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Veteran

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VOTO: 8

Indagine su un cittadino che tutti sospettano

Per noi questa ventesima edizione del Far East Film Festival ha già un vincitore morale. E qui il termine “morale” non può che risultare doppiamente valido, attinente, se si considera che in entrambe le opere presentate a Udine il cineasta in questione è riuscito a introdurre tensioni etiche di un certo livello. Parliamo di Ryoo Seung-wan, figura in netta ascesa del cinema sudcoreano. Non a caso la direttrice del festival Sabrina Baracetti ha rivendicato in sala, con legittimo orgoglio, la decisione di affiancare al più recente The Battleship Island: Director’s Cut (2017) un suo lungometraggio datato 2015 che il Far East aveva corteggiato a lungo. Questo film è Veteran e con l’altro ha in comune sia il taglio mainstream non disgiunto da una lodevole propensione all’approfondimento dei personaggi principali, sia la scelta quale protagonista del divo coreano Hwang Jung-min, presenza che risulta ancora più spigliata e carismatica nelle opere di Ryoo Seung-wan, tanto da poterne essere considerato per certi versi l’attore-feticcio.

In Veteran l’aitante Hwang Jung-min interpreta Do-cheol, cocciutissimo poliziotto tanto dotato nel suo mestiere quanto restio a scendere a compromessi coi potenti. Sin dall’inizio appare generoso nei confronti delle persone in difficoltà e per nulla propenso a farsi comprare dai cosiddetti poteri forti. Mazzette e compromessi non fanno proprio per lui. Suo naturale antagonista è pertanto lo spregiudicato Tae-oh (Yoo Ah-in): un dirigente d’azienda giovane, spavaldo, viziatissimo, spietato e totalmente privo di freni inibitori, che dopo aver commesso l’ennesima ingiustizia barbara e atroce ai danni di un lavoratore legato all’azienda di famiglia era convinto di farla franca, facendo leva sulle sue notevolissime risorse economiche e sull’appoggio di qualche amicizia altolocata per comprare il silenzio di testimoni, agenti di polizia, dottori conniventi, procuratori e persino famigliari della vittima. Sicurissimo insomma di mettere tutto a tacere, lo spregevole Tae-oh. Prima però di incrociare l’incorruttibile Do-cheol sul proprio cammino… perché a quel punto l’indagine assumerà i toni di una questione di principio, trasformandosi in sfida senza esclusione di colpi tra i due.

Come si può facilmente intuire dal quadro descritto, Ryoo Seung-wan ha saputo prendere una trama in cui abbondano i colpi di scena ed arricchirla di riferimenti a quelle tensioni sempre presenti nella società sudcoreana, minata in profondità da autoritarismo, diseguaglianze sociali, difficoltà a mettere in discussione i vertici politici ed economici del paese, anche quando finiscono al centro di grossi scandali. Il tutto però con una leggiadria narrativa e una naturalezza della messa in quadro davvero invidiabili. Sì, perché grazie al suo ritmo così spigliato Veteran ha inoltre il pregio di fondere insieme, con assoluta semplicità, gli stilemi della commedia poliziesca con quelli di altri filoni, dall’action nudo e crudo al revenge movie. Di fondo a colpire sono la capacità del regista di dominare una messa in scena caratterizzata dall’interazione frenetica di diversi personaggi, la notevole fisicità dell’azione e la fluidità del montaggio. Interessante è pure l’originale scansione dei tempi narrativi: i casi assai curiosi risolti da Do-cheol e dal suo staff prima che irrompa in scena il cinico e arrogante Tae-oh hanno quasi la valenza di un prologo, dominato da inseguimenti e soluzioni comiche dal sapore un po’ slapstick. Dopo il primo, fortuito incontro tra i due antagonisti, il sostrato narrativo si “solidifica” invece intorno ad un confronto che non è solo caratteriale ma anche etico, “di classe”, senza che il film perda nulla in termini di intrattenimento, ma così da coinvolgere il pubblico in una lotta per l’affermazione della verità e della giustizia che risulta sempre più appassionante, fino al pirotecnico e adrenalinico epilogo.

Stefano Coccia

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