Horror tecnologico
Il cinema horror attraversa ormai un periodo di crisi nera dovuto alla mancanza di idee e, soprattutto, dall’incapacità dei suoi esponenti di far rivivere quelle atmosfere terrificanti vissute attraverso i lungometraggi risalenti agli anni settanta e ottanta. Eppure, di tanto in tanto, emerge qualche regista in grado di stupire la platea critica con dei prodotti non qualitativi, ma contenenti alcuni elementi piuttosto innovativi. Countdown è un film che corrisponde a questa descrizione.
L’opera prima del regista statunitense Justin Dec, non brilla certo per le cornici scenografiche e la fotografia, ma a livello di contenuti è un’altra storia. Il film unisce il genere horror al dark thriller e implica un pizzico di originalità inserendo un elemento chiave. La narrazione vede una serie di personaggi alle prese con una app per smartphone che illustra un conto alla rovescia, al termine del quale la persona a cui appartiene il telefono morirà. L’idea di rendere il cellulare, uno strumento di cui la stragrande maggioranza delle persone non può fare a meno nel quotidiano, è intrigante. Si avverte una fitta tensione che caratterizza gran parte del film, così vengono evidenziati quegli contenuti tipici del cinema horror come demoni, cadaveri e situazioni incresciose. Il lungometraggio si focalizza su una serie di eventi a catena che colpiscono questo gruppo di giovani, consegnandoci un film horror in fin dei conti abbastanza gradevole. Che possa essere una nuova ondata per il cinema horror non ci è dato saperlo. Possiamo però affermare che Countdown è un film che rispetta i cliché del genere pur senza esporsi tanto a livello estetico. Un film che intrattiene lo spettatore e che consente qualche scatto dalla poltrona causati da scene spaventose, pur se non in modo tracendentale. Non mancano ovviamente dei vistosi difetti. Countdown tende a variare troppo di genere, passando troppo spesso dalle atmosfere di orrore a quelle di un mancato dark thriller. In sostanza non riesce e mantenere una coerenza di fondo nel corso delle due ore di durata. Essendo però alla sua opera prima, non possiamo esimerci dall’evidenziare come Dec sia riuscito comunque a costruire un buon film che ci ha in buona parte sorpreso. L’accoglienza in patria è stata abbastanza gelida e scettica; noi sosteniamo invece che questo prodotto potrebbe avere un buon riscontro. Peccato solo che il regista non si sia dedicato alla cura dei dettagli più significativi.
Stefano Berardo