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I morti non muoiono

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VOTO: 8

Il grande inganno

Jim Jarmusch e gli zombie. Sembrava da subito una contraddizione in termini. E molti, al Festival di Cannes 2019 dove il film ha avuto il proprio battesimo di fuoco, l’hanno presa come tale. Ma quanti “morti viventi” – in ovvio senso metaforico, ha trattato il composito cinema di Jarmusch prima di affrontare di petto il genere? Non pochi. Il Don Johnston del magnifico Broken Flowers (2005), ad esempio. Un uomo che aveva pressoché concluso la sua vita senza accorgersene e che solo una presunta paternità a lungo celata aveva risvegliato. Oppure, in senso quasi letterale, i vampiri di Solo gli amanti sopravvivono (2013), ultimi custodi di un mondo in estinzione. Ne I morti non muoiono gli zombie, un po’ a sorpresa, rispettano i luoghi comuni classici. La Terra si è spostata dal proprio asse – senza soverchie spiegazioni, ma s’intuisce per colpe umane – e i morti risorgono dalle tombe, mentre via radio un fantomatico Ministro per l’Energia rassicura l’audience con parole tipicamente trumpiane che non è vero nulla, che l’America è sempre un grande paese prospero e via discorrendo. Intanto a Centerville, tipico paesino provinciale immerso nel nulla più totale e preso a sineddoche dell’Apocalisse in corso, l’invasione si propaga in modo tanto inesorabile quanto spontaneo. Poiché alla fine, tra morti e vivi, in quel posto ai confini del niente, non è che vi sia molta differenza. Differenza che invece sussiste molto chiaramente nella lettura socio-politica che il regista nativo di Akron fornisce dei suoi non certo amatissimi zombie. Non esattamente una lotta di classe trasfigurata alla George A. Romero o alla Noi di Jordan Peele, bensì una semplice istantanea del reale: i risorti non fanno nulla di differente rispetto a ciò che facevano prima, quando erano ancora in vita. Mangiano (carne umana, stavolta), si radunano, coltivano i rispettivi hobbies. Con molta naturalezza. Branco votato al consumismo era, branco privo di controllo è rimasto. Vengono eliminati per decapitazione, senza alcuna perdita ematica. Sprigionando solo polvere. E I morti non muoiono ne prende atto, aggiornando con sagacia lo zombie-movie ai tristi tempi attuali. In questo risiede una sua radicalità sommersa e sommessa, non facile da cogliere. Jarmusch tiene saldamente il piede in due staffe e non vacilla. Da un lato guarda rispettosamente al genere horror, relativamente nuovo per le sue corde; dall’altro impone come ovvio al plot il proprio stile grottesco, da teatrino dell’assurdo in una coazione a ripetere infinita. Il risultato è quello di un lungometraggio sottilmente straniante, capace di pencolare dalla commedia intellettuale fino all’esplorazione degli abissi più cupi, come accade nell’indimenticabile epilogo. Con in mezzo tanto cinema allo stato puro, con omaggi alla fantascienza ingenua e sincera di un Ed Wood (vedere la parabola narrativa del personaggio “lunare” interpretato da Tilda Swinton) e concedendosi persino una geniale parentesi metacinematografica che lo riguarda in prima persona, nel dialogo tra i due poliziotti interpretati dagli impagabili Bill Murray e Adam Driver all’interno della loro auto di servizio accerchiata dagli zombie.
Un’opera, insomma, che rappresenta una nota affatto stonata nell’ambito della filmografia jarmuschiana, ampiamente meritevole di una totale rivalutazione la cui occasione è fornita su un piatto d’argento da una bella edizione home video edita dalla Universal, arricchita da pochi ma del tutto sfiziosi ed esaustivi contenuti extra. Con un’avvertenza di fondo: I morti non muoiono non va letto come uno squillante grido di ribellione nei confronti delle malefatte di un mondo che cade a pezzi; piuttosto rappresenta un placido borbottio che invita con pacatezza all’unica forma di resistenza umana possibile oggigiorno, quella di una presa di coscienza comunque molto difficile da realizzare in modo compiuto. Perché a noi tutti e a Jarmusch, attraverso lo sguardo vigile e il flusso di coscienza dell’uomo dei boschi impersonato da Tom Waits nel film, non resta forse altro che contemplare amaramente un disastro non più recuperabile.

Daniele De Angelis

I morti non muoiono
Regia: Jim Jarmusch
USA, Svezia 2019 Durata: 104′
Cast: Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton
Lingue: Inglese DTS HD Master, Italiano DTS Dolby Digital
Sottotitoli: Italiano, Inglese, altre lingue
Extra: “Dietro le quinte”, “Bill Murray, star della caccia allo zombie”, “Non scomponetevi”
Distribuzione: Universal Home Video

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