Un lungo viaggio in terre lontane
Finalmente ci risiamo: dal 20 al 28 aprile 2018 avrà luogo a Udine la 20° edizione del Far East Film Festival. Un festival, questo, divenuto in breve tempo tra i più accreditati d’Europa, con uno sguardo completo sulla ricca e variegata filmografia orientale e che è in grado di appassionare giovani e meno giovani, addetti ai lavori e semplici amatori, per una dieci giorni intensa come poche altre manifestazioni del genere.
E così, sotto l’ormai storica presidenza di Sabrina Baracetti, questo importante e prezioso festival è giunto alla sua ventesima edizione. Un numero tondo, un numero importante, al quale, tuttavia, non si è arrivati senza non poche polemiche e “intoppi” di vario genere, come consuetudine vuole. In molti, ad esempio, si sono lamentati per il recente aumento dei prezzi riguardanti le varie categorie di accrediti, così come per molti altri servizi che un tempo venivano offerti al pubblico e che oggi, purtroppo, pare siano solo un lontano ricordo. Colpa, ovviamente, dei finanziamenti di gran lunga più “poveri”, come accade sovente nell’ambito di manifestazioni culturali di vario genere nel nostro paese.
L’importante, però, è che, tra un imprevisto e l’altro, questo nostro tanto amato festival prenda il via, in grado come pochi di farci fare un lungo viaggio in terre lontane e offrendoci una selezione di pellicole che abbraccia ogni paese dell’estremo oriente – dalla Cina al Giappone, dalla Thailandia alla Corea del Sud, senza dimenticare l’Indonesia, le Filippine o anche la Malesia – e che, appunto, ci permette di assistere a proiezioni di opere che altrimenti difficilmente potrebbero trovare, in Italia, un proprio spazio in palinsesto.
Toccherà, dunque, al sudcoreano Steel Rain – diretto da Yang Woo-seok – aprire questa ventesima edizione, la quale prevede al proprio interno una prestigiosissima selezione di ben ottantuno film e dove, di fianco a un concorso che vede nomi del calibro di Kyoshi Kurosawa (con il suo Yocho, presentato in anteprima alla 68° Berlinale) e di Ann Hui (Our Time Will Come), vi sono anche interessanti sezioni collaterali, come la retrospettiva dedicata all’attrice taiwanese Brigitte Lin Ching Hsia, interessanti classici restaurati (tra cui spicca Throw Down, diretto nel 2004 da Johnnie To) e poi cortometraggi, cortometraggi e ancora cortometraggi. Il tutto vedrà una conclusione sabato 28 aprile. Film di chiusura: Night Bus, dell’indonesiano Emil Heradi. Una selezione, dunque, che comprende davvero ogni genere e che soddisferà di certo tutti i gusti. Anche quelli più esigenti.
E dunque, con un tripudio di luci e colori e una coinvolgente musica in apertura di ogni proiezione, gli spettatori verranno letteralmente travolti da sconosciute e lontane culture, all’interno di un festival che può essere considerato di diritto un vero e proprio “luna park” cinematografico. Non resta che recarsi allo storico Teatro Nuovo Giovanni da Udine o al Visionario per respirare intensi profumi di terre lontane e per sentirsi parte di mondi di cui, probabilmente, non sapremo mai abbastanza, ma che, da molti anni a questa parte, non hanno fatto altro che affascinarci, rapirci e stupirci. Che il viaggio abbia inizio!
Marina Pavido
Riepilogo recensioni per sezione del Far East Film Festival 2018
Competition
Steel Rain di Yang Woo-seok
Wonder Boy di Dick Lee e Daniel Yam
Our Time Will Come di Ann Hui
Side Job di Hiroki Ryuichi
The Battleship Island di Ryo Seung-wan
On Happiness Road di Sung Hsin Yin
Dear Ex di Mag Hsu e Chih-yen Hsu
The Portrait di Loy Arcenas
Wolf Warrior II di Jing Wu
Inuyashiki di Sato Shinsuke
The Empty Hands di Chapman To
The Scythian Lamb di Yoshida Daihaci
Yocho di Kiyoshi Kurosawa
One Cut of the Dead di Ueda Shinichiro
Youth di Feng Xiaogang
Eventi Speciali
Veteran di Ryoo Seung-wan