzione e l’amorevolezza possibile. E, nonostante questo, può non dare garanzia alcuna di buon esito. Tutto, in Colibrì, ha un significato aperto alla lettura soggettiva, magari dipendente dal singolo stato d’animo di chi osserva. L’amore nasce, finisce, continua nella sua scoperta quotidiana o forse si arena nelle secche dell’incomunicabilità.
Cinque minuti di una narrazione convenzionale impossibile ma invece un breve lasso di tempo in grado di estendersi sino all’infinito. Un anti-racconto che prova, con quel pizzico di presunzione che non stona poiché contrassegnato dalla consapevolezza, a mettere in scena la vita attraverso poche immagini e momenti metaforici eppure vitali. La dimostrazione di come sia sempre possibile fare cinema con pochi mezzi ma la volontà di condividere un’emozione così sentita da essere percepità anche da altri.
Il cortometraggio di Davide Canali è inserito nella rassegna IndieCinema, festival di cinema indipendente in streaming fruibile all’indirizzo https://www.indiecinemafilmfest.com/.

Daniele De Angelis

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