Home In sala Archivio in sala Tommaso

Tommaso

225
0
VOTO: 6.5

40 anni e sentirli

«Ormai è troppo tempo che vivo in questo incubo». È una delle prime frasi che sentiamo pronunciare a Tommaso (Kim Rossi Stuart) mentre guarda davanti a sé, come se si “confessasse”, al suo pubblico. In realtà si sta confrontando all’“ascoltatore” (Renato Scarpa). Di primo acchito sembrerebbe che sia un analista, ma col tempo scopriremo che è più un motivatore con una teoria che tornerà a più riprese: «si ricordi del bambino», ma a Tommaso sfugge il senso di questa indicazione, l’unico monito che riesce a ripetersi riguarda il liberare la propria emotività.
In Tommaso vediamo un uomo che cerca di farsi lasciare dalla propria compagna (Jasmine Trinca), con cui è insieme ormai meccanicamente. Non nutre desideri verso di lei, ma è ossessionato dalle altre, da un contatto fisico che non riesce ad avere, ma solo immaginare e l’obiettivo della macchina da presa rende tutto ciò soprattutto inquadrando i dettagli di queste donne che punta (da lontano e non solo).
«Io voglio far mettere in scena solo situazioni oniriche», asserisce a un tratto rivolgendosi alla sua agente. Ecco Kim Rossi Stuart dissemina alcune battute che diventano delle tracce di ciò che ha realizzato in questa sua opera seconda. Nel lungometraggio, infatti, si assiste a momenti onirici, rappresentazioni delle proiezioni di un uomo irrisolto non solo con gli altri, ma in primis con se stesso. Il tutto, dalla scrittura alla recitazione, ha un sapore di morettiana memoria, ma ovviamente l’attore-regista lo fa puntando sulle sue, di corde. Un plauso gli va fatto sul piano recitativo, in cui emerge in modo dirompente tra i silenzi, l’osservazione degli altri e lo scontro con uno sbottare improvviso che contempla gli sbalzi d’umore. Purtroppo, però, nel complesso, l’opera ha alcuni cali, momenti in cui questo addentrarsi nelle nevrosi perde un po’ il filo della matassa. Sul piano ideale e di coerenza di percorso, il Tommaso quarantenne vuole avere un filo rosso col Tommi di Anche libero va bene (esordio dietro la macchina da presa di Stuart nel 2006), in fondo anche lì, seppur con un registro diverso, si rifletteva su quanto gli adulti di oggi siano figli della propria infanzia. Se il piccolo Tommi si rifugiava sul tetto, qui il quarantenne si isola nella casa nel bosco (luogo che si rivelerà chiave). «Tommaso incarna nelle mie intenzioni la difficoltà suprema degli esseri umani, perennemente occupati e indaffarati a gestire quel disagio relazionale (in molti casi mascherato da fenomeni di vario tipo, come il superomismo, l’istinto alla supremazia, i problemi di autostima e molti altri), derivante dal bisogno assolutamente totalizzante di stringere legami sessuali e amorosi soddisfacenti. Non essendo io all’altezza di grandi considerazioni sociologiche, psicologiche e antropologiche, mi sono limitato ad affrontare il tema rigorosamente dal punto di vista di Tommaso», ha dichiarato Kim Rossi Stuart.
Il nostro protagonista intercetta diverse donne nel suo iter di formazione, compresa la ragazza molto più giovane (una bravissima Camilla Diana) e, da attore qual è (questa è la professione di Tommaso nel film), replica ciò che più conosce. Con tutte sembra andare a finire allo stesso modo, è come un meccanismo di difesa, scattato in un preciso istante sempre per quei cosiddetti fantasmi della propria vita con cui, prima o poi, bisogna fare i conti. «Quanto dolore ci sono costate tutte quelle paure che non si sono mai realizzate». Come non riconoscersi in queste riflessioni?
«Volevo che il film evocasse durante la visione l’idea di assistere ad una “messa a nudo” che travalicasse il racconto e coinvolgesse l’autore. Ed è indubbio che vi sia in questa ricerca introspettiva una dose di reale autobiografismo, pur restando un’opera di finzione. Questo percheé penso che guardarsi dentro sia un viaggio che la specie umana non può evitare. In alternativa c’è solo l’imbarbarimento che è davanti ai nostri occhi». Le intenzioni così ben descritte dal regista, si traducono sullo schermo in un’opera senza dubbio intima, a tratti surreale, in cui si avverte quasi la sensazione che Stuart auto-ironizzi su determinate manie personali, ma riscontrabili in molti di noi (magari non la specifica, ma chi non ha delle fisime?). In Tommaso si sorride e forse è anche questo elemento che potrebbe spiazzare lo spettatore di turno, spesso abituato a vedere l’attore romano incastonato in ruoli più drammatici e meno sopra le righe.
Il film è stato presentato Fuori Concorso alla 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed è in sala dall’8 settembre con 01 Distribution.

Maria Lucia Tangorra

Articolo precedenteThe Bad Batch
Articolo successivoNo Borders

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

venti − 2 =