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Smoke Sauna – I segreti della sorellanza

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VOTO: 7,5

Contrasti termici, concordanze emotive

Caldo estremo. Freddo estremo. Una contrapposizione così netta può far pensare a un possibile shock termico, se non si è avvezzi a certe tradizioni, eppure in Finlandia e in altri territori di cultura affine passare dal calore così intenso della sauna al contatto repentino con acqua gelida, per esempio quella di un lago ghiacciato, viene considerato prassi salutare. E così è, in effetti. Sempre seguendo in modo coscienzioso le tappe di ciò che può essere considerato alla stregua di un rito.
Tra i paesi ugualmente appartenenti al ceppo linguistico ugro-finnico che condividono molto, a livello culturale, con la nazione scandinava, vi è naturalmente l’Estonia. Ed estone è la regista Anna Hints, che tanti consensi sta ricevendo nel mondo col suo documentario Smoke Sauna – I segreti della sorellanza. A partire dalla fortunata premiere avvenuta circa un anno fa al Sundance Film Festival. Allorché quel continuo intrecciare la minuziosa rappresentazione dei gesti che si svolgono fuori e dentro una sauna pubblica, persa nei boschi della regione baltica, con il sentire più profondo delle protagoniste, fece breccia nel cuore del pubblico.

Per questa rapsodica disamina del documentario in questione eravamo partiti idealmente dalla vicina Finlandia. Lì Sauna è addirittura il titolo di un cult movie datato 2008, eccentrico horror firmato dal poliedrico Anti-Jussi Annila, che attraverso una storia dalle tinte soprannaturali si era divertito a porre sotto una luce diversa, per certi versi anche piuttosto iconoclasta, quella che per le popolazioni ugro-finniche è un’istituzione da tempo immemore.
Interessata a tematiche ben diverse, una cineasta come Anna Hints ha voluto condurci invece per mano nella piccola città di Voro, in Estonia, laddove le donne del posto ancora praticano la sauna alla maniera antica, cogliendo inoltre l’occasione offerta da quel rituale collettivo per confrontarsi su questioni personali e sociali decisamente delicate. Andando così incontro a una potenziale catarsi, in cui il carattere purificatore dell’acqua svolge un ruolo sia pratico che simbolico.
L’impronta della collettività è qui simile in parte a quella riscontrata presso altri contesti nordici. Ci è persino tornato in mente, per assonanza, l’affascinante libro fotografico pubblicato nel 1993 da Wim Wenders, “Una volta”: lì il cineasta tedesco, gran viaggiatore, tra i tanti scenari approcciati si era lasciato suggestionare anche dal clima di condivisione e di partecipazione comunitaria, riscontrato in Islanda e per essere più precisi nella gettonatissima piscina pubblica di Reykjavik

Terminate le digressioni, possiamo dire che di Smoke Sauna – I segreti della sorellanza abbiamo finito per apprezzare diversi elementi. In primis quello simbolico, iconico. La permanenza delle donne nella sauna è scandita da momenti rituali, nei quali non è certo difficile scorgere un lontano ascendente sciamanico, animista: lo si coglie nel modo di rivolgersi all’acqua, attraverso formule dal sapore antico, o ad altri elementi naturali coinvolti in tale operazione, come pure in quel fustigarsi leggermente con ramoscelli di betulla che amplifica una richiesta di purificazione, rivolta sia al Corpo che all’Anima. La fotografia, fatta di totali dell’ambiente prescelto e al contempo di dettagli minuziosi, di inquadrature che rendono quasi palpabile la cangiante presenza del vapore acqueo, accresce l’impronta misterica del film.
E poi vi è l’aspetto interpersonale, solidale, sociale della comunicazione svolta lì dentro, intercettato a più riprese nelle confidenze e nei racconti spesso crudi e intimamente raggelanti di donne che, a partire dall’ambito famigliare, affettivo, hanno subito grossi traumi nel corso della loro vita; traumi che tra l’impatto con la freddissima acqua del lago e il calore intenso della sauna sembrano sciogliersi anch’essi, in un moto liberatorio simile al pianto o al grido.

Stefano Coccia

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