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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro 2017: presentazione

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Dove c’è il presente, c’è anche il passato e il futuro

Prenderà il via il 17 giugno nella splendida cornice dell’arena di Piazza del Popolo di Pesaro, con la proiezione de Gli intoccabili, la 53esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema. Quale occasione migliore se non la serata d’apertura della manifestazione diretta da Pedro Armocida per rendere omaggio all’indimenticabile gangster-movie di Brian De Palma, che quest’anno spegne le sue trenta candeline. Da lì avrà inizio una otto giorni di grande cinema, nella quale i fotogrammi e i pixel delle produzioni più recenti si andranno a mescolare con quelli del passato e anche del futuro. Come ogni anno la line up si muove liberamente lungo un’asse spazio-temporale destinata a regalare al pubblico di turno inaspettate sorprese, diverse conferme e anche piacevoli riscoperte. Programma alla mano, il menù offerto della manifestazione marchigiana sembra all’altezza dei precedenti, ma saranno gli schermi pesaresi a confermarcelo oppure no. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa il cartellone di questa 53esima edizione riserverà agli spettatori e agli addetti ai lavori, noi compresi che ve la racconteremo ancora una volta in diretta con recensioni e approfondimenti sul campo.

Naturalmente gli occhi saranno puntati sul Concorso Pesaro Nuovo Cinema, con la giuria composta dal cineasta portoghese João Botelho, dal regista e direttore della fotografia italiano Mario Brenta e dall’attrice e regista italiana Valentina Carnelutti, chiamata a conferire i vari riconoscimenti, tra cui il Premio Lino Miccichè, scegliendo in una rosa formata da opere prime o seconde presentate in anteprima mondiale, internazionale o italiana, selezionate tra i centinaia di film arrivati al festival e tra quelli cercati in giro per il mondo. La ricerca ha portato a un interessante ventaglio di otto titoli di provenienza, stile e approccio, completamente diversi, che é il risultato del tentativo del comitato di selezione di segnalare le opere cinematograficamente più libere e nuove, lontane magari anche dall’idea che si ha dei film “da festival”, a cominciare da António Um Dois Três, opera prima del giovanissimo brasiliano Leonardo Mouramateus, appena ventiseienne, nel quale le storie di tre personaggi alla ricerca d’amore si intrecciano sullo sfondo di una Lisbona magica. Tre sono anche i protagonisti di The First Shot, diretto da Yan Cheng e Federico Francioni, che difenderanno i colori della produzione nostrana. La pellicola racconta di tre esseri umani molto differenti, ma accomunati dalla ricerca della propria identità in una Cina in perenne mutamento. D’ambientazione cinese è anche Children Are not Afraid of Death, Children Are Afraid of Ghosts di Rong Guang Rong che mescola sapientemente documentario e sequenze d’animazione per raccontare il drammatico suicidio di un gruppo di bambini in un villaggio rurale, una ricerca dolorosa che diventa anche viaggio interiore e che ha portato il regista a venire arrestato dalle autorità cinesi. Il francese Jean-Gabriel Périot con Summer Lights imbastisce a Hiroshima una potente riflessione sulla Memoria ed esplora la condizione degli hibakusha, i reduci della bomba atomica, a lungo ostracizzati dalla società giapponese. Francese è anche Elise Girard, la regista di Strange Birds, opera sulla particolare relazione che si instaura per le vie di Parigi tra la giovane Maive e un anziano e disilluso librario interpretato dal grande Jean Sorel. L’incontro tra due solitudini porta allo sviluppo di una storia d’amore non convenzionale che aiuterà la protagonista a entrare nell’età adulta e a compiere scelte decisive per la sua vita. People That Are not Me, debutto dietro la macchina da presa dell’israeliana Hadas Ben Aroya, è un vivido racconto della gioventù di Tel Aviv e di una ragazza, Joy (interpretata dalla regista stessa), che cerca di dimenticare il proprio ex abbandonandosi ogni notte tra le braccia di sconosciuti, alla ricerca di un senso intimità nel labirinto della solitudine metropolitana. Ci si sposta nei Balcani con Baba Vanga della polacca Aleksandra Niemczyk, allieva di Bèla Tarr, sulla figura realmente esistita che dà il titolo al film, una veggente che, dopo aver perso la vista, inizia a comunicare con le anime dei defunti e a predire il futuro, compresa la fine del mondo. Il Concorso si chiude con Sexy Durga di Sanal Kumar Sasidharan, un viaggio nella notte indiana in compagnia di una coppia in fuga e di un paio di criminali, le cui traiettorie convergono misteriosamente su un antico rituale in onore della dea Kali che si sta svolgendo in un villaggio del Kerala.

Ma nel DNA del Pesaro Film Fest i geni della sperimentazione e del confronto tra le varie forme espressive e di linguaggio sono sempre stati elementi imprescindibili, così come lo sguardo attento verso ciò che poteva o che stava nascendo all’orizzonte. Insomma, una propensione piuttosto spiccata a provare a intravedere o a iniziare a codificare ciò che c’è oltre il presente, ossia nel futuro della Settima Arte e nell’audiovisivo in generale. Da questo sguardo indirizzato al futuro più o meno imminente è nata la sezione Satellite, che torna per il secondo anno consecutivo all’interno del programma. Si tratta di una sezione panoramica e non competitiva che vuole scavare e restituire la superficie reale, complessa, imperfetta e indefinita della produzione audiovisiva italiana a bassissimo budget, extra-industriale. Il fine ultimo non è scovare l’anteprima o l’esclusiva sul mercato dei festival, quanto piuttosto arrivare a mostrare quello che altrove spesso non viene mostrato, solo perché non rientra nelle categorie imposte da un concorso, da un formato, da una durata, da una modalità produttiva. Uno spazio aperto, insomma, uno spazio per opere disomogenee. In questo momento il “nuovo cinema”, in Italia come all’estero, ha bisogno di un luogo fisico per essere visto e discusso, anche nei suoi difetti, al di fuori dell’habitat virtuale del web, e Pesaro si propone di diventare tale luogo. Il risultato è una rosa di diciotto opere prime o inedite, non necessariamente di giovanissimi, divise in sei percorsi, dove figurano opere come Acqua dolce di Enrico Mazzi o Viaggio a Montevideo di Giovanni Cioni.

Fiori all’occhiello della kermesse pesarese sono sempre stati gli omaggi e le retrospettive a grandi cineasti del passato o a figure di spicco della produzione più recente, capaci con i propri lavori di catturare l’attenzione degli addetti ai lavori e non solo. Quest’anno, il programma ne offre di imperdibili, a cominciare dall’omaggio a Roberto Rossellini in occasione del 40° anniversario della sua scomparsa, con la proiezione il 18 giugno in Piazza del Popolo di Roma città aperta (versione restaurata dalla Cineteca Nazionale) e di altri suoi capolavori come Paisà, La presa del potere da parte di Luigi XIV ed Europa ’51. Segnaliamo anche due importantissime retrospettive dedicate ad altrettanti cineasti che in Italia non hanno avuto mai lo spazio e la visibilità che avrebbero meritato, ossia Pedro Aguilera e Nicolas Rey. Del primo, tra gli autori più interessanti dell’altro cinema spagnolo, potremo vedere i suoi tre film, tra cui Demonios tus ojos, una riflessione sullo sguardo e sul fascino del proibito che arriva a lambire territori morbosi quando un regista scopre la sorellastra su un sito per adulti e decide di iniziare a filmarla ininterrottamente, rendendola ben presto un (oscuro) oggetto del desiderio. Un tris di opere, le sue, caratterizzate da una forte eterogeneità di contenuti e da una rigorosa ricerca formale e linguistica. Mentre il secondo, ossia Nicolas Rey, non è stato chiamato così in onore del famoso regista americano (era uno pseudonimo), non è il figlio del regista sperimentale francese Georges Rey e non ha niente a che fare con gli altri Nicolas Rey di Parigi. Difficile da etichettare, è certo che Rey sia un cineasta specializzatosi nel Super8 e nel 16mm che nel 1995 ha contribuito alla creazione di quel miracolo che è “L’abominable”, laboratorio collettivo di stampa e sviluppo di pellicole a Parigi. Di lui saranno proiettati i suoi quattro film, tutti girati in 16mm, con l’autore che si esibirà inoltre in una performance speciale con tre proiettori al Centro Arti Visive – Pescheria il 21 giugno. Un appuntamento davvero da non perdere, alla pari della proiezione speciale due giorni dopo di Belle dormant, che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Ado Arrietta, che firma una favola classica ma molto contemporanea, con un occhio a Jean Cocteau, che vede protagonista un Principe Azzurro alla ricerca della sua Bella Addormentata contro il volere di un Padre-Re malvagio e Mathieu Amalric nel ruolo del Tutore.

Per scoprire il resto del ricchissimo e variegato programma vi diamo appuntamento a Pesaro per un’edizione, la 53esima, che non vediamo l’ora di raccontarvi. Stay tuned…

Francesco Del Grosso

Riepilogo recensioni per sezione del Pesaro Film Fest 2017

Concorso Pesaro Nuovo Cinema – Premio Lino Miccichè

Children Are not Afraid of Death, Children Are Afraid of Ghosts di Rong Guang Rong

Sexy Durga di Sanal Kumar Sasidharan

Summer Lights di Jean-Gabriel Périot

Baba Vanga di Aleksandra Niemczyk

Strange Birds di Elise Girard

People That Are Not Me di Hadas Ben Aroya

Satellite

Acqua dolce di Enrico Mazzi

Sguardi Russi

Sofichka di Kira Kovalenko

Collector di Aleksej Krasovskij

L’attore nel cinema italiano contemporaneo

La prima luce di Vincenzo Marra

Piuma di Roan Johnson

Fortunata di Sergio Castellitto

Tommaso di Kim RossiStuart

Retrospettiva Pedro Aguilera

Demonios tus ojos

Interviste

Pedro Aguilera

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