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L’interprete

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VOTO: 8

Non si sfugge alla maledizione

Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Ebbene, i tre indizi ci sono e la prova anche, con L’interprete che ci dimostra una volta per tutte cosa sia capace di fare dietro la macchina da presa Hleb Papou. In attesa di vederlo in azione sulla lunga distanza, il cineasta bielorusso di formazione italiana (si laurea al DAMS, Università degli studi di Roma Tre, per poi terminare gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi in regia) porta sullo schermo l’ennesima opera meritevole di attenzione che ne sottolinea l’indubbio talento e la qualità del suo lavoro dalla fase di scrittura sino alla messa in quadro. La crescita esponenziale delle sue abilità, espressa cortometraggio dopo cortometraggio sin dai primissimi esperimenti fatti con La foresta rossa e Giovedì, non commettere atti impuri, ne certificano il graduale e continuo percorso di avvicinamento ad una piena maturità estetica, formale e drammaturgica, che fa di lui un regista da tenere sott’occhio Ciò che abbiamo avuto modo di vedere in questi anni di studi, a cominciare dal saggio di diploma al CSC dal titolo Il legionario, mostra come la meta non sia poi così lontana dall’essere raggiunta.
La storia al centro de L’interprete, presentato in concorso a Cortinametraggio 2019 e al 29° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina dopo la vittoria del Premio Mutti alla 74esima Mostra di Venezia, ci porta al seguito di Francesca Osigwe, italiana di origini nigeriane, che collabora con la polizia traducendo intercettazioni relative al traffico della prostituzione. Il caso di omicidio di una madame, legato a doppio filo a un oscuro patto Juju, turbata da questa realtà violenta e da quel residuo di credenze ancestrali che riscopre dentro di sé, la metterà a confronto con le sue paure più profonde. E la mente non può non tornare a Joy, opera seconda di Sudabeh Mortezai, un resoconto preciso e ben realizzato dell’esperienza di una ragazza nigeriana in Europa che la porta dal suo villaggio a vivere per anni come prostituta in Austria.
Come nel precedente Il legionario, Papou torna ad occuparsi d’integrazione, ma a modo suo e senza scivolare negli stereotipi e nei modus operandi che da qualche anno a questa parte accompagnano il suddetto e abusato tema. Lo fa mescolando alla base del dramma umano i codici di genere, nello specifico del poliziesco e del crime intriso di qualche goccia di mistery, richiamando in causa pellicole che nel bene o nel male hanno qualcosa in comune in termini di plot o di trasposizione: dal recente The Guilty a Il traduttore, da La mécanique de l’ombre a La conversazione, passando per Le vite degli altri. Tali confronti servono per restituire al lettore la misura e la direzione presa e portata avanti dal regista per dare forma e sostanza al suo ultimo corto, laddove è l’elemento sonoro a rappresentare la colonna vertebrale sulla quale poggia narrazione, one line del personaggio e confezione. La conseguente costruzione verticale della tensione, il suo crescendo, dipendono dalla componente sonora ancora prima dall’immagine, con quest’ultima che si mette al completo servizio consapevole dell’importanza dell’audio e del ruolo che riveste nel progetto. Ciononostante, Papou e la macchina da presa, con l’aiuto della pregevolissima fotografia di Cosimo Caroppo, contribuiscono e non poco alla causa, consegnando all’intera fruizione un’atmosfera malata, opprimente, ansiogena e profondamente claustrale.
Terminale e veicolo su e intorno al quale si solidificano le basi della riuscita dell’opera è senza ombra di dubbio la performance di Lorena Cesarini nei panni di Francesca, le cui doti attoriali non ancora emerse e arrivate agli occhi di tutti dopo i ruoli sul piccolo schermo in Suburra – La serie e I bastardi di Pizzofalcone, qui trovano la giusta visibilità e speriamo una meritata rampa di lancio verso ben altri traguardi. Papou le consente di esprimerle al meglio e lei ricambia con un’interpretazione coinvolgente sul piano emotivo di una ragazza che si trova un giorno a dover fare la scelta giusta. Quale? Alla visione la risposta…

Francesco Del Grosso

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