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Trieste Film Festival 2024: presentazione

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Un ponte sull’Europa

Accantoniamo, visti i tempi, il discorso su Trieste crocevia d’Europa; al contrario consideriamo idealmente la città giuliana come un ponte verso l’Europa dell’est. Dove, se dal punto di vista socio-economico l’unità europea ha fallito lasciando un gran numero di risposte insolute dando così campo libero a sovranismi di varia specie, il Cinema prova simbolicamente a riunificare.
Come sempre – ma ora più che mai – anche la trentacinquesima edizione del Trieste Film Festival si propone il meritorio obiettivo di gettare uno sguardo approfondito sulla cinematografia dell’Europa orientale, portando alla luce opere di qualità e vitalità uniche che quasi mai riescono a godere di una distribuzione italiana. Tantissimi film, un numero da far invidia ai festival maggiori, suddivisi nelle sezioni canoniche. Già i titoli scelti per l’apertura, in questa edizione addirittura doppia, raccontano molto del livello di un’edizione da non perdere. Il 19 gennaio presso il teatro Miela ecco uno dei lungometraggi maggiormente premiati dell’intero 2023, ossia Do Not Expect Too Much from the End of the World del talentuoso cineasta rumeno Radu Jude. Titolo programmatico per un’opera originalissima. Si bissa il 23 gennaio, stavolta al Politeama Rossetti, con Green Border, appassionato atto d’accusa della veterana polacca Agnieszka Holland alle politiche migratorie del proprio paese e di riflesso sull’Europa intera. Già presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia nonché di prossima uscita nelle sale italiane Green Border è destinato a colpire tutti coloro che vagheggiano di paesi rinchiusi a doppia mandata nel nome di un’autosufficienza ormai impossibile.
Oltre a segnalare l’interessante Focus sulle autrici del cinema tedesco, ovviamente capitanate da Margarethe von Trotta, denominato Wild Roses, entriamo nel vivo del palinsesto con i sette titoli che compongono il Concorso. Tra di essi incuriosiscono Without Air dell’ungherese Katalin Moldovai, incentrato narrativamente sulla proposizione di un film in un liceo magiaro destinata a generare assurde polemiche. Parabola esemplare dell’Ungheria contemporanea. Dalla Slovenia quasi un thriller lynchiano per Observer di Janez Burger, in cui una giovane paramedica inizia a ricevere inquietanti video a proposito di un orrendo crimine trasmesso in streaming su Facebook. Perché?
Curiosamente tre degli altri lungometraggi in Concorso spostano all’indietro le lancette della Storia, rievocando un passato – prossimo o remoto – con evidenti addentellati al presente. Opere tutte da scoprire.
Nel Fuori Concorso altre presenze “nobili”, come ad esempio il rumeno Cristi Puiu con il fluviale e ambizioso MMXX (160 minuti), mentre tra gli altri titoli – cinque in tutto – desta molta curiosità Excursion della bosniaca Una Gunjak, paradossale ricerca identitaria, a suon di invenzioni, da parte di un’adolescente inquieta.
Tra gli Eventi Speciali, oltre ai menzionati titoli di apertura, riappare il capolavoro The Zone of Interest di Jonathan Glazer, premiato a Cannes 2023. Al di là dell’appartenenza geografica del regista (britannico), teoricamente non di pertinenza del Festival, un’opera girata nella Polonia degli anni oscuri nazisti da vedere e rivedere a qualsiasi latitudine.
Nel ricchissimo palinsesto del Trieste Film Festival 2024 non poteva mancare uno spazio dedicato al documentario. Ben dieci opere compongono infatti il Concorso. Molto ricche di suggestioni, tra tutte spiccano Cent’anni di Maja Doroteja Prolog che segue il tour ciclistico in Italia del protagonista Blaz, sopravvissuto ad una malattia terminale. Mentre A Picture to Remember dell’ucraina Olga Chermykh racconta l’odissea di tre generazioni di donne in fuga dal conflitto con la Russia.
Nel Fuori Concorso rimarchevole presenza italiana. A far da capofila Nomi al vento di Anna Albertano, dedicato alla tragedia della Shoah, con la testimonianza di alcuni sopravvissuti alla deportazione. Premiato al Sundance è invece Smoke Sauna Sisterhood (di prossima uscita italiana con il titolo di Smoke Sauna – I segreti della sorellanza) della cineasta estone Anna Hints, suggestivo resoconto di come una sauna possa cambiare l’esistenza di due donne.
Completano il quadro cortometraggi di varia provenienza, altre sezioni speciali, incontri e masterclass di grande interesse, spesso incentrate sulla stringente attualità.
Non resta dunque che augurare buona visione a coloro che saranno fisicamente presenti durante gli otto giorni della kermesse triestina. Per i nostri lettori recensioni delle opere presentate. Buona lettura.

La Redazione

Riepilogo recensioni dalla trentacinquesima edizione del Trieste Film Festival

Concorso Lungometraggi

Without Air di Katalin Moldovai

Libertate di Tudor Giurgiu

Lost Country di Vladimir Perisic

Fuori Concorso Lungometraggi

Blaga’s Lessons di Stephan Komandarev

Explanation for Eveything di Gábor Reisz

Concorso Documentari

1489 di Shoghakat Vardanyan

Fuori Concorso Documentari

Kino Volta di Martin Turk

Smoke Sauna Sisterhood di Anna Hints

Eventi Speciali

The Zone of Interest di Jonathan Glazer

Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude

Green Border di Agnieszka Holland

Beautiful Beings di Guðmundur Arnar Guðmundsson

The Red Coloured Grey Truck di Srdan Koljevic

Fuori dagli Sche(r)mi

Cherry Juice di Mersiha Husagic

Wild Roses

Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade

Ingeborg Bachmann – Journey into the Desert di Margarethe von Trotta

Western di Valeska Grisebach

Anişoara di Ana-Felicia Scutelnicu

Paris Calligrammes di Ulrike Ottinger

In the Blind Spot di Ayşe Polat

InCinema

L’événement di Audrey Diwan

 

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