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Fantafestival 2020: bilancio

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Dalla sala alla piattaforma, il fantastico non si ferma

Il mondo è bello perché è avariato: questo si sa da tempo. Per cui, non bastasse la crisi delle sale già in atto, l’epidemia da COVID-19 e i successivi blocchi governativi hanno inferto un colpo terribile alla fruizione degli spettacoli cinematografici “in presenza”, anche a livello festivaliero. E tra le manifestazioni culturali che ne hanno più risentito vi è senz’altro il Fantafestival, kermesse che specie negli anni d’oro proprio di quell’incontenibile vivacità, della partecipazione a dir poco enfatica e della rumorosità stessa del suo pubblico, spinta talora ai limiti della sopportabilità, aveva fatto un tratto distintivo. Torneranno più quei tempi? C’è da augurarselo o in alternativa da prendere come esempio il leggendario Reverendo Jones, modello da seguire grazie all’ancor più celebre “Massacro della Guyana” per qualsiasi suicidio collettivo che si rispetti.

Il Fantafestival 2020, ben 40 candeline da celebrare, è quindi migrato online. Come tanti altri festival. Ma a rendere la pillola meno amara ci hanno pensato i direttori artistici Michele De Angelis e Simone Starace, i quali per questa quarantesima edizione in streaming hanno comunque fatto le cose in grande, mettendo su un palinsesto pieno di chicche. A partire, per esempio, da una succosa doppia programmazione per “yamatologi”, che ci ha permesso di gustare l’attesissimo Tezuka’s Barbara del figlio d’arte Macoto Tezca, assieme al forsennato e ultrapop Wild Virgins. Confermata anche l’intesa con quella fucina di buon cinema che è l’Istituto Polacco di Roma, alla cui collaborazione si deve la proiezione di un distopico gioiello come La guerra dei mondi (1981) di Piotr Szulkin. Ma l’autentico amarcord anni ’80, invece, si è palesato al momento di vedere (o rivedere) Video Killer (1988) di Leff Liebermann e Transformer (1984) di Glen Coburn, campione quest’ultimo di un “trash” godibilissimo e a tratti irresistibile.

Insomma, come era parso già evidente al debutto, la nuova direzione del Fantafestival sta puntando con decisione a un efficace mix di datati ma ancora ruspanti “cult movies“, omaggi a grandi artigiani del cinema fantastico e qualche sparuta eccellenza del panorama attuale. Un riverbero di tale politica si è visto pure nella selezione dei corti, tra i blocchi di un concorso senz’altro vivace (con non poche perle, vedi il britannico The Appointment, il finnico Marras e soprattutto il “metallaro” Brutal Realty, inc.) ed eleganti, inquieti sguardi d’autore, su tutti The Fall di Jonathan Glazer e Nimic del come sempre geniale Yorgos Lanthimos.
Di gran lunga più diseguale ci è parso il valore della pattuglia italiana al festival. Ma a saziare la nostra sacrosanta fame di frattaglie è anticlericalismo è giunto, proprio in extremis, Curse of Blind Dead, agognato ritorno sullo schermo (per quanto piccolo, nella circostanza) di Raffaele Picchio (indimenticabile il suo Morituris) e dei leggendari Resuscitati Ciechi.

Stefano Coccia

Riepilogo recensioni Fantafestival 2020

SELEZIONE UFFICIALE

Per Aspera di Andrea Traina

Tezuka’s Barbara di Macoto Tezca

Wild Virgins di Kenichi Ugana

SELEZIONE UFFICIALE CORTOMETRAGGI

The Appointment  di Alexandre Singh

Brutal Realty, Inc. di Erik Boccio

Fulmini e Saette di Daniele Lince

The Fall di Jonathan Glazer

Third Kind di Yorgos Zois

ANTEPRIMA ITALIANA

Corman’s Eyedrops Got Me Too Crazy di Ivan Cardoso

TAPES FROM THE CRYPT

Transformer di Glen Coburn

Video Killer di Jeff Liebermann

STELLE ROSSE

La guerra dei mondi di Piotr Szulkin

ANTEPRIMA

Curse of the Blind Dead di Raffaele Picchio

APPROFONDIMENTI – INTERVISTE

Intervista a Melina Arena

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