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War on Everyone

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VOTO: 7.5

Due poliziotti da happy hour

Sembrerebbe adagiarsi comodamente nel solco della nostalgia e del citazionismo più sfacciato un film come War on Everyone, presentato al Torino Film Festival 2016 nella sezione Festa Mobile.
O, almeno, è quello che sicuramente sarebbe potuto sembrare se dietro la macchina da presa non ci fosse stato il John Michael McDonagh di The Guard (Un poliziotto da Happy Hour, il tristissimo titolo italiano) e Calvario.
Perché, sebbene a prima vista questo action poliziesco possa apparire come l’ennesima emanazione  di quell’archetipo cinematografico che è il buddy cop movie, a fare la differenza è proprio l’originalità che gli sta alla base, lo sguardo caustico e graffiante dell’acclamato autore irlandese.
Certo, il suo essere fisiologicamente derivativo nello sfruttare un modello oramai più che consolidato, cavalcando, allo stesso tempo, quell’onda vintage così tanto prolifica negli ultimi tempi, potrebbe anche trarre in inganno.
Eppure, in questa nuova, riveduta e (s)corretta coppia di sbirri, discendenti diretti di una nobile stirpe che vanta, tra i suoi più illustri esemplari, i Martin Riggs e Roger Murtaugh di Arma letale se non, addirittura, gli eroi del piccolo schermo Starsky e Hutch (citati, non a caso, esplicitamente nel film), c’è tutto il mondo  sarcastico, cinico, politicamente scorretto e persino dolente di McDonagh, qui perfettamente calato nelle dinamiche del genere.
Sono soggetti irrecuperabili i detective Terry Monroe e Bob Bolano, l’uno (interpretato da Alexander Skarsgård) rude e alcolizzato, l’altro (dalle fattezze di Michael Peña) logorroico e saccente, entrambi corrotti, violenti e dediti all’abuso spensierato di sostanze, irrimediabilmente marci fino al midollo, seppur capaci – qualora un odioso e diabolico villain lo richieda –  ancora di qualche inaspettato eroismo.
Gioca a fare l’americano l’irlandese McDonagh, e ci riesce anche piuttosto bene, costruendo una solida action comedy, dove il suo proverbiale gusto per il politicamente scorretto finalmente esplode in un tripudio sboccato di umorismo nero e pungente, spesso non lontano dalla satira graffiante e dai riferimenti all’attualità (i metodi brutali, il razzismo e l’ottusità della polizia statunitense, in primis), tra dialoghi assurdi e surreali, cattivi più che azzeccati e personaggi di contorno spesso esilaranti, riuscendo ad andare là dove altri (vedi il ritorno di Shane Black con il pur piacevole The Nice Guys) non sono riusciti.
Forse è proprio questo il principale merito di War on Everyone, il suo fascino e la sua forza: l’aver avuto il coraggio – coi suoi antieroi a metà strada tra Il cattivo tenente di Abel Ferrara e lo stesso Gerry Boyle di The Guard, la sua scrittura irriverente e funambolica e l’abilità di mischiare registri e toni differenti –  di spingersi oltre, non ricalcando solamente un modello del passato o una moda del presente, ma cogliere, di quel presente, proprio il cinismo, l’amore per il politically incorrect, il gusto per l’eccesso. In una parola: lo spirito del tempo.

Mattia Caruso

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