Un riflesso dei tempi
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia compie novant’anni dalla fondazione (nel 1932), ma ciò non significa ‘sedersi’ sul passato, anzi, riconoscerlo, farne tesoro e provare a scoprire sempre più – questo approccio lo si vede anche nella decisione di ripensare degli spazi (come la nuova sala per le conferenze stampa e lo spostamento della Sala Casinò al terzo piano). «I luoghi della Biennale e della Mostra in particolare sono già oggetto, e ancor più lo saranno nei prossimi anni, di impegnativi investimenti in infrastrutture e aggiornamento tecnologico, non ultimi quelli destinati al raggiungimento della neutralità carbonica, obbiettivo primario fin dal 2020 che ha già portato a risultati concreti, quali l’approvvigionamento energetico solo da fonti green e compensazioni economiche sulla base della raccolta dati di emissione di CO2 in tutte le nostre manifestazioni», ha evidenziato il Presidente della Biennale di Venezia, Roberto Ciccuto, nel corso della conferenza stampa di presentazione.
Ci sembrava importante evidenziare questo aspetto perché dimostra come la parola ‘ricerca’ e l’espressione ‘al passo coi tempi’ possano essere declinate su più fronti, compreso quello di pensare all’ambiente che ci circonda e che noi abitiamo.
In tal senso fa eco il diretto Alberto Barbera: «La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è il riflesso di questo momento tormentato, percorso da tensioni di ogni tipo, sottoposto a una trasformazione in atto di cui si percepiscono le dimensioni telluriche ma di cui non è concesso di vedere il punto di approdo finale. Ammesso che ne esista uno, in un mondo sempre più fluido e soggetto a cambiamenti repentini e imprevedibili. In un programma più vario del consueto, dove autori affermati trovano posto accanto a registi in cerca di conferme e, soprattutto, a esordienti di talento che ambiscono a un riconoscimento internazionale, prevale tuttora la sensazione che “il cinema voglia ancora cercare di confrontarsi col pensiero, con grandi temi e grandi interrogativi e con le relazioni profonde che legano gli individui tra loro, la forza dei sentimenti e della memoria e la capacità di spingere lo sguardo anche oltre l’orizzonte del presente”. Prendiamo a prestito le parole di Gian Piero Brunetta, estrapolate dall’opera monumentale che ricostruisce la storia della Mostra del Cinema, nel volume co-edito per l’occasione da Marsilio e La Biennale di Venezia. Mille e duecento pagine che si leggono “come un grande romanzo d’avventure, intrecciate (queste ultime) con le vicende politiche, sociali e di costume che hanno segnato l’Italia in questi nove decenni“.
Citiamo ancora la chiusa dell’intervento di Barbera: «La Mostra del Cinema di Venezia è anche questo: l’invito ad un viaggio sorprendente, al termine del quale forse non saremo più gli stessi di prima». Questa è la chiave della Settima Arte che, in questa circostanza, si può vivere all’ennesima potenza vista la quantità di film selezionati (per citare alcuni dati della Mostra: 73 lungometraggi, 16 cortometraggi, 2 serie tv; senza contare tutti i titoli delle Giornate degli Autori e della Settimana della Critica), la loro provenienza (56 Paesi rappresentati, dato ufficiale riportato dall’ufficio stampa della Mostra, nda) e tutto l’impegno profuso nel cercare qualità.
Molto attese sono le opere di registi già stati insigniti con l’Oscar: Alejandro G. Iñárritu (BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades), Martin McDonagh (The Banshees of Inisherin), Laura Poitras (All the Beauty and the Bloodshed), Oliver Stone (Nuclear), Frederick Wiseman (Un Couple) e Florian Zeller (The Son). La proposta italiana è sempre più ricca, con la possibilità di vedere in anteprima mondiale gli ultimi lavori di grandi autori come il maestro Gianni Amelio (Il signore delle formiche) o lungometraggi in cui se ne scoprono di nuovi come Roberto De Paolis alla sua opera seconda con Princess in ‘Orizzonti’, Fulvio Risuleo al suo terzo progetto da regista con Notte fantasma e Carolina Cavalli al suo esordio con Amanda (entrambi in ‘Orizzonti Extra’). Tanti altri ne potremmo nominare, ma il consiglio resta sempre quello di addentrarvi voi nelle pagine del programma, scegliendo di approfondire e, magari, talvolta seguendo l’istinto.
Ci auguriamo che viaggerete con noi alla scoperta di ciò che vedremo e proveremo, sperando che questi lavori – o almeno buona parte – possano trovare distribuzione (per alcuni è già prevista) ravvivando il desiderio di assistere ai film sul grande schermo, in una platea dove possono esserci gli amici o il/la compagno/a, ma anche sconosciuti con cui alla fine della proiezione fermarsi a dialogare.
Maria Lucia Tangorra
Riepilogo recensioni per sezione dalla 79° Mostra del Cinema di Venezia
Concorso
Il signore delle formiche di Gianni Amelio
All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras
Blonde di Andrew Dominik
No Bears di Jafar Panahi
Bones and All di Luca Guadagnino
Athena di Romain Gavras
Tár di Todd Field
The Whale di Darren Aronofsky
White Noise di Noah Baumbach
The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh
Fuori Concorso
Don’t Worry Darling di Olivia Wilde
Orizzonti
Princess di Roberto De Paolis
Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa
Bread and Salt di Damian Kocur
The Happiest Man in the World di Teona Strugar Mitevska
III di Salomé Villeneuve
Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel
Trenque Laquen – Prima parte di Laura Citarella
Trenque Lauquen – Seconda parte di Laura Citarella
Autobiography di Makbul Mubarak
Extra
Nezouh di Soudade Kaadan
L’origine du mal di Sébastien Marnier
Giornate degli Autori
Las Leonas di Isabel Achával e Chiara Bondì
Settimana della Critica
Reginetta di Federico Russotto