Quando un uomo con il fucile incontra un uomo con la pistola…
Nel 1961 esce nelle sale di tutto il mondo Yojimbo del regista giapponese Akira Kurosawa. Distribuito in Italia con il titolo La sfida del samurai riceve molto interesse soprattutto da parte del pubblico cinéphile. Tra gli spettatori che si riempiono gli occhi con l’opera di Kurosawa c’è anche un allora giovane Sergio Leone. Nel 1964 arriva nelle sale Per un pugno di dollari, film grazie al quale Leone rilancerà la sua carriera e inizierà a costruirsi un posto nella storia del cinema. Tuttavia sorge un problema, Kurosawa vede in questo film un plagio del suo Yojimbo, inizia un dissidio legale che farà a suo modo storia. Vedendo le due pellicole è possibile che sorga una domanda: fu vero plagio? Tenta di rispondere lo studioso di cinema Riccardo Rosati con questo suo volume “Dalla Katana al Revolver”. Usando come punto di partenza le due pellicole succitate, l’autore imbastisce un minuzioso confronto ed una attenta analisi tra gli stili dei due registi che rappresenta tutta la prima metà del libro. La seconda si concentra sul confronto tra un’altra celeberrima pellicola di Kurosawa, I sette samurai (1954) e I magnifici sette (1960) di John Sturges.
Il confronto tra il lavoro di Kurosawa ed il film di Sturges serve all’autore per parlare dell’influenza del regista giapponese, che pure non fu veramente capito, sul nuovo cinema western proprio a partire da I magnifici sette. Così facendo l’autore si propone di mettere in evidenza il lavoro parallelo di demitizzazione operato da Leone e Kurosawa rispettivamente per il genere western ed il genere chanbara, in tal modo rivivificandoli e fornendo un nuovo punto di vista per realizzare opere di questo genere. Entrambi i registi dimostrarono una forte personalità autoriale ed indipendenza intellettuale in tale opera di scavo e ricostruzione dei generi. Questo fu soprattutto il lavoro di Leone e Rosati vi si concentra molto, anzi ne fa il centro della propria arringa difensiva dall’accusa di plagio rivolta al regista trasteverino. Non nega alcune somiglianze, punti in comune nella trama e nei personaggi che, effettivamente, potrebbero portare a pensare ad una copiatura e tuttavia rinnega partendo proprio da ciò la fondatezza dell’accusa. Yojimbo è sì ispirazione del lavoro di Leone ma solo come punto di partenza per creare un’opera puramente personale con tematiche indipendenti, come quella etnica del tutto assente nel film giapponese. Per Rosati è un falso mito quello del plagio; un’accusa paradossalmente più vera per la pellicola di Sturges ma che un maggiore sfoggio di astuzia da parte dei produttori americani evitò.
Concludendo, Rosati in questo bel libro ci offre un giusto spunto per vedere con occhi nuovi l’opera di questi due grandi registi, che, almeno idealmente, sono capaci di dialogare alla pari e di comprendere l’uno il lavoro dell’altro. Si può parlare perciò di orizzonte creativo comune e di comune influenza nel trasporre la figura del samurai dal Sol Levante al Sol Calante.
Luca Bovio
Dalla Katana al Revolver
Akira Kurosawa e Sergio Leone a confronto
di Riccardo Rosati
Profondo Rosso Edizioni 2020
208 pagine
21,17 euro