Kammerspiel poliziesco
Assuefatti a pellicole action o polizieschi che non negano agli spettatori nessuna scena rocambolesca o violenta, il lungometraggio danese The Guilty, visto al Festival Cineuropa 32° e in uscita in Italia con il titolo Il colpevole, si rivela una piacevolissima sorpresa. Il film di Gustav Möller rifugge da queste usuali prassi e proibisce la visione di tali iperboliche sequenze, a volte divenute anche ovvie, e si ritira in un ambiente chiuso, lontano da ciò che sta accadendo. Tutti i fatti concitati che sopraggiungono li possiamo solamente udire, perché il protagonista (o potremmo definirlo anche eroe?) è un poliziotto addetto al centralino delle emergenze che ascolta e interagisce – con la voce – solo da lontano. La pellicola descritta in questo modo potrebbe sembrare una storia statica, invece questo poliziesco con venature thriller, nella sua “austerità”, riesce ad avere un continuo movimento.
La pellicola si apre sul particolare di un auricolare di una cuffia, e contemporaneamente sentiamo fuori campo una voce maschile e una lontana voce lamentosa. Questo incipit visivo ci fornisce già quale sarà il “ritaglio” narrativo su cui si baserà e si svolgerà tutto il narrato. Però, come si potrebbe definire The Guilty? E come incasellare questa pellicola? Fermo restando che è un poliziesco (per l’ambientazione, il protagonista e la circostanza) e un thriller (per il delitto e la suspense), lo stile adottato va ricercato in altre forme espressive, che collimano comunque con il cinema. L’unico ambiente, un centralino d’emergenza della polizia, e i pochissimi attori sulla scena, personaggi però “sfocati” rispetto all’unico protagonista, fanno inevitabilmente pensare a un dramma da camera. The Guilty è un kammerspiel poliziesco, in cui l’angusto spazio d’attuazione racchiude tutte le angosce del protagonista, che vive drammaticamente una vicenda che sta accadendo in un luogo lontano. A lato di questa prima lettura, The Guilty si potrebbe anche definire un radiodramma, corroborato da immagini, perché se assistessimo alla pellicola chiudendo gli occhi, potremmo in ogni caso “seguire” i concitati avvicendamenti, essendo il film di Möller una storia per gran parte “udita”. In aggiunta, The Guilty, forse potrebbe anche essere accostato, divenendone un’originale variazione, alla pièce ‘La voce umana’ di Jean Cocteau, avendo al centro un personaggio completamente teso al telefono che cerca di interagire con un utente all’altro capo del telefono, per fermarlo.
Gustav Möller, co-autore della sceneggiatura assieme a Emil Nygaard Albertsen, al suo esordio nel lungometraggio, dopo un cortometraggio e alcuni episodi televisivi, con poco è riuscito a rifinire un funzionale e originale thriller, che riesce a essere movimentato e alla fine non stucchevole. Il merito va anche al protagonista Jakob Cedergren, che deve sostenere tutta la suspense della trama, proponendosi con diverse sfumature recitative e azioni motorie. Il conciso – ed enigmatico – titolo The Guilty, cioè ‘Il colpevole’, si chiarisce e prende consistenza solo nel finale, quando la telefonata è terminata e il protagonista esce di scena, verso una porta che espande luce.
Roberto Baldassarre