Un grido dell’inconscio?
Nella storiografia si tende a definire un secolo con l’evento culturale che viene considerato più rilevante al suo interno per il progresso della storia umana. Così dunque si può udir definire il ‘700 il Secolo dei Lumi, l’800 il Secolo del Positivismo, il ‘900 il Secolo dell’Uomo e della Psicologia.
Al di sotto (o a fianco?) di queste definizioni si muove la storia buia e fantastica di ciò che può essere ricondotto sotto la dicitura di pensiero magico e che comprende pratiche come l’occultismo e lo spiritismo. Una strada altra rispetto alla via scientifica e che fu seguita soprattutto nelle arti. Espressionismo e surrealismo vi trovarono linfa, anche singoli autori, Arthur Conan Doyle sul finire della sua vita e, soprattutto, lo scrittore Gustav Meyrink. Del pensiero magico e di Meyrink si ritrova eco nel cortometraggio scritto e diretto da Federico Mattioni The Shout, presente nel Concorso Cortometraggi dell’Indiecinema Film Festival, il quale si pone dunque come ultimo rivelarsi di questo fiume carsico delle tenebre dell’inconoscibile. Fin dalle primissime immagini Mattioni riesce a suscitare un’atmosfera incubica nella quale piano reale ed onirico finiscono ben presto per fondersi in un’unica realtà inscindibile. Sottilmente si insinua nella mente dello spettatore un senso di disagio che non può essere definito propriamente paura ma che molto vi assomiglia; tuttavia esso non deriva da qualcosa che viene mostrato o detto, ma dal tono straniante del racconto. Un po’ come avviene davvero nei sogni. Non è tanto ciò che sogniamo a farci paura, ma il fatto che situazioni e personaggi non rientrino nella nostra percezione della normalità. E qui il richiamo a Meyrink ed al suo lavoro più noto, Il Golem, è tanto più forte. Entrambe le opere, di Mattioni e Meyrink, costituiscono uno scivolo verso l’inconcepibile, un mistero custodito in buie profondità, quasi una realtà parallela accessibile solo attraverso uno stretto passaggio che non è fisico ma psicologico. Capace di rivelare la propria presenza soprattutto durante il sonno, allorché la mente razionale è sopita, e l’incoscio può prendere il sopravvento. Freud ed i suoi successori tentarono, e tentano tuttora, di spiegarlo per via scientifica e razionale, non così molti artisti che a questa dimensione si sono accinti per via sensibile ed istintuale. In tutto ciò non ci appare dunque incongrua la decisione di Mattioni di non dare una struttura rigida e definita al suo lavoro, tutto scorre proprio come in un sogno, con immagini e figure che si susseguono formando una trama, appunto, onirica e surreale, aperta e senza un reale finale. I sogni sono così, ai potrebbe dire che non hanno né capo né coda, ma forse è solo perché costituiscono il manifestarsi di idee e suggestioni talmente profonde che solo una parte di esse riesce a giungere alla superficie della nostra mente.
Riuscire a completare un simile discorso in un tempo molto limitato come quello del cortometraggio dimostra una notevole padronanza dei mezzi e della materia.
Luca Bovio
Il cortometraggio è disponibile per la visione sulla piattaforma IndieCinema