Presa dalla vita
Figli più o meno noti che raccontano di genitori celebri ne abbiamo visti tantissimi nell’ultimo ventennio. Talmente tanti da spingere gli addetti ai lavori a creare un filone che potesse raccogliere tutti questi racconti audiovisivi una volta prodotti. Nel suddetto filone sono andati e vanno a trovare spazio quei documentari biografici che hanno come protagonisti uomini e donne passati alla storia per quello che professionalmente e umanamente di straordinario hanno fatto nel corso delle loro vite. Giuliano Gemma è uno di questi. Attore iconico di un cinema di genere e non solo che non c’è più, diventato famoso a livello internazionale per i suoi ruoli negli spaghetti western, nella sua lunga carriera interpretò oltre cento film e ricevette numerosi premi tra cui un David di Donatello speciale nel 1977 per la sua performance ne Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini. Il 1º ottobre 2013, a Cerveteri, fu coinvolto in un incidente stradale. Trasportato all’ospedale di Civitavecchia, vi morì poco dopo l’arrivo a causa di un arresto cardiaco. Una morte, la sua, che toccò nel profondo i migliaia di fan in Italia e nel mondo, ma anche e soprattutto i suoi affetti più cari, le due figlie avute dalla prima moglie Natalia Roberti, ossia Giuliana e Vera. Ed è proprio quest’ultima a rievocarlo nel docu-film Vera, per la regia di Tizza Covi e Rainer Frimmel, che arriva nelle sale dal 23 marzo con Wanted Cinema dopo l’anteprima mondiale alla 79esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha trionfato aggiudicandosi i premi per la migliore regia e la miglior attrice nella sezione Orizzonti.
Diversamente dai moltissimi biopic che si reggono e si sviluppano su e intorno al rapporto genitore-figlio, la coppia di autori del pluridecorato e toccante La pivellina danno forma e sostanza a un’opera che, nonostante essere concepita e transitata attraverso un lavoro di scrittura, riesce a muoversi efficacemente a cavallo tra reale e artefatto, tra documentario e finzione. Una costruzione a tavolino, quella di Covi e Frimmel, che però non intacca mai l’autenticità del vissuto e della narrazione che ne scaturisce. Gli autori catturano e al contempo giocano e plasmano con la realtà come avevano fatto anche in Mister Universo, “partorendo” una creatura ibrida, metacinematografica e dalle nervature di non-fiction. Lo fanno pedinando la protagonista nella vita quotidiana, tra incontri, provini e feste, per poi varcare la soglia della finzione ed entrare in una dimensione filmica nella quale la protagonista diventa un personaggio. Restando se stessa, Vera Gemma si sdoppia nel suo clone filmico per penetrare in una dimensione “altra” nella quale non vive, ma recita il vivere.
I due piani del racconto si confondono e si mescolano senza soluzione di continuità, scavando nelle pieghe più nascoste dell’esistenza pubblica e privata di una donna cresciuta all’ombra del padre e con addosso il peso di essere la figlia di, quel tanto da consegnare allo spettatore di turno un ritratto di Vera intimo e profondo, a tratti toccante quando si esplorano le dinamiche complesse del suddetto legame biologico che influisce sulla componente artistica. Ne vediamo i pro e i contro, ma senza doverlo ribadire ad ogni giro di quadrante di orologio dei quasi 120 che vanno a comporre la timeline. Vera va oltre, per toccare anche altre corde e argomentazioni dal peso specifico rilevante, come la solitudine, quella di una donna in cerca spasmodica di affetto e amore, da dare e da ricevere, che va cercando in rapporti fasulli e persino disonesti, nell’illusorio jet set o nella durezza dell’estrema periferia capitolina.
In questo modo, passando attraverso questo processo di alterazione genetica della realtà, al fine di crearne una falsamente reale, un po’ come era accaduto in maniera altrettanto efficace in salsa mockumentary con I’m Still Here di Casey Affleck e più di recente in Le Favolose di Roberta Torre, Vera riesce a smarcarsi e a differenziarsi da tantissime opere analoghe, che trattano grossomodo gli stessi temi.
Francesco Del Grosso