Buon sangue non mente
Tra i corti selezionati per la ventesima edizione delle Giornate del Cinema Quebecchese in Italia ve n’è uno, già passato alla Mostra del Cinema di Venezia, che di potenziali enigmi ne può presentare almeno un paio: il titolo, dalla spiccata vocazione numerica, ed eventualmente anche il nome della regista, che può far supporre natali (artisticamente) nobili. Se osservando sullo schermo le dinamiche relazionali tra i giovanissimi protagonisti, un così elettrico “triello” alla scoperta del Sé, dell’Altro e della Natura, il titolo III assume presto un significato particolare, pregnante, all’altro quesito possiamo rispondere affermativamente senza starci troppo a pensare; ebbene sì, Salomé Villeneuve è proprio la figlia dell’acclamato cineasta canadese, Dennis Villeneuve.
Ovviamente è un po’ presto per capire quanto talento sia stato trasmesso “dinasticamente”, se ci si trovi insomma di fronte a un altro “caso Coppola”. Sta di fatto che III è un corto tutt’altro che banale, sia a livello formale che contenutistico. Quest’ultimo aspetto risalta parecchio, ad esempio, se si fa esplicito riferimento alla resa “impressionistica” ma al contempo così vibrante, urticante, sincera, del rapporto tra i bambini protagonisti. Nella fattispecie tre fratellini, non dello stesso sesso, che durante una calda giornata estiva in riva al lago si confrontano per la prima volta con la Morte, attraverso un contatto con la Natura che a tratti può apparire poetico, armonico, a tratti invece drastico, insidioso, crudele. La cornice è in pratica una “wilderness” su misura di sguardi infantili. Riprese sontuose del paesaggio circostante, carrellate frenetiche ma eleganti per seguire una corsa tra gli arbusti, dettagli rivelatori dei volti e altre scelte registiche possono rammentare, volendo, la lezione di stile impressa da cotanto padre; ma Salomé Villeneuve sa anche trovare una sua strada, allorché nell’alterco e nel successivo abbraccio tra i tre fratelli si scorgono tracce di una sensibilità personale, genuina, in grado di comprendere e avviluppare tanto gli aspetti teneri che quelli maggiormente aspri e spigolosi della Realtà.
Stefano Coccia