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Vi presento Toni Erdmann

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VOTO: 7.5

Quel filo indissolubile tra genitori e figli

Che la Germania non sia, di norma, associata alla commedia o al genere comico è cosa ormai risaputa (nonostante grandi nomi della cinematografia mondiale come Ernst Lubitsch o Billy Wilder provenissero, appunto, da paesi germanici – ma questa è un’altra storia). Volendo mettere da parte, però, ogni qualsivoglia luogo comune riguardante la cinematografia tedesca, non ci resta che riconoscere che, di quando in quando, ci arriva qualche bella sorpresa anche da parte di chi non ce lo saremmo mai aspettato. Perché, di fatto, è così: per quanto riguarda la cinematografia contemporanea, i nostri amici teutonici sono ottimi nella realizzazione di polizieschi o noir (quasi al pari dei francesi), ma, purtroppo – salvo rare eccezioni, quali, ad esempio, il recente Lui è tornato – piuttosto debolucci quando si tratta di far ridere. Basti pensare, infatti, alle numerose, imbarazzanti commedie romantiche – prime fra tutte quelle della sopravvalutatissima Sandra Nettelbeck – prodotte negli ultimi anni. Eppure, stavolta, qualcosa di buono è venuto fuori. Ed infatti di ciò sembrano essersene accorti in molti, dal momento che il lungometraggio in questione è non solo candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero, ma ha anche vinto numerosi Premi EFA (ben cinque, per l’esattezza), oltre al Premio FIPRESCI Critica Internazionale al Festival di Cannes 2016. Stiamo parlando dell’acclamato Vi presento Toni Erdmann diretto dalla giovane regista Maren Ade, la quale, appunto, sembra aver trovato una chiave giusta per raccontar novelle sul grande schermo.
Un padre, una figlia. Decisamente anticonvenzionale il primo, tutta dedita alla carriera la seconda. Due mondi che, con il passare del tempo, si sono allontanati sempre di più. È questa la storia di Winfried, il quale, pur di recuperare il rapporto con sua figlia Ines – diventata, per lui, ormai quasi un’estranea – e di insegnarle a prendere la vita con più leggerezza, la raggiunge per un breve periodo a Bucarest. Le cose, ovviamente, non sembrano mettersi troppo bene per il bizzarro Winfred, il quale viene sempre visto come una presenza estranea ed invadente. L’uomo, però, non si dà per vinto e, pur di trovare un modo di avvicinarsi alla figlia, inizia a spacciarsi per un diplomatico tedesco di nome Toni Erdmann, indossando una parrucca ed una vistosa dentiera. Sua figlia Ines accetta la sfida e, da quel momento, ne accadranno di tutti i colori.
Già da una sommaria lettura della trama si può intuire che Vi presento Toni Erdmann è un vero e proprio crescendo di gag e situazioni al limite del reale. Ciò che fin da subito colpisce, però, è la singolare messa in scena adottata, la quale fa sì che ciò che vediamo sullo schermo non sia mai eccessivamente “urlato”, mai del tutto esplicito, ma, al contrario, grazie ad una regia essenziale e priva di ogni qualsivoglia orpello e, soprattutto, grazie ad una colonna sonora che prevede la quasi totale assenza delle musiche – fatta eccezione, ovviamente, per quelle prettamente diegetiche – si tratti di qualcosa di fortemente sottile, grottesco e raffinato allo stesso tempo. Basti pensare, ad esempio, alle sole espressioni di Winfried/Toni Erdmann o a situazioni al limite del reale come l’improvvisata festa per nudisti organizzata “involontariamente” da Ines. Il risultato finale ricorda, addirittura, alcune tra le migliori commedie scandinave degli ultimi anni (di Ruben Östlund e di Hans Peter Moland, ad esempio), le quali, si sa, proprio per queste loro caratteristiche “estreme”, o le si odia o le si ama. Ma tant’è.
Ovviamente, una così accurata messa in scena degli espedienti comici presuppone anche una grande attenzione ai rapporti umani raccontati: apparentemente freddo, ma in realtà tenerissimo il rapporto tra Winfried ed Ines, si evolve in modo lineare nella sua complessità, fino ad arrivare all’agognato abbraccio finale ed al bellissimo gesto della ragazza che decide di indossare, scherzosamente, la dentiera usata dal padre per impersonare Toni Erdmann. Gli interpreti Peter SImonischek e Sandra Hüller, dal canto loro, hanno fatto di tutto per rendere sullo schermo degli ottimi protagonisti, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Winfried, vero cavallo di battaglia di tutto il lungometraggio.
Forse tutti i premi assegnati a Vi presento Toni Erdmann sono stati eccessivi? Può darsi. Il punto, però, è questo: se si pensa al lungometraggio della Ade come a qualcosa di sottile, raffinato e ben confezionato, di sicuro non si resterà delusi al termine della visione. E questa, ovviamente, non è cosa da poco.

Marina Pavido

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