La realtà oltre i confini
La nuova annata festivaliera e di conseguenza il tour di Cineclandestino nelle kermesse dedicate alla Settima Arte nelle sue diverse declinazioni ed espressioni comincia nella città giuliana, laddove in questo 2025 appena sbocciato si terrà (nelle sedi del Politeama Rossetti, del Teatro Miela e del Cinema Ambasciatori) dal 16 al 24 gennaio la 36esima edizione del Trieste Film Festival. Diretta da Nicoletta Romeo, la manifestazione rappresenta il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale, che nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino continua a essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori da scoprire, con i nomi più interessanti del cinema europeo.
Doppia inaugurazione: giovedì 16 gennaio proiezione dell’ultimo film di Peter Kerekes, Wishing on a star (che ha esordito alla Mostra di Venezia 2024, distribuito ora da Lab 80), storia dall’Italia ai più lontani lidi del mondo lungo il lavoro dell’astrologa napoletana Luciana, a cui seguirà – nell’apertura del Politeama Rossetti (20 gennaio) – l’anteprima italiana di Sterben di Matthias Glasner, comedy-drama tedesca presentata alla Berlinale 2024 (presto in sala in Italia con Satine Film con il titolo Lo spartito della vita), ironica e graffiante, sul rapporto tra affetti e morte in una famiglia disfunzionale eppure ancora viva. Quest’ultimo sarà introdotto in sala dalla proiezione del film muto, il corto del 1921 The Perl of the Ruins di Giovanni Vitrotti, accompagnato da una performance live con il pianoforte a cura di Andrej Goričar. Rapporti familiari e ricerca di nuove possibilità sono al centro anche dell’evento di chiusura, con la prima nazionale di Crossing di Levan Akin (prossimamente nei cinema italiani con Lucky Red), viaggio dalla Georgia alla Turchia, incontro inaspettato con il mondo queer.
La lente sul mondo passa, necessariamente, dallo sguardo sull’attualità alle guerre ancora in atto proprio alle porte dell’Europa: in anteprima italiana arriva The invasion di Sergei Loznitsa che documenta la lotta del suo Paese contro l’invasione russa, in una tela monumentale e compassionevole di una nazione determinata a difendere il proprio diritto di esistere. Dal documentario al racconto più intimo delle conseguenze della guerra in Ucraina, come in Under the volcano di Damian Kocur – regista che con il precedente Bread and Salt vinse il Premio speciale della Giuria Orizzonti a Venezia 2022, oggi candidato agli Oscar per la Polonia – che dipinge uno scavo profondo sul senso di colpa, verso se stessi e il proprio Paese, tra latenti rotture familiari, anche lontano dal luogo del conflitto. In anteprima italiana, al festival ci sarà anche My Late Summer di Danis Tanović, regista premio Oscar al Miglior film straniero nel 2002 con No Man’s Land, che oggi ritorna con il candidato all’Oscar per la Bosnia, film dolce-amaro che indaga il passato nel Paese con una storia di eredità e perdono. In sala a Trieste poi il miglior film a Venezia Orizzonti 2024, The New Year That Never Came di Bogdan Mureşanu, commedia corale e dolce-amara sull’orlo della rivoluzione nella Romania del 1989, dove sei vite si incrociano tra proteste e lotte personali, portando alla caduta di Ceaușescu e del regime comunista. Proprio da qui, dalla Romania post-socialista, attinge Eight Postcards from Utopia di Radu Jude – presente nella sezione “Romanian experimental cinema programme: Expanded” – tra le ultime trovate del regista rumeno, documentario di found-footage assemblato esclusivamente con pubblicità di quel periodo storico, era di transizione, rimbalzando tra poesie ritrovate e un’enciclopedia obsoleta, tra trash art e mitologia capitalista (in collaborazione con il filosofo Christian Ferencz-Flatz).
Tra le novità, nasce quest’anno la sezione “Visioni Queer”, curata da Giuseppe Gariazzo, per seguire lotte e diritti (ancora) negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici, con titoli come As I was looking above I could see myself, documentario del kosovaro Ilir Masanaj, il primo girato in Kosovo senza oscurare volti e nomi dei profili coinvolti, Housekeeping for Beginners, film del nord-macedone Goran Stolevski, dramedy su una comune queer dove la legge si oppone alla libertà dei corpi, e Avant-Drag! Radical Performers Re-Image Athens del greco Fil Ieropoulos, ritratto di dieci artisti e artiste drag che vivono ad Atene, delle loro performance artistiche, veri gesti politici.
Ancora, la sezione “Wild Roses” è dedicata quest’anno alle cineaste della Serbia contemporanea, curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno; la retrospettiva sul 1945 “La guerra è finita?” a cura di Francesco Pitassio riflette sul lascito e l’eredità del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine; come di consueto, torna anche il Premio Corso Salani, i film del TSFF dei Piccoli, e un programma ricco di eventi collaterali in tutta la città.
Francesco Del Grosso
Riepilogo recensioni dalla 36esima edizione del Trieste Film Festival
Concorso Lungometraggi
Kyuka: Before Summer’s End di Kostis Charamountanis
Our Lovely Pig Slaughter di Adam Martinec
Family Therapy di Sonja Prosenc
The Shameless di Konstantin Bojanov
Toxic di Saulė Bliuvaitė
Three Kilometres to The End of the World di Emanuel Pârvu
Lesson Learned di Bálint Szimler
Lungometraggi Fuori Concorso
The New Year That Never Came di Bogdan Mureşanu
Concorso Cortometraggi
The Man Who Could Not Remain Silent di Nebojša Slijepčević
Dancing in the Corner di Jan Bujnowski
Eventi Speciali
Sterben di Matthias Glasner
Wishing on a Star di Peter Kerekes
Wild Roses
Celts di Milica Tomović
When the Phone Rang di Iva Radivojević
Fuori dagli Sche(r)mi
Faruk di Aslı Özge