Imparare ad ascoltarsi e a ‘rifugiarsi’
I titoli di testa sono incorniciati da una grafica che ricorda quella delle pagine delle fiabe, quest’opera ha uno sviluppo che, in parte, ne segue i canoni, vuole richiamare il soprannome della protagonista, appunto ‘Princess’, è ha un ‘the end’ da scoprire. Qui tocchiamo un elemento importante: la direzione che l’opera seconda di Roberto De Paolis prende non è scontata ed è la chiave di riuscita insieme a ciò che lascia addosso allo spettatore.
Princess (una straordinaria Glory Kevin per la spontaneità di cui investe il personaggio – il regista ha incontrato Glory per strada, nda) è una giovane clandestina nigeriana che vende il proprio corpo – non a caso – ai margini di una grande città. «Come un’amazzone a caccia, si muove in una pineta che si estende fino al mare, un bosco ‘incantato’ in cui rifugiarsi, nascondersi dalla vita, guadagnarsi il pane quotidiano. Per sopravvivere deve fiutare l’odore dei soldi, schivare pericoli e sentimenti, un cliente dopo l’altro, senza soluzione di continuità» (dalla sinossi ufficiale).
La donna è ossessionata dal dover ottenere i soldi per (soprav)vivere, tanto che spesso ripete: «Ho bisogno di soldi per la mia vita» o ancora «Io mangio solo i soldi» e sembra che non esista nient’altro (come spesso capita, si presenta con un nome diverso al cliente di turno) – da un incidente a cui ha assistito con le compagne con cui condivide una casa, sfruttano l’occasione per mangiare ciò che non si immaginerebbe.
Colpisce la presenza scenica della protagonista, come si muova all’interno di questo bosco che, spesso in letteratura, nasconde pericoli; per lei diviene un habitat da coltivare, in cui pratica il suo lavoro dopo esser stata per strada e aver ‘ammaliato’, incontrando anche chi non si aspetterebbe, come qualcuno (un Lino Musella molto credibile per i tratti che deve incarnare e, talvolta, suggerire) che si addentra nel bosco per andare in cerca di funghi…
Nella dura legge della strada, ci si può salvare a vicenda da un cliente inopportuno; purtroppo però vige sempre una lotta che richiama quella degli animali: si può fare gruppo così come ritrovarsi da soli se serve per avere quei pochi soldi in più.
Negli occhi di Princess si può leggere l’apatia e il ‘non sentire’ mentre effettua/subisce il suo lavoro, così come un barlume di speranza quando abbassa – in parte – le difese con Corrado (Musella). Due anime sole: lei ha paura degli animali, lui delle persone, eppure qualcosa accade tra loro, uno sguardo diverso si pone su di lei (e non solo) e questo, inizialmente, la spaventa. «Ti regalo questo, è come un fiore», afferma l’uomo dopo aver trovato un gruppo di funghi che sembra un mazzolin di fiori.
Il film di De Paolis (di cui ricordiamo l’esordio con Cuori puri) inserisce nella sceneggiatura un dialogo che va in profondità su come Princess veda/viva il proprio corpo, la macchina da presa mostra il pudore di fronte alla richiesta di un cliente e noi che osserviamo, di riflesso, abbiamo la pelle d’oca.
«Gli esseri umani sono un grande sbaglio. Dio ha fatto uno sbaglio con noi» asserisce Corrado con un misto di lucidità e disincanto – poco prima ha avuto il pensiero di dare del cibo ai colombi.
Come in tutte le fiabe, possono avvenire momenti magici, che, in questa circostanza, corrispondono a istanti di vita quotidiana, di sguardi senza doppi fini, carichi della vita vissuta in solitudine, i due si divertono a biliardino e provano la sensazione del toccarsi per un ballo eppure lei nutre sempre il timore di essere usata.
«Ho costruito il film fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che lo hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse», ha specificato il regista aggiungendo. «Si è creato così uno spazio di lavoro nuovo, libero: insieme abbiamo percorso strade diverse e credo più autentiche rispetto alla rappresentazione, spesso pietistica, a cui siamo abituati quando si parla di immigrazione, clandestinità, prostituzione. Sempre in bilico tra il racconto dal vero di una realtà degradata e quello lirico di un’umanità ferita, il film è un racconto di formazione: perché Princess, prima di ogni altra cosa, è una ragazza di diciannove anni che, aggrappata al proprio candore, cerca di resistere alla ferocia del mondo».
Non vogliamo aggiungere altro se non che Princess dimostra di come si possa raggiungere un difficile equilibrio tra la il lato oscuro degli uomini, il pensare che non ci sia un’altra via e barlumi di eccezioni come la calma che può arrivare in un bosco dopo la tempesta e che può essere sinonimo di accoglienza e non solo associato all’immaginario della paura.
Completano il cast Sandra Osagie (Success), Salvatore Striano (cliente tassista) e Maurizio Lombardi (cliente ricco).
Princess è stato scelto come film d’apertura, in concorso, della sezione Orizzonti della 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e sarà distribuito da Lucky Red.
Maria Lucia Tangorra