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Sexy Durga

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VOTO: 7

Una notte senza fine

«La nostra vita è come il viaggio
di un viandante nella notte;
ognuno ha sul suo cammino
qualcosa che gli dà pena.»

Quella con la quale abbiamo inaugurato questa pubblicazione è la strofa di un canto di Thomas Legler, ufficiale svizzero al servizio di Napoleone Bonaparte, composto durante la battaglia della Teresina. Da quella strofa, Louis-Ferdinand Céline ha preso ispirazione per il titolo del suo primo romanzo Viaggio al termine della notte. A questo punto, giustamente, vi starete chiedendo cosa possano avere in comune il celebre e discusso libro del 1932 dello scrittore e saggista francese con un film indiano, per di più di fortemente genere, come Sexy Durga. Assolutamente nulla dal punto di vista narrativo e drammaturgico, semmai da quello delle atmosfere che richiama, che sono quelle angoscianti e maledette della notte; una notte che a differenza del titolo del romanzo qui sembra non avere una fine, soprattutto per i due malcapitati protagonisti del nuovo film di Sanal Kumar Sasidharan.
Avvolgente come i tentacoli di una piovra e tanto fitta da non essere squarciata nemmeno dalle luci dei fari delle automobili, la notte che sembrerebbe solo fare da sfondo alla quinta prova sulla lunga distanza del pluri-premiato cineasta indiano, in realtà ne rappresenta la vera e indiscussa protagonista. I personaggi e la storia che va in scena, infatti, dipendono in tutto e per tutto da quello che di volta in volta essa decide di concedere allo spettatore di turno, quest’ultimo costretto come l’occhio della macchina da presa a scrutare il più possibile negli angoli illuminati che si materializzano sul grande schermo. E barcollando nel buio sono costretti a muoversi, loro malgrado, anche i personaggi di Sexy Durga, ossia una coppia in fuga e un paio di criminali, le cui traiettorie convergono misteriosamente su un antico rituale in onore della dea Kali che si sta svolgendo in un villaggio del Kerala.
Il risultato è un noir on the road che vira strada facendo verso l’horror psicologico in odore di The Hitcher e Duel, con picchi ansiogeni e di tensione piuttosto elevati (su tutti il posto di blocco della polizia e le molestie dei due motociclisti). Sono questi i punti di forza in uno script dove a farla da padrona sono più le singole situazioni che il complesso. Il plot, in effetti, non presenta particolari stratificazioni e i personaggi non sono il frutto di un elaborato disegno delle one line. Di conseguenza, i meriti dell’operazione, autentica sorpresa della passata edizione del Rotterdam International Film Festival, dove si è aggiudicata il Tiger Award, ma anche tra quelle più piacevoli del concorso della 53esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, vanno cercate da altre parti, a cominciare dalla regia di Sanal Kumar Sasidharan, capace di autentiche evoluzioni con una steadycam in perenne movimento, anche quando si trova circoscritta e ingabbiata nell’abitacolo del minivan che trasporta i personaggi. Il cineasta indiano, non nuovo a esperimenti e virtuosismi tecnici, confeziona una serie di pregevoli piani sequenza, che rappresentano l’altro grande punto di forza di Sexy Durga. Peccato che abbia deciso di puntare su una serie di long take e non su uno solo. Diversamente sarebbe stata davvero un’altra storia.

Francesco Del Grosso

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